Un allegro pittore piemontese

Un allegro pittore piemontese LE "BAMBOCCIATE,, DI GIOVANNI MICHELE GMANEBI Un allegro pittore piemontese Curiosa e divertente mostra dell'artista settecentesco a Palazzo Madama L'unico studio su uno del più divertenti pittori piemontesi del Settecento, Giovanni Michele Granerl, del quale è famosa e innumerevoli volte riprodotta la veduta di Piazza S. Carlo col mercato settimanale di ortaggi, formaggi, pignatte e legnami nel 1752, è di Vittorio Viale, che lo pubblicò in una defunta rivista torinese, < Agorà >, nel 1946. Ma la vita e l'arte del Granerl, discepolo e seguace di Pietro Domenico Olivero, artista a lui affine benché di maggior levatura, meriterebbero anche più approfondite ricerche in quanto egli è, col suo maestro, il più tipico rappresentante in Piemonte di quel genere di pitture che furon dette « Bambocciate », da quando con straordinario successo vennero particolarmente diffuse a Roma nella prima metà del Seicento dall'olandese Pieter van Laer, soprannominato appunto «Il Bamboccio ». Un'occasione eccellente di conoscere a fondo questo «bambocciante » subalpino ritardatario ma gustosissimo, ce la offre la mostra dei recenti preziósi doni e acquisti del Museo civico d'Arte antica aperta ieri in Palazzo Madama nelle sale degli Stucchi e del Guidobono, ed Illustrata dal Viale al sindaco, alle autorità cittadine e a un pubblico di amatori e intenditori. Vi sono infatti esposte ben ventotto tele, offerta magnifica al Museo dell'avv. Ambrogio Della Chà, il quale, stabilitosi a Buenos Aires da anni,1 ha voluto così dimostrare il suo immutato amore per Torino: e un interesse storico e documentarlo particolarissimo accresce il valore del generoso dono essendo queste pitture state ordinate al Graneri dal conte Bogino, il grande ministro di Carlo Emanuele in, per decorare la sua villa sulla collina torinese, e rappresentando alcune di esse luoghi e costumi della Sardegna, cui il Bogino, nominato governatore a Cagliari, aveva dedicato tutta la sua attività di sagace riformatore ed amministratore. La caccia al cervo in Sardegna, una festa ad un santuario sardo, una festa nautica nel golfo di Cagliari, sono, con altri, i temi che piacevolmente e argutamente svolse il Graneri per fornire al ministro un ricordo della sua dimora nell'isola. Ma insieme con questi soggetti il pittore rappresentò scene «di genere» che ad suol tempi incontravano largo favore del pubblico; e ritroviamo qui in chiave « piemontese », tutta l'aneddotica popolare trattata un secolo prima dai «bamboccianti» romani o romanizzati, dal Cerquozzi al Both, dal Miei allo Sweerts: l'inevitabile Cavadenti in piazza, il Medico ohe visita il terrorizzato paziente, l'Indovino alla fiera, il Pasticcere che vende le focacla Pignattaio,, la Bissa a suon di pugni, i Giocatori di carte, il Balletto, il Mercato invernale, e via dicendo. Il Granerl è pittore facile, corsivo, di non grandi preoccupazioni stilistiche, che non teme di ripetere ambienti e figure. Ma il suo colore sa talvolta farsi intenso e luminoso, e le sue doti inventive sono inesauribili. Già attribuiti all'Olivero, questi dipinti furono restituiti dal Viale al seguace, anche in base a una firma e a una data (1747). Non pensiamo che tutti sian di sua mano; ma certo tutti uscirono dalla sua operosa bottega» La mostra, fra doni e acquisti, ci presenta opere notevolissime. Una secentesca Incredulità di S. Tommaso (dono Perodo), una bellissima Madonna di Pier Francesco Guala (dono Fiore), una gran tela di scuola del Beaumont (dono Accorsi), un ritrattino di Alfonso . Bonafous (dono Zabert), di autore ignoto, ma che forse potrebbe essere 11 Palagi, otto bozzetti pei- arazzi delle «Storie di Ciro» del Beaumont, di circa il 1740, una splendida Liberazione di S. Pietro, Incantevolmente manieristica, di Giulio Cesare Procaccini, una vasta tela del « Pltocchetto ». Infine, ultimo acquisto, un magnifico volume già appartenuto alla Newstead Abbey, comprendente 182 disegni presentati come del Van Laer, ma In realtà — e lo si vede- da una scritta apposta all'autoritratto — del piemontese Olivero: volume che nel 1799 era ancora In Italia, menzionato dal Della Valle nelle sue aggiunte al Vasari, e che ora, fortunatamente, ha ritrovato nel Museo torinese la sua sede più appropriata» Per i numismatici, un altro dono stupendo, d'un mecenate che vuol conservare l'anonimo: 2700 monete, fra le quali due soli « aurei » sono del valore di tre milioni. mar. ber.

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