Lavoro per settantamila italiani nella Germania di Bonn il prossimo anno di Massimo Conti

Lavoro per settantamila italiani nella Germania di Bonn il prossimo anno Raggiunto un accorgo eli massima fra i due governi Lavoro per settantamila italiani nella Germania di Bonn il prossimo anno Richiesti 50 mila operai edili e 20 mila per le industrie tessili, metallurgiche e minerarie - 60 mila lire al mese per i manovali e tino a 90 mila per gli specializzati - L'emigrazione aperta anche alle donne - Scuole professionali per una sommaria qualificazione e le basi della lingua tedesca - Buone prospettive di espatrio anche in Brasile (Dal nostro corrispondente) Bonn, 18 novi .nbre. Settantamila lavoratori italiani, e forse più, potranno emigrare l'anno prossimo nella Germania occidentale con la certezza di trovarvi una dignitosa occupazione. Un nuovo accordo di massima per l'impiego della nostra mano d'opera nella Repubblica federale è stato stabilito a Bonn dal sottosegretario al ministero degli Esteri italiano, Carmine De Martino, con il ministro tedesco per il Lavoro, Theodor Blank. L'accordo, che dovrà esser sottoposto all'approvazione dei rispettivi governi, prevede una riorganizzazione della nostra emigrazione in Germania su basi nuove, che tengano conto delle esperienze degli ultimi anni. La quota di settantamila — come si tiene a rilevare a Bonn — non è ancora « impegnativa», ma questa precisazione è stata fatta senza dubbio per un comprensibile riguardo verso le decisioni definitive dti due Gabinetti governativi. Nella pratica la quota di settantamila verrà, con ogni probabilità, superata: e alla fine del 1960, se tutto andrà bene, il contingente del nostri emigrati potrebbe raggiungere le centomila unità. Nell'anno 1958 la quota fissata dai vecchi accordi italo-tedeschi era'di ventiquattromila lavoratori; in realtà, gli emigrati italiani sono stati circa quarantamila. I settanta o i centomila italiani, che dovranno venire in Germania nel 1960 comportano naturalmente particolari problemi: ci vorranno delle abitazioni per loro e le famiglie. Presentemente, una gran parte dei nostri operai in Germania vive in alloggi di fortuna. Vero è che In questa maniera i lavoratori non devono sobbarcarsi alle spese di un affitto, ma d'altra parte essi non sono In condizione di chiamare le famiglie. Ne derivano condizioni di isolamento morale e di disagio materiale cui ora si intende porre riparo. II governo italiano studierà la possibilità di contribuire alla costruzione di alloggi per gli emigrati, con lo scopo appunto di favorire le famiglie. Si potrebbe così eliminare alcuni inconvenienti pratici dovuti alle differenti condizioni d'ambiente, cui i nostri connazionali mal si adattano. Ad esempio: l'italiano all'estero non rinuncia alla pastasciutta. E i tedeschi, con la miglior volontà, non la sanno cucinare. E' ormai celebre 11 caso di un volenteroso imprenditore tedesco che fece scappar via in Italia alcuni nostri operai, atterriti da un piatto preparato da un cuoco di sua fiducia: spaghetti conditi con il miele. L'italiano in Germania trova inoltre enormi difficoltà nella lingua. Ecco perché il nostro governo, in base ai nuovi accordi, farà sì che gli emigranti vadano in Germania con qualche rudimento di tedesco. Si curerà ad un tempo un sommario addestramento professionale, se non una qualificazione vera e propria degli aspiranti all'emigrazione. Vi sono già in Italia scuole apposite ed altre dovrebbero sorgere. Ma si tratta anche qui di disponibilità finanziarie. Bisogna rilevare tuttavia che i tedeschi, affamati di buone brac- I eia, non pretenderanno una i qualificazione professionale ve n e propria che aarebbe per nol troppo costosa: basta loro i che gli emigranti abbiano una 'idea del loro futuro mestiere, Circa il settanta per cento degli emigrati del 1960 dovrà esser costituito da operai edili: gli altri lavoreranno Invece nelle industrie tessili, melallurgiche, alimentari, elettriche, minerarie eccetera (non verrà favorita, invece, l'emigrazione di coiitadini). La pa „a meJiu di un manovale in Germania, è di 60 mila lire, quella di un operaio oscilla, a .seconda della sua preparazione tecnica, tra le 75 e le 90 mila lire il mese. Per la prima volta nella storia dell'emigra- zione italiana in Germania saranno avviate al lavoro all'estero anche le donne. Si prevede la costituzione di gruppi femminili, con ogni garanzia e tutela d'ordine non soltanto materiale ma anche morale. Le emigrate italiane potranno trovare occupazione soprattutto nell'industria tessile. Il sottosegretario De Martino, che sta visitando in questi giorni gruppi di nostri operai in Germania (ha compiuto tra l'altro un giro nella Ruhr), ci ha parlato con franchezza dei molti problemi da risolvere. Gli abbiamo domandato quali fossero le sue impressioni sulla vita dei nostri connazionali in Germania. «Ci sono i contenti e gli scontenti, — ha detto, — ma nel complesso non possiamo certo lamentarci ». Lo prova il fatto che i rimpatri dalla Repubblica federale, considerevoli nei primi anni, sono ormai del tutto trascurabili. Per l'anno 1960, secondo informazioni sicure, la Germania avrà bisogno per le sue più urgenti necessità di almeno trecentomila nuovi lavoratori. Se si considera che i nostri emigrati stabili nella Repubblica federale sono oggi appena ventimila (vanno aumentando al ritmo di quattromila l'anno), si possono capire iliche le ragioni dei nuovi sforzi per l'incremento della emigrazione. Si può aggiungere, poi, che questi programmi italo-tedeschi rientrano nella più vasta cornice di un potenziamento del nostro movimento migratorio. L'on. De Martino, che ha preso già contatti con il « Comitato intergovernativo per le migrazioni » di stanza a Ginevra ha accennato a nuovi progetti per la «mobilitazione delle risorse » con la collaborazione delle Nazioni interessate. Si tratta di sviluppare la complementarietà di queste risorse, che sono la « disponibilità dei cervelli e delle braccia» (il caso nostro), le capacità economiche ed infine 1 capitali. A questo riguardo ci è stata data una interessante informazione: l'Italia sta curando dei negoziati con gli Stati Uniti e Paesi del Sud America, fra cui il Brasile, secondo i principi appunto della integrazione delle risorse. L'Italia metterà a disposizione le proprie braccia, gli Stati del Sud America le risorse naturali (basti pensare agli immensi piani per la colonizzazione del Brasile), gli Stati Uniti, infine, i capitali. Sappiamo, per esempio, che gli Stati Uniti metteranno a disposizione per lo sviluppo dei Paesi sud-americani ingenti fondi ricavati dalle vendite delle loro ecce denze agricole. Anche per la nostra emigrazione nel Sud America si schiudono quindi enormi possibilità. Tra due mesi il sottosegretario De Marti no si recherà nell'America del Sud per un viaggio di studio. Massimo Conti

Persone citate: Carmine De Martino, De Marti, De Martino, Theodor Blank