La Camera approva la politica estera dopo un realistico discorso dell on. Pella di Enrico Altavilla

La Camera approva la politica estera dopo un realistico discorso dell on. Pella Hanno votato contro comunisti e socialisti! astenuti repubblicani e psdi La Camera approva la politica estera dopo un realistico discorso dell on. Pella *<ll patto atlantico è lo strumento che ha salvato la pace e non possiamo rinunciarvi» - Il governo italiano è favorevole al disarmo, purché realizzato con adeguati controlli - «Siamo per la distensione ma anche per la responsabilità)* Saragat parla del suo recente viaggio a Mosca - Annunciata per la metà di novembre una visita di Segni e Pella a Londra (Nostro servizio particolare) Roma, 16 ottobre. La Camera ha approvato oggi, a larga maggioranza, la politica estera del governo Segni. Era stato posto- in votazione, e venne approvato per alzata di mano, il seguente ordine del giorno Codacci-Pisanelli: «La Camera, udite le dichiarazioni del ministro degli Affari Esteri, considerata l'azione intensa ed efficace del governo, anche nei recenti colloqui oltre Oceano, per rinsaldare i rapporti con gli alleati atlantici, per proseguire nella politica europeistica, per inserire l'Italia in modo sempre più valido nei rapporti internazionali e per farla partecipe, consapevole ed ascoltata, degli importanti sviluppi in corso nel mondo, allo scopo di consolidare la pace e l'intesa fra i popoli, obicttivo costante della politica estera italiana, Invita il governo a proseguire secondo la linea direttiva finora adottata ». Hanno votato contro l'o.d.g. i comunisti ed i socialisti. Socialdemocratici e repubblicani si sono astenuti. Tutti gli altri gruppi hanno votato a favore. Prima del voto, il ministro Pella, con parole pacate e ferme, aveva illustrato l'atteggiamento italiano nei confronti della distensione internazionale e delle possibilità aperte dai colloqui di Camp David fra Eisenhower e Kruscev. L'Italia — ha spiegato il ministro degli Esteri — desidera la fine della guerra fredda ed attivamente si opererà per favorire la distensione. Ma a questo atteggiamento di fiducia e dì speranza ne aggiunge un altro improntato al senso della responsabilità. Non vuole, non può rinunciare alla difesa delle istituzioni e della libertà. E non pensa ad indebolire i legami con i suoi alleati. Perché nel Patto Atlantico vede lo strumento che ha salvato — e salvaguarderà nel futuro — la pace. Riassunti questi criteri fondamentali, si dirà che la seduta ha avuto inizio con gli interventi dei rappresentanti dei partiti repubblicano, monarchico e socialdemocratico. Macrelli ha ricordato come già Mazzini e Cattaneo vagheggiarono l'unione dei popoli sul cammino della pace. Roberti ha detto che i monarchici non accettano la baldanzosa mozione dei missini e che la loro fiducia al governo è fondata più sulle speranze per l'avvenire che non sull'azione svolta da Segni negli ultimi mesi. E Saragat, continuamente interrotto dai deputati della sinistra, ha spiegato che ogni tentativo di allentare ì buoni rapporti con le democrazie occidentali costituirebbe un ostacolo al contributo che l'Italia può dare alla distensione. «Nell'Unione Sovietica — ha poi aggiunto, traendo conclusioni dal suo recente viaggio a Mosca — è in corso una trasformazione in senso democratico dei rapporti internazionali che deriva sia dalla convinzione di essere al riparo da minacce militari, sia dall'evoluzione interna verso un sistema che si avvicina a quello della democrazia, sia ancora dalla volontà del popolo russo di migliorare le proprie condizioni di vita, che rimangono tuttora a un livello notevolmente basso ». Sempre in polemica con i comunisti, che lo rimbeccavano di continuo, Saragat ha espresso l'opinione che non si debba sopravvalutare il problema dei rapporti culturali quale fattore di distensione ed ha ricordato che Kruscev, parlando la settimana scorsa del «cosiddetto scambio delle idee» ha definito «cibo marcio e velenoso » tutto ciò che la coltura occidentale produce. E ha concluso osservando che oggi si tende à sopravvalutare l'importanza della tecnica ed a dimenticare che la fede nei valori della libertà, della democrazia e della giustizia ha importanza maggiore della tecnica. Subito dopo il ministro Pella ha detto nel suo discorso di replica che l'Italia è favorevole a una politica di più ampi scambi economici e culturali con l'Unione Sovietica, salvo — beninteso — il principio della non ingerenza russa negli affari interni italiani. Il viaggio a Mosca del ministro Del Bo ha proprio per scopo lo studio dello sviluppo dei traffici italo-sovietici. « Per quanto riguarda la distensione — ha detto Pella — io devo innanzitutto ricordare che per noi la politica interna e quella estera rappresentami due campi d'azione ben distinti; ed è assurdo pensare che noi si voglia la rottura con la Unione Sovietica soltanto per¬ ché intendiamo continuare a difendere in Italia, le istituzioni democratiche e la libertà: quella libertà concessa anche a coloro che, se dovessero andare al potere, la negherebbero a noi in virtù dei loro principi antidemocratici. Anche se si dovesse arrivare alla fine della guerra fredda, — ha aggiunto — il governo italiano non avrebbe alcuna ragione di modificare la sua valutazione sugli eventuali pericoli contro i quali intende difendere