Jaccoud sarebbe giunto al delitto travolto da una folle passione amorosa di Nicola Adelfi

Jaccoud sarebbe giunto al delitto travolto da una folle passione amorosa UN GRANDE AVVOCATO RINVIATO A GIUDIZIO Jaccoud sarebbe giunto al delitto travolto da una folle passione amorosa Quando la sua amante decise di abbandonarlo, fu letteralmente sconvolto - Il personaggio notissimo in Svizzera, deputato, giudice onorario, fanatico calvinista e giurista, era attaccato alla giovane Linda Baud con l'accanimento dell'uomo di cinquant'anni che sente sfuggirgli l'ultimo amore - Minacciò, scrisse lettere volgari, spedi fotografie scabrose - In una notte paurosa, tentando di recuperare i documenti avrebbe ammazzato il padre del rivale, ferendone la madre - Impressione enorme, colpevolisti e innocentisti: la Camera d'accusa di Ginevra gli nega la libertà provvisoria e lo manda alle Assise (Dal nostro inviato speciale) Ginevra, 2 novembre. Si riapre l'affaire Jaccoud, ed ecco che qui torna subito a dividersi l'opinione pubblica su uno sfondo sociale: innocentisti sono gli aristocratici chiusi nei quartieri alti di rue De la Grange, colpevolista è la gente comune. A voler seguire punto per punto i ragionamenti appassionati degli uni e degli altri, c'è da perdere la testa. Raccontiamo i fatti. Verso le ore 23 del 1° maggio del '58 la signora Maria Zumbach, nel ritornare a casa, uno chalet tipicamente svizzero fuori della periferia di Ginevra, vide che la lampada sull'atrio era accesa e pensò che suo marito si fosse dimenticato di spegnerla. Non appena mise i primi passi in casa, un uomo uscì d'impeto dalla stanza di suo figlio Andrea con una pistola in mano e a bruciapelo le sparò addosso due colpi. La donna cadde ferita a una spalla, ma non morì. I vicini si affacciarono alle finestre e non videro altro che una bicicletta allontanarsi a precipizio; la luce del fanalino di dietro palpitava irregolarmente. I vicini stavano soccorrendo la donna ferita e all'improvviso si urti un grido di orrore: qualcuno aveva scoperto il cadavere di Carlo Zumbach, ucciso da quattro colpi di pistola nel petto e da molte pugnalate nel ventre. La vittima era un uomo di 63 anni, un meccanico che da qualche anno aveva smesso di lavorare per godersi in pace i frutti dei suoi risparmi. Si era fatto costruire una villetta in una località chiamata Plans - les - Ouatcs, coltivava con amore i fiori del suo giardino, frequentava la parrocchia. Aveva pochi amici, nessun nemico. L'accanimento dell'uccisore e il fatto che dalla villa non fosse stato asportato alcun oggetto lasciavano supporre che il delitto non fosse stato compiuto da un ladro. II mistero rimase intero per /t8 giorni. Il 18 giugno si apprese che il giudice Pietro Moriaud aveva fatto arrestare uno degli uomini più in vista della Svizzera, l'avvocato Pietro Jaccoud, accusandolo formalmente di essere stato lui a uccidere Carlo Zumbach e a ferire Maria Zumbach. Per capire il putiferio che esplose dappertutto e che non accenna a spegnersi, eccovi l'elenco delle principali cariche ricoperte da Pietro Jaccoud a Ginevra: presidente dell'Ordine degli avvocati, presidente del lllllllllllItltlllllllllHllllllllllllllllllIItlIMltlllllIll partito radicale, deputato cantonale, giudice onorario presso il Tribunale, la Corte d'Assise e la Corte dei minorenni. Ma egli era soprattutto un grandissimo avvocato, forse il maggiore della Svizzera: basti ricordare che a lui si era rivolto l'Ali Khan quando aveva litigato con Rita Hayworth. Ricchissimo, presiedeva e finanziava la rinomata orchestra della Svizzera Romanda. Pietro Jaccoud non aveva mai conosciuto una sconfitta elettorale e i suoi amici dicevano che, solo che lo avesse voluto, sarebbe diventato ministro della Giustizia e forse anche presidente della Confederazione elvetica. Niente e nessuno poteva resistere a quest'uomo di bella presenza, intelligente, deciso. Ma fuori della scena pubblica com'era Pietro Jaccoud? E' difficile rendersene conto dopo il suo arresto. Se andiamo dai suoi amici innocentisti, il ritratto che di lui ci fanno è di un affascinante signore, affabile con tutti, un vero intenditore in materie letterarie e musicali, di grande probità, sempre padrone di sé e sempre al servizio del prossimo. E concludono che un'aberrazione pensar di mettere i panni dell'assassino a Pietro Jaccoud. Ascoltiamo ora i colpcvolisti: vi descrivono l'imputato come un uomo superbo, vanitoso, violento, vendicativo, un calvinista