Accusata di aver truffato mezzo miliardo dicendo di raccogliere fondi per la d.c.

Accusata di aver truffato mezzo miliardo dicendo di raccogliere fondi per la d.c. Processo a una signora genovese responsabile di undici reati Accusata di aver truffato mezzo miliardo dicendo di raccogliere fondi per la d.c. In più occasioni, per dimostrare la sua buona fede, l'imputata esibì un assegno di cento milioni con le firme false di alti esponenti politici Quando l'imbroglio fu scoperto faggi a Napoli, annunziando di volersi togliere la vita - A giudizio anche il marito e un professionista romano (Dal nostro corrispondente) Genova, 17 novembre. Il processo a carico della.slgnora Ebe Zippoli in Roisecco, imputata di nove truffe per complessivi SIS milioni e di due reati di falso, si inizia domani mattina alla prima sezione del Tribunale. Presiederà il dibattito il dott. De Vita, lo stesso magistrato che nel maggio scorso diresse il processo contro il marchese Giannetto De Cavi. Insieme con Zippoli, difesa dagli avvocati Luca Ciurlo di Genova e Giorgio Funaro di Roma, siederanno sul banco degli imputati il marito Stefano Roisecco, noto commerciante di tessuti, e il prof. Francesco Spintdi di Roma, entrambi rin- viati a giudizio per concorso in una delle truffe. Nei primi mesi del 1957, Ebe Zippoli^ abitante in piazza della Vittoria 7, fu al centro di una clamorosa e confusa vicenda di affari e di combinazioni commerciali, che sfociò prima in una causa civile e poi in , una denuncia penale. La signora, alle prime avvisaglie, fuggì a Napoli, dopo aver drammaticamente annunciato che si sarebbe tolta la vita. Venne invece arrestata il 18 novembre 1957 e rimessa in libertà provvisòria nella primavera dello scorso anno, dopo sei mesi di detenzione preventiva. Secondo la tesi dell'accusa, il metodo usato dall'ìmputata per raggirare il prossimo può essere così sintetizzato: vantando potenti amici zie politiche, essa riusciva ad ottenere in prestito denaro che impiegava poi in operazioni finanziarie tutt'altro che chiare. Coloro che le fornivano i contanti erano attratti dagli alti interessi che la signora Roisecco prometteva di pagare e dalla speranza di inserirsi in lucrose operazioni '•'•mmer-.iali. In alcuni casi, l'imputata esi. bì un assegno di duecento milioni recante le false firme del defunto senatore Teresio Guglielmone e dell'on. Guido Gonella. Il primo episodio nel quale apparve il vistoso assegno è legato alla truffa di cui fu vittima, sempre secondo il capo d'imputazione, il comm. Renato Sacerdoti, presidente del sindacato imprese industriali e commerciali di Roma e a quell'epoca presidente della società calcistica « Roma ». Il 10 marzo 1953 Ebe Roiaecco si fece consegnare dall'industriale, con la complicità del prof. Francesco Spinedi, la somma di cento milioni. In quell'occasione, l'imputata disse di essere stata incaricata dal partito democristiano di procurare fondi per l'allora prossima campagna elettorale e, a garanzia della somma ottenuta, consegnò all'industriale romano un assegno di duecento milioni, emesso dal senatore Guglielmone all'ordine dell'on. Gonella e recante la firma dei due parlamentari, una lettera a lei indirizzata dallo stesso on. Gonella e nella quale l'ex-segretario nazionale della de l'autorizzava a compiere quella operazione finanziaria, e infine una lettera con la quale l'imputata e il prof. Spinedi garantivano l'autenticità della firma dell'on. Gonella apposta sul retro dell'assegno. v Fu convenuto che la restituzione dei cento milioni sarebbe avvenuta entro tredici giorni. La mattina del SS marzo il prof. Spinedi si presentò al comm. Sacerdoti e gli disse che la signora Roisecco gli aveva scritto per informarlo di aver ingannato' tutti, poiché le firme dei due uomini politici erano apocrife. Il prof. Spinedi protestò la sua buona, fede, ma ciò non è valso adi evitargli l'incriminazione per\ concorso nella truffa, essendo risultato che i falsi erano stati effettuati con la sua macchina da scrivere e che la sua attività era stata compensata dalla Roisecco con dieci milioni. L'accusa sostiene inoltre che Ebe Roisecco ha raggirato con tale sistema altre persone: Erwin Schartz, un apolide ora residente in Germania, dal quale ottenne cento miZioni; Federico Torre, abitante a San Qulrico (67 milioni); Carlo Borneto, abitante a Genova (80 milioni); Rachele Parodi, abitante a Pontedeclmo (67 milioni). Due delle altre truffe, di cui l'imputata è chiamata a rispondere, hanno avuto per vittima il commerciante Enea Spagnoli e furono compiute tra il marzo del '5S e il marzo del '53. Secondo il capo di accusa la signora carpì al commerciante ottanta milioni in due riprese, dopo avergli fat¬ to credere con una lettera apocrifa di aver ottenuto dalla Federconsorzi un'assegnazione di cinquantamila quintali di grano estero e di essere stata incaricata dalla de di raccogliere capitali da impiegare tn operazioni finanziarie. Ebe Roisecco ha sempre respinto tutti gli addebiti. Essa sostiene che se gli affari non sono andati a buon fine, ciò è dipeso da cause estranee alla sua volontà. Il marito è patrocinato dall'avv. Enrico Ciurlo; il prof. Spinedi dagli avvocati Pendini e Sabatini. , , Domattina, in apertura di udienza, i difensori solleveran. no eccezione sulla competenza a giudicare del tribunale di Genova, sostenendo che la pri¬ tiiiiiMiiiitiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii ma delle nove truffe è stata commessa nella capitale e chiederanno che il processo venga rinviato al tribunale di Roma. Carlo Massaro Ebe Zippoli Roisecco