La questione di fondo di Luigi Salvatorelli

La questione di fondo La questione di fondo H fenomeno dei gruppi isa denominazione e caratte re personalistico, o almeno « sezionalistico », invadenti il campo della discussione politica, con la tendenza a combinazioni svariate tra gruppi maggiori e minori è caratteristico di ogni partito nel periodo immediatamente precedente un congresso nazionale. Nel caso presente del congresso democristiano tale fenomeno ha assunto una vistosità eccezionale. Ogni giorno che passa ci offre qualche nuova formazione o suddivisione. Esempio tipico: se fino a ieri si parlava di « fanfaniani » e « dorotei », oggi siamo informati che per una parte dei secondi si incomincia a parlare di « morotei », tendenti, entro la categoria dorotea, a una intesa con Fanfani. L'inconveniente principale di tale accentuazione personalistica consiste nell'accrescere sempre più la confusione alla superficie, rendendo sempre più difficile scorgere il fondo. Si ha l'impressione che gli stessi leaders, se fino a ieri tendevano, per ragioni tattiche, a non rivelare prematuramente le loro ultime intenzioni, adesso rischiano di perdere essi medesimi ' la nozione esatta di quello che è in gioco. Qual è stato il punto di partenza dell'attuale situazione del maggiore partito nazionale, situazione tale che ad essa conviene il termine, abitualmente tanto abusato, di crisi? Mi sembra che non ci sia dubbio in proposito. Il punto di partenza della crisi è stato il fatto dell'entrata stabile nella maggioranza sostenente il monocolore democristiano, di un elemento costituzionalmente dubbio, e soprattutto di un altro elemento politicamente e moralmente incompatibile con il nuovo Stato democratico italiano. Com'è noto, l'appoggiarsi a destra — anzi, all'estrema destra — del governo attuale venne giustificato ufficialmente con uno « stato di necessità», a cui ci si proponeva di far fronte col mantenimento integrale del programma democristiano, generale e particolare, da parte del governo monocolore. Con tale impostazione si riconosceva implicitamente, e talora esplicitamente, che non sarebbe stata accettabile una influenza politica specifica dell'estrema destra, e più particolarmente del msi, sulla politica governativa, e che la nota dell'antifascismo — come ha proclamato lo stesso onorevole Moro, segretario' del partito — doveva rimanere costitutiva per la democrazia cristiana. La recente risposta data dal governo alla questione del mantenimento del Foro Italico nelle sue condizioni attuali — che ne fanno un monumento essenzialmente, provocantemente fascista — ha voluto essere anch'essa una riaffermazione di antifascismo. Si è detto: l'Italia nuova ha superato, abbandonato il fascismo; essa è stata t'ondata e riposa, oggi e nel futuro, su principi opposti a quelli del fascismo. Proprio per questo, essa può lasciare tranquillamente in piedi un monumento fascista, come testimonianza storica di un passato scomparso per sempre. Senza fare nessun processo alie intenzioni, dobbiamo dire che la risposta contiene un. grosso equivoco politico e morale, Il Foro italico non è un monumento archeologico : è un luogo di vita sociale quotidiana, e tanto più lo sarà nelle prossime Olimpiadi, allargandosi a importanza internazionale. Né fascismo è qualcosa di scomparso; siano pochi o molti i suoi seguaci, rappresentino essi o no un pericolo immediato per lo Stato democratico italiano, sta il fatto che essi si affermano petulantemente come gli eredi non solo del fascismo in generale, ma di quello di Salò, e addirittura del nazifascismo, fino ad annoverare, esaltandoli, fra i propri rappresentanti gli apologeti dei crimini del nazismo. Questa persistenza e pervicacia fascista è divenuta più intensa contemporaneamente all'appoggio da loro dato al ministero democristiano, appoggio a cui essi hanno attribuito appunto il significato di una loro trionfale inserzione, a bandiere spiegate, nella legalità co¬ lacvsndcdtsscgdtdcSnzdnsmcspsdmsmdzdfradgmsdpazqssinto1■SncutsrMmbsstpItaucnndptcmnmcdc stituzionale democratica del- la nuova Italia. La vera questione che il congresso democristiano deve affrontare, è proprio questa: se una simile inserzione sia compatibile con la fede politica democristiana e con ■ il fondaménto morale dello Stato italiano. Si tratta di ben altro che di questa o quella corrente, di questo o quel segretario politico, di questo o quel capo di governo. E' una questione di fondo — di vita o di morte, potremmo dire — per la democrazia cristiana. * * Non però, per la democrazia cristiana soltanto. Si deve tener fermo che non è accettabile una situazione assumente l'aspetto di una legalizzazione nazionale e democratica del fascismo. Ma contemporaneamente non è lecito dimenticare che, per effetto della situazione parlamentare nel presente e nel futuro prossimo — un « prossimo » a durata indefinita —, la democrazia cristiana non può sottrarsi al dovere di formare il governo. Così stando le cose, è compito essenziale, non prorogabile, della democrazia cristiana di riaffermare, consolidare, chiarire, in modo non soggetto ad alcun equivoco, la sua fede democratica, sociale-progressiva, antifascista non meno che anticomunista. Ma se il prossimo congresso democristiano adempirà in pieno questo compito, sarà anche diritto della democrazia cristiana di domandare quei concorsi democratici, socialprogressivi, antifascisti e antitotalitari che sono indispensabili per la ricostituzione di una maggioranza organica parlamentare. Luigi Salvatorelli 111111 Miiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii

Persone citate: Fanfani, Moro

Luoghi citati: Italia, Salò