L'aria malsana ed i rumori ci allontanano dal centro

L'aria malsana ed i rumori ci allontanano dal centro XS' la sstaff io mi g dei tr>as leciti L'aria malsana ed i rumori ci allontanano dal centro In nove mesi hanno cambiato casa 51 mila famiglie, 108 mila persone - Nella zona centrale rimangono uffici e negozi; nei vecchi edifici cercano rifugio gli immigrati - Quanto costa cambiare casa Settembre e ottobre sono i mesi preferiti per cambiare casa: tranne alcune eccezioni, il riscaldamento incomincia dal primo novembre e non c'è quindi la noia di farsi rimborsare dall'inquilino subentrante. Non fa ancora freddo, perciò si possono tenere le finestre spalancate almeno nelle ore di sole; e d'altra parte la fatica del trasloco, inevitabile, non fa più sudare. Tra gli italiani, i torinesi sono quelli che dimostrano un indice di «migrazione interna» tra i più alti; i traslochi sono frequenti, in ogni stagione dell'anno e interessano decine di migliaia di persone. Qualche cifra: da gennaio a tutto settembre hanno cambiato abitazione 51.651 nuclei familiari per un complesso di 108.200 persone. L'esodo di una città come Ravenna, o come Salerno. I nuclei familiari che mutano appartamento sono in maggioranza di 3 persone (il 26 %), di una sola (24%) o di due (18%): scapoli che lasciano la pensione, sposi che mettono su casa, famiglie nuove che si staccano dalla convivenza con i vecchi, coniugi che all'arrivo del primo o del secondo bambino sentono la necessità di ambienti più numerosi. Da dove vengono? Dove vanno? Se si esaminano gli spostamenti della popolazione negli ultimi anni si scorge, sempre più accentuata, la tendenza centrifuga dei torinesi. Il vecchio centro, con le case incomode, spesso buie, con le strade strette e poco luminose tormentate da un traffico rumoroso sempre crescente, respinge a poco a poco la gente che ama l'aria, il sole e la tranquillità. Due elementi soprattutto sono determinanti in questa fuga che si accentua col passare degli anni: l'aria maleodorante e i rumori. Chi viene a casa dall'ufficio e dalla fabbrica, dove ha trascorso otto ore tra squilli di telefono, ticchettìo di macchine per scrivere, fragore di automezzi, sente il desiderio di distendere i nervi. Ha voglia di affacciarsi al balcone e di vedere un po' di verde. Sente la necessità di staccarsi dalle strade ingolfato di veicoli, dove stagna l'odore greve degli scappamenti, per respirare aria più libera. Kcco perché la scelta dei quartieri residenziali diventa sempre più frequente. Dal '36 al '59, nonostante lo Incremento della popolazione, passata da 637 mila a 916 mila abitanti, la zona centrale compresa tra corso Vittorio, la ferrovia dì Milano, corso Regina e corso Cairoti ha perduto più di 8 mila abitanti. In compenso, la zona della Crocetta è aumentata di 11 mila; Boringhieri, 28 mila; Borgo San Paolo 20 mila; Montebianco-Monterosa e Regio Parco 22 mila; Madonna di Campagna e borgata Vittoria 31 mila; Lu cento 14 mila; Pozzo Strada-Venchi Unica, 37 mila; Miraflorl 31 mila; e ben 44 mila Santa Rita. Abbiamo indicato soltanto gli incrementi più significativi. La motorizzazione ha risolto i problemi delle distanze: i torinesi non hanno più paura di andarsene in periferia. In centro chi ci resta? Nei grossi palazzi gli uffici, le banche, le sedi delle associazioni E nelle case spesso vecchie, trasandate, talvolta cadenti, molti sono gli immigrati. Provate a recarvi un giorno a vedere i ragazzi che escono dalla Pacchiotti, una scuola nel cuore della città. La maggior parte sono figli d'immigrati. Se chiedete dove abitano, rispondono: via Barbaroux, via Porta Palatina, via Milano, via IV Marzo, via Monte di Pietà, via Bertola. Il vecchio centro: scale umide, lunghi ballatoi con eterni bucati, grosse stanze in cui si può dormire anche in quattro o cinque, termoslfone particolare o stufe, soffitte. Gli immigrati si accontentano di poco, non cercano i doppi servizi né altre comodità, talvolta si è costretti a fare a meno anche del bagno. E sono sempre in molti. Affittano i vecchi appartamenti appena « sbloccati » a canoni che in genere sono più bassi delle case nuove e riempiono gli al- loggi di bambini. Poi si uniscono anche altri parenti appena arrivati dal Sud. Per loro il problema è un tetto e ii tram comodo per andare al lavoro. Un altro aspetto della « migrazione interna > è dato dai traslochi che avvengono nell'ambito della stessa zona. I torinesi a volte non se la sentono di andare lontano, e tutt'al più si limitano e cercare casa nuova nell'ambito del quartiere. Nel settore centrale della città, dall'inizio dell'anno .sono andate ad abitare 7500 persone (per il 75 % immigrati); 11 mila se ne sono andate, 2500 si sono limitate a cambiare alloggio spostandosi da strada a strada dello stesso rione. E' un esempio. Quanto costa un trasloco? Da 10 a 15 mila lire per stanza viene richiesto per il trasporto, effettuato con imballatori esperti, casse, armadi per i vestiti. In più c'è la spesa per il telefono (sulle 10 mila lire) la voltura del gas (circa 4 mila) il nuovo contratto per la luce (da 6 mila in più secondo i tipi di contatore). Senza contare la pulizia della casa nuova, che se affidata ad una ditta di specialisti può andare dalle 10 alle 50 mila lire e la spesa dei decoratori che oscilla naturalmente secondo il numero delle stanze, le tinte, le tappezzerie. Ma cambiar casa è spesso nascere a nuova vita: e ì torinesi, quando possono, lo fanno n iniimiiiiiiiiiiiiiiiiii mi u

Persone citate: Pacchiotti, Pozzo

Luoghi citati: Milano, Ravenna, Salerno