I 150 inquilini di una nuova casa a Milano costretti a sgombrare per il pericolo di crolli di Giovanni Giovannini

I 150 inquilini di una nuova casa a Milano costretti a sgombrare per il pericolo di crolli Allarme in piena notte negli alloggi di un palazzo di otto piani I 150 inquilini di una nuova casa a Milano costretti a sgombrare per il pericolo di crolli Costruito da un'impresa romana per conto dell' Ina - Case, l'edificio presentava crepe nei muri degli appartamenti inferiori - Nelle fessure erano state collocate speciali «soie» - Lo scheletro in cemento armato sembra sicuro - Indagini sulla stabilità del terreno (Dal nostro inviato speciale) Milano, 16 ottobre. Solo la presenza di una pie-cola folla di curiosi che si ècontinuamente rinnovata dal-le prime ore del mattino, con-tenuta a sufficiente distanza disicurezza da molti agenti, per- | mete di trovare sbito la caa di via Orsini dalla quale per il e-'timore di un crollo imminente, è\ furono fatte fuggire la notte l-^scorsa centocinquanta inquilin-\ni. Siamo all'estrema periferia di\di Milano dove anni addietro r-\non c'era niente, solo terreno incotto, posto ideale per lo scarico di rifiuti e detriti, e dove oggi la metropoli ha dilagato verso Baggio con una selva monotona di palazzoni poco diversi gli uni dagli altri. Questo di via Orsini tenta almeno di rompere il generale grigiore col rosa e col celeste dei due fabbricati in cui è diviso, alti tutti e due otto piani, e riunifi solo dalla comune entrata al pianterreno. E' un edificio nuovo, fatto costruire dalla Sttpel per i propri dipendenti con i fondi Ina Casa, secondo un progetto di un noto docente e professionista, l'architetto Antonio Cassi Ramélli del Politecnico di Milano. La costruzione aveva avuto delle fasi difficili perché l'impresa appaltatrice, < Edilromana », era fallita alla vigilia della conclusione dei lavori portati poi a termine da un'altra società romana, la < Paccaria ». Gli inquilini, complessivamente più di duecento nei due fabbricati, avevano preso possesso dei loro alloggi undici mesi fa, nel novembre scorso, senza notare nessun particolare inconveniente diverso da quelli consueti nelle case appena finite: porte e finestre che non si chiudono perfettamente, chiazze di umidità nei muri. Solo nelle giornate che seguirono al tragico crollo di Barletta, uno degli inquilini, il signor Arturo Mai-agnoli un pensionato che abita al pianterreno col figlio e la nuora e un nipotino appena nato, cominciò a mutare in allarme la sua protesta per certe crepe nella parete di una sua stanza, e si rivolse all'ufficio tecnico del comune. I funzionari municipali intervenuti con lodevole sollecitudine e diligenza non si limitarono ad ispezionare in lungo e in largo l'edificio ma collocarono delle < spie » in tutti i punti dove le fenditure potevano essere causate da motivi di carattere strutturale e non solfando superficiale. Ieri notte, poco dopo l'uno, il rumoroso incrinarsi della solita parete fra la cucina e la camera da letto, destava il pensionato che senza un attimo d'esitazione si precipitava al telefono a dare l'allarme ai vigili del fuoco. Quando mezz ora dopo un tecnico, il geom Vigna, giungeva in via Orsini, tutto il caseg tpdslnpiato ero ormai in allarme, gli inquilini erano per le scale o all'aperto: il funzionario esaminava rapidamente le < spie », ed impartiva l'ordine di sgombrare il primo fabbricato. Nonostante il brusco risveglio nella notte, non si registravano scene di panico: le donne vestivano rapidamente i bambini, gli uomini riempivano qualche valigia di indumenti e di cose più care, e nel giro di venti minuti trentasette famiglie, più di cento persone, abbandonavano l'edificio. Qualcuno andava a casa di parenti, qualcuno all'albergo, i più passavano la notte in bianco e al freddo davanti alla loro casa pericolante. Li raggiungevano poco dopo anche gli inquilini del secondo fabbricato che non aveva fatto registrare crepe di nessun genere ma che evidentemente avrebbe potuto essere in gran parte travolto dal crollo del primo. Interveniva intanto la polizia