Morto anche il ragazzino ferito dai mafiosi vestiti da carabinieri
Morto anche il ragazzino ferito dai mafiosi vestiti da carabinieri Morto anche il ragazzino ferito dai mafiosi vestiti da carabinieri Sono così salite a due le vittime della tragica imboscata - Quaranta assassini sono già stati compiuti per il predominio della zona contesa Palermo, 27 ottobre. Le vittime della tragica sparatoria di Godrano, dove aiimbrunire di Ieri mafiosi travestiti da carabinieri hanno assaltato una casa, sono salite a due. All'ospedale di Palermo, dove era stato ricoverato in condizioni disperate per le gravissime ferite ripor- tate, è morto stamane dopo una lunga agonia 11 decenne Antonino Pecoraro. Era fratello di Vincenzo Pecoraro, il giovane di 19 anni che ieri sera è rimasto ucciso all'istante dai proiettili esplosi dai banditi. Nelle corsie dell'ospedale di Palermo sono ancora ricoverati con prognosi riservata gli altri due feriti del drammatico episodio: Francesco Pecoraro, di 54 anni, padre dei due morti, e Demetrio Pecorino, di 35 anni, amico di famiglia che si trovava nella casa al momento dell'assalto del banditi. Quattro persone, Intanto, sono state denunciate all'autorità giudiziaria in stato di irreperibilità quali responsabili della sanguinosa aggressione. Si tratta del ventottenne Paolo Barbaccia, del ventiquattrenne Francesco Miceli e dei fratelli Francesco e Salvatore Maggio, rispettivamente di 22 e 27 anni, già latitanti da più di un anno, il primo perché renitente alla leva militare e 'altro perseguito da mandato di cattura per omicidio. Gli ultimi tre sono denunciati qua. li autori materiali del duplice omicidio e del duplice tentato omicidio di Ieri sera, 11 Barbaccia per favoreggiamento. Con le due nuove vittime di ieri sera è salito a quaranta 1 numero degli omicidi compiuti a Godrano per vendetta in seguito ai contrasti esplosi fra le due fazioni capitanate rispettivamente dai Barbaccia e dai Lorello, che si contendevano il dominio dei pascoli abusivi della zona. Nella mattinata di ieri, secondo quanto è emerso dalle della porta di questa casa, che e prospiciente a quella dei Pe- Indagini, Francesco e Salvatore Maggio, che avevano deciso di sterminare la famiglia Pecoraro, si erano introdotti assieme a Francesco Miceli nella casa disabitata di proprietà di Rosolino Barbaccia, attualmente confinato nell'isola di Ustica. La chiave coraro, sarebbe stata fornita da un fratello del confinato. I due Maggio avevano portato con loro due divise di carabiniere e verso sera si erano travestiti, attendendo il momento buono per effettuare l'aggressione. A quell'ora la famiglia Pecoraro, composta dal padre Francesco, di 54 anni, dalla madre Francesca Barbaccia e dal figliolo Antonino, di 10 anni, si trovava riunita in casa in compagnia del contadino Demetrio Pecorino. Un altro figlio del Pecoraro, il diciannovenne Vincenzo, si trovava in una stalla di proprietà del padre a circa duecento metri dalla sua abitazione. I fratelli Maggio e 11 Miceli, che, nascosti nella casa dirimpetto, avevano atteso il momento più opportuno per compie' re il delitto, uscivano all'aperto senza chiudere la porta e irrompevano con le armi in pugno sulla soglia della casa dei Pecoraro. Dopo avere Intimato « Fermi tutti!», i due Maggio, travestiti da carabinieri, aprivano il fuoco con la pistola, mentre il Miceli, che stava dietro di loro, sparava con un fucile caricato a lupara. Demetrio Pecorino, colpito alle gambe, si accasciava a terra. Francesco Pecoraro, raggiunto da diverse pallot- toìéT stramazzava nel centro delia stanza mentre la moglie, terrorizzata, si nascondeva sotto il tavolo. Il piccolo Antonino, urlando di spavento, riusciva a fuggire, mentre gli aggressori indietreggiavano e, giunti sul limitare della strada, scaricavano nuovamente le armi Sulle vittime. Quindi si dirigevano verso la stalla, dove sapevano che si trovava Vincenzo Pecoraro, ma fatti pochi passi incontravano il piccolo Antonino, che continuava a gridare, e gli sparavano due colpi di pistola ferendolo a morte. Frattanto il giovane Vincenzo Pecoraro, avendo udito gli spari, abbandonava la stalla e di corsa si dirigeva verso casa, ma si imbatteva negli assassini i quali a bruciapelo gli sparavano una fucilata e alcuni colpi di pistola, uccidendolo. Gli aggressori si dileguavano quindi per i campi vicini, facendo perdere ogni traccia. Essi erano stati però riconosciuti dalla madre dei due giovani uccisi, la signora Barbaccia, che ha denunciato i loro nomi al carabinieri. Un vasto rastrellamento è ancora in corso nelle campagne di Godrano e di. Mezzoiuso, dove si ritiene che gli assassini si siano rifugiati.
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