Oggi la risposta di Pella ed il voto dei deputati di Enrico Altavilla

Oggi la risposta di Pella ed il voto dei deputati Oggi la risposta di Pella ed il voto dei deputati (Nostro servizio particolare) Roma, 15 ottobre. Aula oggi straordinariamente affollata a Montecitorio per l'inizio del dibattito sulla politica estera che verrà domani a conclusione con la replica del ministro Pelle. Tema centrale, quasi unico del dibattito, la distensione internazionale e l'atteggiamento italiano nei confronti delle molte prospettive aperte dai colloqui di Camp David. Togliatti e Nenni, i de Codaccl-Pisanelll e Manzini, l'ex-ministro Gaetano Martino per i liberali, Anfuso e Cantalupo per i gruppi di destra si sono detti tutti favorevoli alla fine della guerra fredda. Ma è sulle modalità per giungere alla distensione che Fi dono manifestate le divergenze di opinioni. Togliatti, primo oratore della lunga giornata, ha illustrato la mozione comunista che venne presentata poco dopo la interpellanza socialista — e ne apparve come un deliberato scavalcamento — sul viaggio di Segni negli Stati Uniti e sulla nostra politica estera. L'Italia — ha detto Togliatti — si è schierata, all'interno del Patto atlantico, con gli esponenti del maggiore oltranzismo senza mai prendere iniziative per la distensione. Di iniziative in politica estera, il Governo ne ha presa una sola, quella per il rilancio di quell'europeismo che è contrario agli interessi nazionali perché porterà alla affermazione in Europa dei grandi cartelli tedeschi e alla rinascita dell'espansionismo germanico. «Non dimentichiamo — ha detto Togliatti — quel che avviene in Alto Adige, dove i mo vimenti sciovinistici vengono aiutati da gruppi bavaresi e renani che fanno capo a Bonn >. Dopo aver criticato l'incapa cita dei nostri ad adeguarsi ai mutamenti della politica internazionale, Togliatti ha esaltato i progressi dell'Unione Sovietica, ricordando lo scherno con cui furono accolti i piani quinquennali. < Oggi — egli ha affermato — nessuno può dubitare che quando sarà stato completato il piano settennale, l'Unione Sovietica avrà superato i più avanzati Paesi occidentali. Oggi non è più possibile parlare della Russia come d'un Paese di barbari; e la loro superiorità atomica e scientifica costringe anche i guerrafondai occidentali a convenire sulla necessità della distensione. Noi comunisti non ci nascondiamo le difficoltà del processo di riavvicinamento fra i due blocchi, anche a causa dell'atteggiamento negativo assunto dalla Chiesa; e siamo pertanto favorevoli a nuovi e frequenti incontri fra gli esponenti di questi due mondi. In quanto al nostro Governo — ha concluso Togliatti — non sarebbe giusto, definirlo di tipo clerico-fascista; ma nella de opera una potente ala che tende ad un simile regime». Il missino Anfuso è venuto in polemica violenta con le sinistre quando ha ricordato che i russi hanno realizzato la rivoluzione industriale servendosi dei lavori forzati e dei carri armati, e quando ha parlato della politica « imperialistica » dei comunisti cinesi. Subito dopo il de Codac ci-Pisanelli ha illustrato la mozione su cui probabilmente si voterà domani. Essa Invita il governo a continuare la sua azione per rinsaldare 1 rapporti con i suoi alleati e per far l'Italia partecipe degli sviluppi tendenti al consolidamento della pace < I recenti avvenimenti — ha detto l'oratore democristiano — hanno creato uno spirito di moderi zione, improntato a una serenità che non appare del tuttn giustificata L'Italia deve con tinuare la sua politica atlantica ed europeistica intensifi cando nello stesso tempo i rapporti con i Paesi dell'Europa orientale. E del resto già negli ultimi tempi si sono avuti miglioramenti nelle relazioni con la Polonia e con la Russia, sia per quanto riguarda le riparazioni di guerra e il triste problema dei dispersi, sia per quanto riguarda l'interscambio economico con l'Unione Sovietica che verrà portato da 30 a 120 milioni di dollari >. Codacci-Pisanellì ha proseguito che il governo non ha alcuna prevenzione contro la Cina comunista, dicendo che quanto più celermente Mao Tse-tung abbandonerà la via della forza, tanto più facilmente si potrà arrivare al riconoscimento della Cina territoriale. Nel pomeriggio Pietro Nenni ha criticato, definendolo < sciagurato » il recente viaggio' di Segni e Pella a Washington dove avrebbero lanciato una aperta sfida alla distensione; ed ha detto che nella stessa de sono state sottoposte a critiche le frasi che su iniziativa italiana (secondo l'oratore) sarebbero state inserite nel comunicato che ha fatto accenno alla necessità di non rilassare gli sforzi difensivi. < E' stato il ruggito del topo » — ha detto' il leader socialista; ed ha aggiunto che non attende una risposta da Segni, rna dal congresso della de. < Per questa ragione — ha specificato — noi non volevamo un dibattito sulla politica estera, noi della opposizione non abbiamo di fronte a noi un interlocutore valido. Può darsi che da Firenze torni la stessa équipe ministeriale; e dovremo allora dire che il congresso' è finito "a tarallucci e vino ". Ma almeno sapremmo di avere un vero interlocutore. La situazione resterebbe difficile, ma sarebbe chiara. Oggi invece i poteri di Segni non portano l'avallo della de e dello stesso Consiglio dei ministri ». Parlando della distensione, Nenni ha detto che ad essa < gli Stati Uniti dovranno ar¬ •llllliiimmiimimmii mi iiiiiiii rivare sia per evitare una perdita di prestigio nel mondo afro-asiatico, sia perché hanno subito la "Pearl Harbour" degli spazi. Anche l'Unione Sovietica — ha aggiunto — non è arrivata alla distensione per una via facile. E' stato innanzitutto necessario il travaglio ideologico e politico, non ancora concluso, del ventesimo congresso moscovita. I sovietici hanno dovuto abbandonare i due principil che erano stati adottati durante l'èra staliniana: a) che la lotta di classe si fa tanto più aspra quanto più avanza la struttura socialista;' b) che non c'è terreno d'incontro fra i due blocchi >. < Certo è — ha continuato — che Kruscev ha in Europa e in Asia 1 suoi « duri » i quali l'aspettano al varco di un insuccesso ». Accennando alla vittoria dei conservatori, « che ha posto al movimento socialista europeo problemi molto seri » Nenni ha detto che il successo di Macmillan è dovuto anche alla sua politica estera che è in contrasto con quella che sarebbe voluta da De Gaulle, da Adenauer e da Segni. «La Francia però — ha specificato — va verso una lacerante riqualificazione della sua politica estera, che la porterà a un esasperato particolarismo, teso alla ricerca d'una difficile grandeur. E per quanto riguarda la Germania, bisogna domandarsi per quanto tempo potrà durare l'appoggio americano al vecchio Cancelliere Adenauer, ora che gli Stati Uniti hanno abbandonato la politica di Dulles. Ciò ci autorizza a chiedere al governo: voi con chi siete? con Macmillan o con Adenauer? volete compiere qualche gesto distensivo, rinviando ad esempio l'installazione delle rampe per missili? A tutte queste domande noi attendiamo la risposta dal congresso di Firenze ». A nome dei liberali, l'on. Martino ha detto che i colloqui di Camp David hanno iiiiiiiiiiiiiiiniimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii imiii ■ in creato una nuova atmosfera di fiducia ed hanno portato anche a una nuova procedura delle quattro potenze che nel dopoguerra hanno decìso i destini del mondo: ne sono rimasto due soltanto, Stati Uniti ed Unione Sovietica, a condurre le trattative più importanti. Ciò è avvenuto perché in Europa non v'è una grande potenza. Dall'unione anche politica dei sei paesi che hanno aderito al Mercato comune potrebbe nascere questa grande potenza; e quindi i liberali sono favorevoli a ridurre da dodici a otto anni il periodo transitorio per l'applicazione dei trattati europei e sono decisi ad appoggiare le iniziative, anche le più audaci, che possano condurre a un'Europa politicamente unita. Il dibattito è stato chiuso da un intervento del d.c. Manzini, il quale ha sostenuto che la politica atlantica è servita a creare la base per le trattative che potrebbero condurre alla fine della guerra fredda. Manzini ha parlato anche dello sgretolamento della famiglia nella Cina comunista ed è entrato in una vivace polemica con i comunisti, fin quando Giancarlo Pajetta ha esclamato: «Vi siete decìso a riconoscere che i sovietici non hanno la coda come gli animali. E questa coda perché volete attaccarla ora ai cinesi? ». Domani gli interventi di Macrelli, Saragat, Covelli e la replica del ministro Pella. Enrico Altavilla