la democrazia». Il governo rimane favorevole alla distensione e ad una o più conferenze al vertice; e s'impegna a favorire questi incontri, a facilitare la liquidazione della guerra fredda. Ma questa — ha spiegato Pella — non è una linea nuova di condotta: é la linea sempre finora seguita.. Ugualmente non muterà la politica di fedeltà al Patto Atlantico, su cui si fonda la nostra sicurezza. « Quando noi chiedemmo al Parlamento la ratifica di questo Patto, uno dei vostri più illustri rappresentanti — ha detto Pella rivolgendosi alle sinistre — dichiarò in quest'aula: " Se il Patto Atlantico verrà approvate', domani avremo la guerra ". Sono invece passati dieci anni e si può notare che è stato il Patto Atlantico a salvare la pace. Noi non abbandoneremo quindi i nostri principi e crediamo che non sia possibile la pace senza sicurezza come non è concepibile la libertà senza giustizia. Noi siamo per la distensione, ma anche per la responsabilità; e non intendiamo far correre rischi alla sicurezza e alla libertà dei popoli occidentali ». ■linnimiimiiiiiniimiM numi unum Parlando del disarmo, il Ministro ha detto che per esso il governo italiano pone cinque punti basilari: 1) il disarmo deve realizzarsi per tappe successive e graduali; 2) ogni accordo dovrà prevedere adeguati controlli internazionali; 3) il disarmo deve procedere di pari passo per le armi atomiche e per le armi convenzionali; 4) ciascun accordo deve essere accompagnato da accordi in materia di sicurezza; 5) il disarmo potrà essere proficuo se accompagnato da una tregua nel campo della propaganda. Inoltre il governo non può accettare la richiesta comunista di creare una zona disatomizzata nell'Europa centrale: ciò sarebbe contrario al principio che il disarmo atomico deve procedere di pari passo con quello convenzionale. Né è possibile accettare la richiesta .di rinunciare alle armi atomiche, visto che di esse dispongono altre potenze. Perché pretendere allora che l'Italia affidi la sua difesa all'arco e alle frecce? Diverso sarebbe naturalmente il discorso se agli ordigni nucleari dovessero rinunciare tutti gli altri Stati. Del piano presentato da Kruscev alle Nazioni Unite per il disarmo generale, Pella ha detto che è stato accolto con interesse anche se nulla di nuovo porta sul problema vitale dei controlli; e quando i comunisti, e i due fratelli Pajetta in particolare, hanno cominciato a rimbeccarlo, il ministro ha esclamato: «Io comincio a pensare che abbiano ragione coloro i quali credono che i comunisti non vogliono accettare i controlli. E non accettare controlli ef¬ cSBtstmlvapsCAspLnèmkbvpspg m mimiiimmiiiimmmiiimmmn ficaci, significa non volere il disarmo ». Per la Germania il ministro ha detto che si riscontrano due problemi: uno a lunga scadenza, quello della riunificazione che non appare di facile soluzione per il momento, e uno relativamente urgente, quello di Berlino, città dove si riscontra una situazione singolare che andrà risolta salvaguardando la libertà e gli interessi dei cittadini di Berlino-Ovest e stabilendo (e questa, si noterà, è cosa di cui non s'era ancora sentito parlare) che Berlino debba essere la capitale il giorno in cui si arriverà all'unificazione. Se la prossima conferenza al vertice si occuperà soltanto di Berlino, ad essa dovranno logicamente partecipare soltanto le quattro Potenze interessate. Se invece venissero portati sul tappeto altri problemi, l'Italia — ha detto Pella — chiederebbe d'interloquire. E se poi altre Potenze venissero invitate all'incontro al vertice, l'Italia, forte delle promesse fattele il maggio scorso durante la riunione a Copenaghen del Consiglio Atlantico, reclamerebbe il suo diritto ad essere invitata. Dopo aver detto che nella seconda metà di novembre il presidente Segni si recherà a Londra in compagnia del ministro degli Esteri — l'invito è stato portato ieri, personalmente, dall'ambasciatore Clarke — e che non sono stati abbandonati' 1 progetti per i viaggi nel Canada e nel Giappone, Pella ha concluso discutendo i problemi dell'Europeismo ed affermando che il governo italiano è favorevole mmiiimmiimimmmiimiiiiim limiti a un rilancio della «Piccola Europa », anche se dovesse incontrare difficoltà da parte di altri Paesi. L'Italia è anche favorevple a ridurre, forse da 12 a 8 anni, il periodo transitorio previsto dai trattati di Roma; ma a patto che gli accordi riguardino anche l'armonizzazione delle politiche economiche e non soltanto la riduzione delle tariffe doganali, perché l'Italia non ha interesse ad arrivare a una semplice unione doganale, ma vuole una vera comunità economica che serva, anche ad aprire le porte alla comunità politica. Dopo il discorso del Ministro, il presidente Leone ha IlllMIttlIMlMlllllIlllIlillllllIIIIlllllllllIllliailIIIll convocato i capi gruppo nella sua stanza di lavoro. La riunione è stata lunga, ma è servita a convincere comunisti e missini a ritirare le loro mozioni. Alla ripresa della seduta, si sono avute le dichiarazioni di voto: per i democristiani, l'on. Gui ha osservato che il dibattito è servito a mostrare la sostanziale identità di vedute fra socialisti e comunisti. Martedì, la Camera discuterà le mozioni sulla data delle elezioni amministrative a Venezia, a Napoli, a Firenze ed in altre città. Enrico Altavilla IllllIIIIIJIlllIMMIIlltllIlIlllIJIllI llIMlllIlllIl