fanatico. Ma in base a quali elementi il giovane magistrato Moriaud si assunse la tremenda responsabilità di far mettere le manette ai polsi di una personalità così eminente? Il bandolo della matassa sarebbe stata una signorina trentenne, molto bellina ed elegante, con grandi occhi azzurri, fine, spiritosa. Si chiama Linda Baud, ma negli uffici di Radio Ginevra, dove ha mansioni di segretaria, tutti la chiamano Pupetta. Per alcuni anni Pupetta fu l'amica intima di Pietro Jaccoud; lui la circondava di premure e di regali, e si dice che fosse a tal punto geloso di lei che quando andavano al cinema egli prenotava dieci poltrone: tre davanti, tre dietro, una a destra e una a sinistra di dove stavano seduti loro. A un certo momento Pupetta dovè cominciare a pensare seriamente ai casi suoi. Pietro Jaccoud, per quanto innamorato, non l'avrebbe mai sposata; era già ammogliato e aveva tre figli. Corteggiatori non le mancavano, ed era ormai tempo di llllllllllItllHllllllllllllllillillIlllllllllll IMI mettere la testa a partito, scegliersi un bravo giovane, formarsi una famiglia. La scelta cadde su un tecnico di alcuni anni più giovane di lei, Andrea Zumbach, un atleta che pratica diversi sport. Lei cominciò ad allontanarsi dal celebre avvocato e a stare sempre di più col giovane tecnico. Una sera di settembre del 1957 l'avvocato si fece dare ancora un appuntamento da Pupetta, le gridò la sua disperazione, a un certo punto tirò fuori da una tasca una pistola e le disse: < Vedi? Piuttosto che perderti, mi servirò di questa ». Ma come mai un uomo dalle alte qualità intellettuali qual era Pietro Jaccoud si era smarrito a tal segno? Non basta dire che quest'uomo era abituato a prendersi tutto dalla vita e che non sapeva rassegnarsi all'idea di una sconfitta. Bisogna anche tener presente la sua era critica, 53 anni. Linda Baud rappresentava per lui l'ultimo amore, e Jaccoud si era attaccato a lei con l'accanimento di uno che non sa rinunciare alle belle cose della iiiiiMinimmmiiiiiiiiiiiiiimimiiiiiiiimiQ è o i a . a - gioventù. Si sentiva ancora giovane, pieno di vitalità, in tutti i campi non faceva che raccogliere successi, e il pensiero che un tecnico oscuro, solo per il fatto di avere venticinque anni, gli stesse portando via la donna amata, lo rendeva come pazzo. Stando a quel che sostiene l'accusa, di pazzie, Jaccoud ne commise molte, una dopo l'altra. Cominciò col mandare lettere anonime ad Andrea Zumbach: minacci: e sarcasmi si alternavano. Poi gli spedì anche fotografie di Pupetta in atteggiamenti intimissimi. Una lettera diceva: « Il tuo candore o la tua compiacenza non sono eguagliati che dalla frenesia di Pupetta. Bella moglie ti sei scelto! Almeno dille di moderarsi pubblicamente... ». Verso la fine di ottobre Andrea Zumbach ricevè una telefonata anonima con l'ordine perentorio di recarsi in una casa di campagna fuori di Ginevra. Quando vi giunse, all'ora convenuta, gli andò incontro Pietro Jaccoud. Era furente, la collera lo scuoteva tutto e A..idrea Zumbach, nonostante i grossi bicipiti e il petto di atleta, si afflosciò; disse che per lui Pupetta non era che una collega e che lui anzi si era fidanzato con un'altra ragazza. Due settimane prima del delitto, un'altra telefonata anonima mandò il ragazzo di nuovo a un casolare di campagna; ma questa volta ad attenderlo non c'era nessuno. Intanto Jaccoud continuava a premere anche su Pupetta. In un incontro le chiese di restituirgli le sue lettere, e Pupetta rispose: «Le ho consegnate al mio futuro marito. Si trovano nella sua abitazione al Plan-les-Ouaies». Ed allora, secondo le accuse, passò per la mente dell'avvocato l'idea di recuperare quei documenti nella casa dei Zumbach. Di qui una serie di fatti che culminarono nel delitto. Questi i precedenti e i moventi del delitto. Vediamo ora le principali prove dell'Accusa. Subito dopo l'arresto, Jaccoud fu condotto insieme con altri quattro uomini davanti alla vedova. Il giudice le domandò se in quel gruppo di persone potesse riconoscere il suo aggressore. Maria Zumbach indicò Jaccoud, ma con qualche perplessità. Disse: « Sembra proprio lui. Però, l'uomo che mi sparò aveva i capelli neri ». Fu accertato che Jaccoud si era ossigenati i capelli. L'imputato spiegò che l'estate precedente un parrucchiere di Stoccolma per uno sbaglio gli aveva fatto diventare biondi i capelli. Un poliziotto andò a Stoccolma, interrogò il barbiere che cadde dalle nuvole. Guardò la fotografia di Jaccoud