Chiesto il rinvio a giudizio del Ghelardi e di 12 persone coinvolte nello scandalo

Chiesto il rinvio a giudizio del Ghelardi e di 12 persone coinvolte nello scandalo Il ragioniere che sottrasse un miliardo al Comune di Savona Chiesto il rinvio a giudizio del Ghelardi e di 12 persone coinvolte nello scandalo n F. M. nello requisitoria scrìtta svela solo in parte l'incredibile meccanismo della traila che 6 continuata per anni - L'ex-cassiere della Cassa di Risparmia dovrà rispondere di corruzione e concorso in falso sugli assegni - Otto imputati di ricettazione (Nostro servizio particolare) Savona, 19 ottobre. L'Istruttoria sullo < scandalo Ghelardi » è quasi giunta alla conclusione. Il Pubblico Ministero ha trasmesso oggi al giudice istruttore dott. Storace la sua requisitoria, con la quale chiede il rinvio a giudizio dell'ex - ragioniere capo del Comune, Leandro Ghelardi, sotto l'accusa di doppia truffa continuata pluriaggravata e falso in atti pubblici. Il P. M., nella requisitoria, chiede anche il rinvio a giudizio di altre dodioi persone. Si tratta dell'ex-cassiere della Cassa di Risparmio di Savona, Domenico Penna, accusato di corruzione, ricettazione, e concorso in falso su assegni; Leopoldo Nardini e Ignazio Simona, imputati di peculato; Lucia Nervi, che dpvrebbe rispondere di falso in assegni; e infine altri otto individui accusati di ricettazione. Il giudice istruttore ha de-iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiifiiiiiiiiiiiitiiiiiiiniiii positato il voluminoso fascicolo in cancelleria, perché i difensori possano prenderne visione. Provvederà quindi a stèndere la sentenza che, almeno per i principali imputati, sarà sicuramente di rinvio a giudizio. Il processo a carico dei presunti responsabili del clamoroso crack, dovrebbe perciò svolgersi già nei primi mesi del prossimo anno. Il rag. Ghelardi è figura ormai notissima. Egli si trova in carcere dall'8 agosto 1958, epoca in cui scoppiò lo scandalo per le ingentissime somme che sottrasse alle casse del Comune. Un'inchiesta ' condotta da due funzionari della Prefettura di Genova, il dottor Gargiulo ed il rag. Gilioli, accertò che un miliardo e 43 milioni furono sottratti dall'excapo della ragioneria in danno dell'Esattoria di Savona. Poco dopo l'arresto, Leandro I Ghelardi ammise gran parte \delle sue responsabilità. Aveva iniziato a compiere le irregolarità nel '39, riuscendo a sottrarre in tre anni, fino al '42, un milione e 200 mila lire. Nel periodo successivo, dal '43 al '48, prelevò altri 40 milioni. Dal '48 a quando è scoppiato lo scandalo, la somma delle cifre di cui Ghelardi si impossessò, ha superato il miliardo. Il clamoroso caso destò gravi interrogativi. Come fu possibile al funzionario sottrarre cifre cosi ingenti senza ohe nessuno se ne accorgesset E' dunque così facile impossessarsi del denaro pubblico t Ghelardi sottraeva in media cento milioni all'anno, anche piii, pari al dieci per cento dell'intero bilancio. E questo per molti anni di seguito. Come sia riuscito quel colossale gioco, è svelato in parte dall'odierna requisitoria. Ghelardi, come si è detto, era ragioniere capo del Comune. In realtà gli mancavano i titoli di studio per ricoprire la carica, ma il Consiglio comunale approvò una modifica dello statuto che legittimò l'incarico del ragioniere. Comunque, su presunte responsabilità della civica Amministrazione, si accese una violenta lotta. Dalla fine della guerra, la Amministrazione savonese è socialcomunista: la minoranza, capeggiata dai democristiani, trasse partito dal « caso Ghelardi » per accusare la maggioranza. Il sindaco comu. nista allora in carica, prof. Urbani, fu invitato a dare le dimissioni. Il sindaco non raccolse subito l'invito, ma se ne andò qualche tempo dopo con l'assessore alle Finanze Bavassano. L'Amministrazione che gli succedette, retta da un altro comunista, Angelo Carossino, ebbe vita breve. Il 18 agosto '59, un anno dopo lo scoppio dello scandalo, il Consiglio comunale di Savona fu sciolto con decreto del Presidente della Repubblica. Il provvedimen to faceva seguito alla inchiesta ordinata dal Ministero de gli Interni e condotta dal pre tetto Jodice. La Gazzetta Ufficiale, pub blicando il decreto presidenziale di scioglimento, rendeva nota la motivazione: < Gravissimi fatti delittuosi hanno scosso la fiducia verso la civica Amministrazione, per evidente inammissibile carenza di controllo ». Dopo l'arresto del Ghelardi, l'inchiesta coinvolgeva nello scandalo molte altre persone. TI 4 febbraio '59, il giudice istruttore ordinava l'arresto del cassiere della filiale di Va-] do Ligure della Cassa di Risparmio, Domenico Penna, di 83 anni. Poco tempo prima, egli era stato licenziato dalla banca, ma i motivi non erano stati resi pubblici. Il capo d'imputazione era quello di avere aiutato il ragioniere ad incassare assegni non trasferibili, per un importo di B6 milioni e mezzo. Compenso per l'aiuto: tre milioni. Il giorno successivo, un'altra persona veniva arrestata dagli agenti della Squadra Mobile. Si trattava della signora Lucia Nervi in Bai-ma Riva, di 84 anni, per la quale, ora, è stato chiesto il rinvio a giudizio per falso in assegni. La signora Nervi, dinamica, piuttosto piccola, dai capelli biondi con sfumature bianohe, era nota per i suoi traffici ed i suoi frequenti viaggi. Viveva in un lussuoso appartamento nel grattacielo sul porto, con il figlio medico dentista. Poi, poco per volta, vennero fuori altri nomi, seguirono altri arresti, gente che secondo l'accusa aiutava il Ghelardi nelle sue malversazioni, ricettatori, molte persone travolte nel vortice delle centinaia di milioni che il ragioniere capo sottraeva all'Esattoria. Ora l'istruttoria è quasi conclusa. Tra non molto i giudici do vranno riprendere in esame tutta la vicenda. b. 1.

Luoghi citati: Comune Di Savona, Genova, Savona