Ergastolo all'uomo che uccise la moglie, il figlio e la nuora
Ergastolo all'uomo che uccise la moglie, il figlio e la nuora Ergastolo all'uomo che uccise la moglie, il figlio e la nuora Dieci anni ad un altro figlio che lo aiutò a nascondere i cadaveri - L'omicida fu guardiano nei lager nazisti (Nostro servizio particolare) Benevento, 26 novembre. E' terminato questa notte il processo, Iniziato il 2 novembre, contro l'« orco » di Montesarchio, Agostino Izzo, e contro suo figlio Carm.ne. I due, arrestati il 16 febbraio del '58, erano accusati di avere ucciso la contadina Filomena Cavuoto, suo figlio Francesco e la moglie di questi Jolanda Francesca. Le tre vittime erano moglie, figlio e nuora dell'c orco », e quindi madre, fratello e cognata di Carmine. Agostino Izzo è stato condannato all'ergastolo, Carmine a 10 anni. I fatti accaddero nella borgata di Tufara Valle del comune di Montesarchio. I corpi furono scoperti in marzo, due sepolti a notevole profondità ed uno (quello di Francesco Izzo) dentro un pozzo. Poiché Agostino Izzo, che durante la guerra aveva fatto 11 guardiano nei campi di sterminio nazisti, fin dal primo momento della istruttoria, s'era confessato colpevole, escludendo ogni partecipazione del figlio, l'epilogo della vicenda giudiziaria, nei suoi riguardi era scontato. Il quesito, invece, per cui si sono battuti gli avvocati difensori e quelli rappresentanti la Parte Civile, era la responsabilità avuta nel triplice delitto da Carmine Izzo che, secondo la sentenza di rinvio a giudizio, veniva imputato di piena correità con il padre Profonda impressione fece, durante il dibattimento, la di chiarazione di un agricoltore di Montesarchio, Andrei Covino. Egli disse che, tosi a far visita ad Agostino Izzo nel carcere di Benevento, ed avendogli chiesto come intendeva regolarsi dinanzi al magistrato inquirente circa la responsabilità del figlio Carmine, aveva avuto questa precisa risposta: « E come faccio a salvarlo se è stato proprio lui? ». Ma l'effetto della grave testimonianza del Covino venne in gran parte annullato dall'affermazione di Agostino Izzo, secondo cui il suo compaesano e vicino di fondo avrebbe parlato per vendetta. Infatti — sosteneva Tizzo, — il Covino gli aveva chiesto una procura per amministrare il fondo rimasto senza più nessuno, in quanto l'unico superstite della famìglia distrutta, Giglio, l'ultimo figliolo, era un bambino di undici anni, affidato dal Tribunale ad un istituto di Roma. A convalidare questa sua smentita rizzo invocò la testimonianza di due reclusi, Antonio Juliano e Andrea Perone, che. trovandosi nel parlatorio quando vi fu l'incontro fra lui e il Covino, ne avrebbero udite le parole. I due carcerati, venuti iti aula, confermarono. Tuttavia il sospetto sulla partecipazione, se non all'omicida almeno all'occultamento dei cadaveri, venne aggravato da una deposizione di un esperto. Giuseppe Fantasia, chiamato come petito giudiziario per sciogliere un quesito. L'« orco > aveva detto di avere trasportato da solo, in una stessa notte, i corpi della moglie e della nuora, facendo due volte il percorso dalla fattoria al luogo dell'interro e compiendo questo macabro lavoro dalla mezzanotte a poco prima dell'alba. La Corte chiedeva appunto se ciò fosse possibile, considerando la profondità del le fosse e quindi la quantità di terreno rimosso. Il perito sta. bili che per scavare tre metri cubi di terreno ed aggiungendo il tempo per il trasporto del due cadaveri, l'Izzo doveva avere impiegato almeno dieci ore, il che contrastava in pieno con le affermazioni del principale imputato. Infatti, se egli avesse impiegato tanto tempo, certo sarebbe stato notato dagli altri contadini che, di buon mattino, vanno in campagna. Il P. M. aveva chiesto l'ergastolo per entrambi, ritenendo che Carmine Izzo fosse responsabile non solo di avere collaborato con il padre nel nascondere i tre corpi, ma nell'uccidere i familiari. Ed un avvocato della Parte Civile, Franco Fa sco, terminò la sua arringa gridando al giudici: « Murateli vivi! ». La Corte, dopo tre ore, ha emesso la sentenza: Agostino Izzo è stato condannato all'ergastolo. Al figlio invece, assolto per insufficienza di prove dal maggior reato, sono stati inflitti 10 anni quale correo nell'occultamento dei cadaveri.' Il P. M. si è appellato. c. g.
Luoghi citati: Benevento, Montesarchio, Tufara
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