e disse: *No, non fu un errore. Questo signore volle lui che gli ossigenassi i capelli. Io, anzi, mi stupii ». Prima di cadere morto, Carlo Zumbach riusci a strappare un bottone dall'impermeabile del suo aggressore. In una casa di campagna di Jaccoud fu trovato, in un pacco di abiti destinati alla Croce Rossa, un impermeabile al quale mancava un bottone e con tracce di sangue. E ancora: pochi giorni dopo il delitto Jaccoud mandò in tintoria una giacca con macchie di sangue. Altro sangue e frammenti di un viscere furono trovati su un pugnaletto marocchino che serviva a Jaccoud come afogliacarte, e sulla sua bicicletta: e il fanalino di dietro della bicicletta di Jaccoud era difettoso. Mi dice l'avvocato Yves Maitre, di parte, civile, che non vi sono dubbi: i moventi, gli indiai e le prove concorrono ncll'indicare in Pietro Jaccoud l'assassino di Carlo Zumbach. Jaccoud continua tuttavia a dichiararsi innocente, ha nominato un formidabile collegio di difesa, in cui figura anche quel Floriot ch'è considerato il primo avvocato di Francia. Dice ch'è vittima di strane coincidenze o di un complotto. Certo, al suo vecchio impermeabile mancava un bottone; ma quanti sono gli impermeabili che hanno perso un bottone? Quanto alle tracce di sangue trovate su diversi oggetti, sarebbero dovute al fatto che intorno al primo .naggio dell'anno scorso Ja,ccoud si tagliò una mano. Per la luce difettosa del fanalino di dietro, l'imputato ripete l'argomento dell'impermeabile: « Quante sono le biciclette con un impianto elettrico difettoso in uno. città come Ginevra dove esistono 90 mila biciclette?*. Ma il suo amore per Pupetta ? L'anziano avvocato scrolla le spalle, dice che fu un'avventura qualsiasi, senza importanza; di donne come Pupetta, lui poteva procurarsene quante ne voleva. E' un maledetto pasticcio, gli animi e le opinioni sono sempre piti divisi. Ascoltate quel che dice l'avvocato Dupont-Willemin, uno dei difensori di Jaccoud: « E' molto stupido pensare che un uomo così esperto nel campo della criminologia come lo è indubbiamente Jaccoud possa commettere errori simili a quelli riscontra¬ ti nel delitto di Plan-lesOuates. Se egli fosse veramente il colpevole, credo che per prima cosa avrebbe fatto sparire le tracce di sangue ». C'fì di più: pare che il sangue di Carlo Zumbach e di Pietro Jaccoud appartengano allo stesso gruppo sanguigno. Ma l'asso nella manica di Jaccoud dovrebbe essere rappresentato dalla testimonianza di un suo collaboratore, l'avv. C. A. Junod. Il delitto fu commesso esattamente alle 22,50, ma, dice Junod, < quella sera lavorammo insieme fin dopo le 23, tanto che Jaccoud mi disse a un certo punto: "Abbiamo scelto uno strano modo per celebrare la festa del lavoro " ». Tuttavia, anche il giovane magistrato inquirente pare che abbia qualche decisivo asso nella sua manica; sorride sicuro del fatto suo. Il processo avverrà fra un paio di mesi. Nell'udienza di stamane davanti alla Corte d'Assise gli avvocati difensori di Jaccoud hanno chiesto che il loro cliente fosse messo in libertà provvisoria per motivi di salute. Ricordiamo che l'imputato non ha passato nemmeno un giorno in carcere; è rimasto finora in una cella dell'ospedale cantonale di Ginevra. Stamane Jaccoud indossava un abito scuro, era molto smagrito, pallido come un morto. Eppure, appariva indomito; e quando poteva farlo, aggrediva. Una volta si è scagliato contro il giudice Moriaud insultandolo con estrema violenza, e poi si è accasciato svenuto. Verso mezzogiorno, poco prima che togliessero l'udienza del mattino, Jaccoud è scattato di nuovo in piedi, si è messo a gridare che chiedeva giustizia non per sé solo, ma anche per la sua famiglia e per il rispetto che portava alla verità. Non ha potuto continuare perché i singulti gli hanno rotto la voce nella gola. E di nuovo è tornato ad accasciarsi. Un avvocato ha detto: « Jaccoud è moribondo. Abbiamc in mano tutte le prove per dimostrare la sua innocenza. Dategli la libertà provvisoria e solo in questo modo fra due mesi potrete fare il processo a un uomo vivo ». Poco dopo le 18, la Corte ha decisp di respingere la richiesta di libertà provvisoria, e di rinviare definitivamente a giù-. disio l'ex-deputato sotto la imputazione di omicidio premeditato sulla persona di Carlo Zumbach e mancato omicidio premeditato sulla moglie del pensionato. Nicola Adelfi La bella Linda Baud e l'imputato Pierre Jaccoud mentre lascia la Corte d'Assise dopo l'udienza di ieri (Telef.)