Gli ungheresi, prossimi avversari degli azzurri tornati ai primi posti tra i calciatori d'Europa

Gli ungheresi, prossimi avversari degli azzurri tornati ai primi posti tra i calciatori d'Europa Per la seconda volta nel dopoguerra I magiari atta ribaìia Gli ungheresi, prossimi avversari degli azzurri tornati ai primi posti tra i calciatori d'Europa Dalla squadra di Puskas e Hidegkuti a quella di Tichy e Albert - Un successo a Firenze permetterebbe all'Ungheria di puntare alla vittoria nella Coppa Internazionale dopo spareggio con la Cecoslovacchia Per gli < azzurri » del calcio, U .secondo avversario della stagione porta il nome di Ungheria, Un nome che, a parecchie riprese, fu grande, che poi si rimpicciolì alquanto, e che sta ora, a passi veloci, ritornando alla statura di una volta. 1 magiari stanno ora al secondo posto della classifica, nella Coppa Internazionale. Se il SO corrente, a Firenze, essi costringono alla resa i rappresentanti dei nostri colori, salgono alla prima posizione, a pari punti con la Cecoslovacchia. Sono in molti, nel nostro paese, a ritenere il fatto come già bel che avvenuto; vigoria degli ungheresi cioè. Una opinione che trae le sue origini, più dalla convinzione della debolezza nostra che da altro. Noi vorremmo andare piuttosto cauti, prima di giungere ad una conclusione del genere. Pochi, fra gli appassionati del giuoco della palla rotonda, hanno dimenticato la squadra di Puskas, di Hidegkuti e compagni, quella che vinse le Olimpiadi a Helsinki, che batte per prima, l'Inghilterra a Londra, e che cedette inopinatamente il primo posto nel campionato del mondo del 1954, alla Germania a Berna. Noi, del sorgere e del fiorire di quella bella unità, non abbiamo dimenticato nulla. Ricordiamo, al proposito che, quando l'Ungheria batté, con un punteggio clamoroso l'Inghilterra a Budapest, noi ci fermammo alcuni giorni nel paese — la rivoluzione era ancora di là da venire — per fare un'inchiesta. La nostra curiosità verteva sul fatto: se fosse l'Ungheria calcistica tutta, ad aver fatto grandi progressi ed a trovarsi in stato di grazia, oppure se era quel determinato gruppo di uomini, Puskas, Kocsis, Czibor, Hidegkuti, Grosics, Lantos, ecc., a costituire un undici di eccezione, una specie di fenomeno a sé. Ci schierammo per la seconda soluzione, senza escludere del tutto le possibilità della prima. La grande, la bella squadra continuava a dettar legge per iZ mondo, ma il calcio aveva nel paese radici salde, sane, buone. Non per nulla, dal suo suolo erano scaturiti in passato tanti uomini di alto valore: Schaffer, Orth, Lakatos, i fratelli Konrad, i Toth, i Kertesz, Hirzer, Molnar, Braun, tanti da riempire pagine e pagine di un libro. In qualunque caso, noi giungemmo a pensare, qualunque cosa fosse successo, il paese in stato di depressione calcistica non sarebbe mai rimasto a lungo. Brano i semi e le radici tecniche ch'erano buone e robuste. Venne, ad un dato punto, la rivoluzione che tutti sanno. E la grande squadra ne fu come travolta. Non dava ancora segni aperti di declino, in quel momento, ma già non era più in stato di rigoglio. Comunque l'unità risultò come dissolta dagli eventi. La squadra si disperse in tutte le direzioni. Chi rinunciò decisamente al giuoco, chi si rifiutò di ritornare in patria, e chi riprese la via della casa e della famiglia. Il gruppo principale dei fuorusciti, Puskas, Kocsis e Czybor, dopo di essersi intrattenuto per qualche tempo in Italia, si stabili a Madrid ed a Barcellona, assumendo la cittadinanza spagnola. Puskas riuscì a spuntarla sulle difficoltà d'ambiente e sull'età che avanzava: e si porta tuttora ottimamente accanto a Di Stefano, nel Real Club. Gli altri due a Barcellona, lottano, a tratti emergendo dai flutti della vita nuova, ed a tratti minacciando di esserne come travolti. Fra gli elementi che a Budapest hanno preferito fare ritorno, tre sono tuttora sulla breccia: il portiere Grosics, l'ala destra Sandor, ed il mediano destro Bozsik. Questo ultimo, che fu tecnicamente uno dei più grandi, sta gra¬ datamente scomparendo, e difficilmente sarà in campo a fine mese a Firenze. Coi suoi trentaquattro anni è anche il più anziano. I rimanenti due si difendono. Fra di loro ed i propriamente giovani sta Ti¬ chy, l'attaccante, che già faceva qualche comparsa in squadra, prima che questa si sfasciasse, e che ora è maturato appieno. La squadra, come tale, ha vivacchiato a lungo, dopo la sua ricostituzione. Non aveva né esperienza, né levatura, né concordia, e l'opera sua dava luogo a risultati contrastanti Non è che da qualche mese che essa, come spinta da un impulso naturale, ha preso de- cisamente a salire. E' come se fosse sgorgata dal terreno, tendenzialmente fertile nel senso tecnico anch'essa, Al momento, attuale non la si può ancora considerare come una compagine completa: è ancora alla ricerca di qualche autentico punto dì forza, vedasi un terzino sinistro, vedasi una ala sinistra. Ma va cauta, nelle sostituzioni; e fa bene. Attualmente gli anziani, o coloro che all'anzianità stanno avvicinandosi, sono ancora in maggioranza. I veri giovani sono i componenti del trio centrale dell'attacco: Goéroecs, Albert e Tichy, rispettivamente 20, 18 e 24 anni. Questa dell'Ungheria, sarà forse una squadra nel vero senso del termine, una sqùar dra completa ed esperta, fra una stagione od anche due. Maturano lentamente, le grandi compagini. Ora, essa soffre ancora degli- alti e bassi degli « undici > in formazione. Contro la Germania, in casa propria, è andata forte. Non è detto che debba o possa mantenere lo stesso ritmo, né trovare lo stesso accordo tecnico in ognuna delle occasioni in cui deve scendere ora in campo. E fra queste c'è quella che porta il nome di Firenze. Vittorio Pozzo Una delle reti segnate da Pivatelli (a, destra) durante l'allenamento dei cadetti (Tel.