L'assassino dell'infermiere si era offerto di aiutare gli agenti nelle prime indagini

L'assassino dell'infermiere si era offerto di aiutare gli agenti nelle prime indagini Nuove sconcertanti rivelazioni sul torbido delitto di Alessandria L'assassino dell'infermiere si era offerto di aiutare gli agenti nelle prime indagini Per cinque giorni stette ad osservare l'andirivieni nella casa: appariva calmo, commosso per la fine dell'amico (Dal nostro inviato speciale) Alessandria, 10 novembre. Per cinque giorni Alessandro Monco, l'assassino dell'ex infermiere Armando Mariani, si è comportato da furbo. Mercoledì scorso nella casa di via Volturno 15, in un alloggio sul ballatoio del secondò piano, fu scoperto il cadavere dell'ucciso. Qualche inquilino si mise nella scia degli agenti che frugavano l'appartamento. Dietro ad essi c'era il Monco. Da più di una settimana aveva compiuto il delitto, per tutto quel tempo nessuno se ne era accorto, ed ora egli veniva a re- dere. Era pallido, appariva commosso. La sua commozione fece pena alla gente della casa. Alessandro Monco (26 anni, veneto di Udine, garzone di carbonaio) era stJ.to aiutato dall'ex infermiere in un momento difficile. Tre o quattro mesi fa, mentre portava un sacco di carbone con la bicicletta, era caduto e si era rotta una gamba. Uscito dall'ospedale tornò in via Volturno — dove abitava in una stanza al piano terreno — e dovette stare a letto con la gamba ingessata. Gli inquilini lo aiutavano con collette, portandogli indumenti e roba da mangiare. Anche Armando Mariani, il pensionato solitario e timido, scese più volte con pààchi per il malato. Gli diede del denaro, 5 mila lire, un orologio, una camicia e gli stette vicino. Queste cose nello stabile erano risapute, e la faccia smorta e contratta del giovane carbonaio, davanti al corpo dell'assassinato, sembrò un segno del suo dolore: in fondo il Monco era amico del Mariani, gli doveva gratitudine. Nessuno sapeva però, quanto sordida fosse la loro amicizia. Il giorno appresso, giovedì, quando i necrofori vennero in via Volturno, per portar la salma all'obitorio, Alessandro Monco era sotto il portone dell'edificio. Passò la barella con il corpo coperto da un lenzuolo ed il carbonaio lo osservò a lungo. Non mostrava ripugnanza né orrore. Aiutò un necroforo ad aggiustare il lenzuolo che scivolava a terra. Poi si ritirò nella sua stanza e si preparò il desinare. Nel pomeriggio di giovedì era ancora sul portone, mentre giornalisti e fotografi andavano e venivano. Un giornalista gli si rivolse, come ad altri che abitano nella stessa strada, per avere qualche ragguaglio. Rispose ' gentilmente, si disse spiacente di non sapere nulla: < Io, la notte del 26 ottobre, quando è stato ucciso il signor Mariani, dormivo e non ho sentito niente ». Fino a domenica visse tranquillo. Seguiva i movimenti degli agenti con distacco, dissimulando ogni sentimento. Nella casa non si sospettava dì lui. Ma i funzionari della Questura — i dott. Lomazzo, Catuogno e Galbo — avevano posato gli occhi sul carbonaio. Erano arrivati alla conclusione che l'omicida abitava nello stabile. C'era un indizio sotti¬ niiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiititiiiiiiiiiiiiitiiiiiiiiiiiii le: il portone non si può aprire dall'interno (ha lo scatto rotto) se non infilando un dito nella fessura fra i due battenti. Soltanto gli inquilini sanno come si fa. Se l'assassino fosse stato un estraneo allo stabile, la notte del 26 ottobre, dopo aver compiuto il delitto sarebbe rimasto bloccato dentro. In più la polizia aveva rinvenuto nell'alloggio della vittima un paio di calzini macchiati di sangue: le calze dell'omicida. Verdi, con disegni efantasia», appartenevano sicuramente ad un giovane. L'unico giovane di via Volturno 15 era Alessandro Monco. Lo portarono negli uffici della Mobile. I primi interrogatori li sopportò con calma, quasi con amarezza offesa. Negava tutto. Ammetteva solo di conoscere vagamente l'in ermiere. Gli_ mostrarono lina giacca ohe egli aveva indossato nei giorni precedenti: aveva gocce di sangue sul dorso. « E' sangue mio — disse —. Ho avuto un incidente di motocicletta, pochi giorni fa, e mi sono ferito al collo » Risultò che l'incidente c'era stato, ma che il Monco si era fatto una piccola ferita al mento. Continuò a smentire le accuse. Cadde per una distrazione. I funzionari avevano messo le calze verdi in un mucchio di biancheria del giovane. « Questi indumenti sono tuoi? » < Sì, è roba mia ». < Anche le calze verdi? » <SÌ, anche quelle. Credevo di averle perdute ». <Le abbiamo trovate sotto il letto dell'uomo che tu hai ucciso ». Un attimo di silenzio. Alessandro Monco trema, si guarda intorno, indugia: < E' vero, l'ho ucciso io » La confessione è stata semplice, senza crisi di pianto. Il corbanaio ha rifatto la storia di una torbida amicizia; ha parlato degli aiuti finanziari ricevuti dall'ex-infermiere quando egli era malato; del desiderio che egli aveva di rompere la relazione ignobile; dell'incontro, la sera del delitto, nel cortile della casa mentre scrosciava la pioggia. < Quando fui nel suo alloggio, Mariani mi disse cose orrende e spaventose. Lo respinsi. Mi colpì con un bastone. Gli strappai il bastone e glielo diedi due o tre volte sulla testa. Si rovesciò sul letto, ma non era morto. Gli avvolsi la testa in una coperta perché non sentissero le sue grida. Poi mi misi a rovistare la snscfupdpglpspshipdSRhcinQaiiiiiiiiiiiiiiiiitiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiriiii stanza: ma non per rubare, non ho rubato un soldo, non sono un rapinatore. Volevo confondere le tracce... ». Questa è la sua linea di difesa: delitto per sottrarsi ad una pericolosa influenza, non per denaro. Ma dalla stanza dell'infermiere è scomparso un portafogli con qualche migliaio di lire e gli agenti non lo hanno ancora trovato. Dopo la confessione il Monco sembrava istupidito. Le sue parole erano state registrate su nastro magnetico: glie le hanno fatte riascoltare e solo in quel momento ha dato l'impressione di rendersi conto della portata del suo gesto. Stasera il Procuratore della Repubblica dott. Prosio, che ha condotto fin dall'inizio la complessa istruttoria, lo ha interrogato in carcere. La denuncia è di omicidio volon¬ tario. g. n. BIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIINIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII IH Alessandro Monco e la vittima, Armando Mariani iiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiD

Luoghi citati: Alessandria, Udine