a bloccare l'accesso mentre squadre di specializzati chiudevano i collegar menti con le condutture del gas e dell'acqua. All'alba, l'ing. Giaculli del Genio Civile confermava l'ordine di sgombro per il primo blocco e il consiglio di allontanarsi agli inquilini del secondo. Alle dieci, dopo un sopralluogo del prefetto Vicari e del sin daco Ferrari, veniva immediatamente insediata una commissione d'inchiesta presieduta dal vice-prefetto Villa e composta dall'ingegnere capo del Genio Civile Giunta, dall'ingegnere capo del comune Amorosi, dal comandante dei vigili del fuoco ing. Previti e da un professore del Politecnico. La commissione iniziava i suoi lavori interrogando sul posto il progettista prof. Cassi Bamelli e ne concludeva la prima fase verso le tre del pomeriggio. Non veniva data nessuna comunicazione ufficiale ma alle diciotto l'ing. capo del comune Amorosi ci ha dichiarato: t II caso non sembra rivestire un carattere di particolare urgenza e gravità: dopo il controllo delle strutture in cemento armato, resta da compiere una indagine per accertare se il terreno offra una resistenza corrispondente ai calcoli di previsione ; se anche questi dati saranno positivi non vi samano difficoltà al rientro degli inquilini nei loro alloggi». Con argani e sonde, e sotto la direzione di due docenti del Politecnico di Milano, l'indagine penetrometrica aveva già avuto inizio nelle prime ore del pomeriggio e sarà probabilmente compiuta entro domani. Un chiaro sintomo della sujflìcien- iiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii te tranquillità dei tecnici si è però avuto fin da stasera quando alle famiglie del secondo blocco che lo desideravano, è stato concesso di rientrare nei loro alloggi: l'autorizzazione non sarebbe stata evidentemente data se si nutrissero ancora timori immediati per il primo blocco. Secondo le assicurazioni delle maggiori autorità della città e della provincia, si procederà in ogni caso a tutti i lavori necessari anche se non d'estrema urgenza: il sindaco Ferrari si è impegnato a trovare altri alloggi nel caso che questi di via Orsini debbano essere ricostruiti. Ci sembra giusto rilevare come l'intervento di tutti i responsabiH, autorità e tecnici milanesi, sia stato immediato ed efficiente. All'ingegnere capo del Comune, abbiamo chiesto un giudizio sulla situazione cittadina dal punto di vista della sicurezza edilizia: < Teniamo naturalmente sotto sorveglianza — ha risposto l'ing. Amorosi — molti edifici sia nuovissimi che molto vecchi ma non c'è motivo alcuno d'allarme ». E i dirigenti dell'Ina Casa, oltre a farci rilevare che la costruzione in sé è un problema che direttamente tocca soltanto la ditta che anticipa i versamenti per i propri dipendenti e l'impresa appaltatrice, hanno aggiunto: «Solo a Milano, il nostro istituto ha reso possibile il sorgere di diecimila alloggi con quarantamila vani circa per più di trentamila persone: in dieci anni è questo il primo caso, e non è ancora detto che sia un caso ». Indipendentemente dall'allarme di via Orsini, che ci si augura resti un allarme soltanto, tutti concordemente i tecnici con i quali ci siamo intrattenuti nel corso di queste drammatiche ventiquattro ore, sono stati unamimi nell'ammettere l'esistenza di un problema grave di sicurezza edilizia in Italia, nelV'auspicare la rapida approvazione degli annunciati provvedimenti di legge, nel richiamare ad un maggiore senso di responsabilità tutti coloro che ape rana per costruire case, case vere e sicure, che non devono minacciare di trasformarsi in tombe. C'è oggi, è vero, una € psicosi di Barletta» ma Barletta è stata una realtà e a tanti allarmi in tante altre città d'Italia un q alche fondamento non può ■ ssere sem plicisticamente negato. Giovanni Giovannini iMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiin Gli abitanti della casa che minaccia di crollare accampati sulla strada. Sullo sfondo è visibile l'edificio sgomberato nella notte da trentasei famiglie (Telef.)

Persone citate: Antonio Cassi, Arturo Mai-agnoli, Baggio, Giaculli, Previti, Vicari, Vigna