Il P.M. chiede due ergastoli ed una condanna a 27 anni di Gino Nebiolo

Il P.M. chiede due ergastoli ed una condanna a 27 anni Alle Assise di Cuneo il processo ai tre fratelli Il P.M. chiede due ergastoli ed una condanna a 27 anni La massima pena è per i due fratelli maggiori - Oggi parla la difesa (Dal nostro inviato speciale) Cuneo, 13 ottobre. Ergastolo per Giuseppe Michelis. Ergastolo per Domenico Michelis Ventisette anni di reclusione per Giovanni Michelis. Sono le richieste formulate stasera In Corte d'Assise dal Pubblico Ministero dott. Spaziani al termine d'una drammatica requisitoria durata qua3i quattro ore. A quelle parole Giuseppe Michelis ha portato le mani agli occhi, quando le ha tolte appariva sconvolto I fratelli, al suo socfianco, avevano invece la stes- j sa espressione dei giorni scor- 'si, impassibile assente. Dome nlco, che forse nella folla ave va riconosciuto la madre, ab bozzava sorrisi e gesti di saluto. «Li considero fra i criminali più efferati e scaltri che io ho mal incontrato — aveva detto poco prima il P"Ì$t. — E considero questo processo come 11 più grave della mia carriera». Gli imputati hanno giocato d'astuzia, fino all'ulti mo, con la paura del testimo-ìni: a Venasca la gente ha sem-1 pre temuto i tre fratelli, e in udienza pochi hanno osato accusarl' pubblicamente, pochi hanno trovato il coraggio di portare le prove della loro colpevolezza L'omertà e la reticenza, di cui si nono avute dimostrazioni nei giorni scorsi, sono determinate — secondo il P. M. — dal terrore di finire uccisi, come sono finiti Giuseppe Bodino, Michele Arrò e Lucia Boero, le vittime dei tre delitti di cui rispondono 1 Michelis «Nonostante il muro dell'omertà, sono stati raccolti pedanti indizi, valide prove, circostanze che illuminano. Voglio ricordarvi che Arnaldo Graziosi fu condannato a 24 anni per un quinto degli indizi che gravano oggi su questo dibattimento ». Il P. M. incomincia dal primo delitto, avvenuto 11 7 dicembre 1953. Giuseppe Bodino aveva sostato la sera precedente in una osteria di Venasca con il nipote Giuseppe Michelis. Alle 2,30 i due sono assieme per strada. E' domenica. .Quella notte 11 Bodino non va a dormire nel suo letto II lunedì, verso sera, 11 suo corpo è rinvenuto in un canale: causa della morte è l'annegamento, ma sulla salma vi sono alcune ferite. Un -.'ontadino giura di aver trovato, sulla mulattiera che porta alla casa del Bodino, molte macchie di sangue. Qualche donna afferma di aver scorto il fratello minore del Giuseppe, Giovanni, mentre lavava la motocicletta in un cortile: la moto pareva sporca di sangue. Tali deposizioni coincìdono con la confidenza fatta da certo Dalmasso a diverse persone del paese: «Ho visto Giuseppe e Giovanni che caricavano ' sulla - motocicletta un corpo esanime ». Dopo aver stordito lo zio, andavano a gettarlo nel canale: così sostiene il P. M. Ma perché l'avevano ammazzato? Per motivi di interesse, per divider? l'eredità dell'ucciso, per impossessarsi della sua casa. >'/ Il capitolo più difficile del processo, per l'accusa, riguarda la morte di Michele Arrò. Era un giovanotto ingenuo, sognava di trovar lavoro in Francia I Michelis gli avevano fatto balenare la possibilità di portarlo con loro, oltre le Alpi; e lo avevano convinto (dice il P.M ) ad incassare ICO mila lire che teneva alla Po sta Scomparve misteriosamente .da Venasca 11 23 marzo 1958. Aiyih'egll, la sera prima di sparire, si era attardato a bere in una osteria con Giuseppe Michelis II quale, in seguito, si raccomandò con la padrona del locale di tacere quella circostanza con chiunque, anche con i carabinieri. Una setti mana dopo, l'Arrò fu ripescato dalle acque dello stesso canale dove era morto il Bodino. i soldi non c'erano più. Alle obiezioni del difensori, i quali azzardano l'ipotesi di un suicidio, il P. M. risponde che un aspirante suicida non riscuote, la vigilia di sopprimersi, tutte le sue sostanze. « Giuseppe Michelis, regista e ignobile cervello dei tre delitti, non poteva ignorare che le tasche del povero amico erano gonfie di banconote * Terzo episodio: la vecchia Lucia Boero strangolata il 13 aprile 1958, due settimane dopo la morte dell'Arrò. Non fu j assassinata per rapina, era po verissima, viveva con due ca- 'pre in una baita squallida. Essa sapeva qualche -osa dell'uccisione dell'Arrò, forse aveva in mano le prove. Raccontava in paese che a gettarlo nel canale erano stati 1 Michelis E costoro più volte l'avevano minacciata II P.M. commenta: «Giuseppe avrebbe preferito ucciderla 'ui, era lui che la donna accusava di più. Ma ripiegò per prudenza su un " omicidio per commissione " ìed incaricò Domenico, il meno 1 sospetto. E Domenico si_ rive lò un pessimo assassino, lasciò in giro troppe ■ tracce di sé ». Le prove contro Domenico — sostiene il PM. — sono schiaccianti. Il suo foulard trovato nella balta della Boero; le orme di scarpe come le sue, sulla neve (andavano dalla baita verso la casa dei Michelis); 1 grumi di sangue e i framménti di pelle umana sui suoi pantaloni. E soprattutto la gravissima testimonianza di un fratello estraneo alle fosche Imprese, Emilio, che sotto giuramento affermò anche in aula che la notte del delitto Domenico era rincasato molto tardi, dopo le due e non, come si difende l'imputato, verso la mezzanotte. «Non manca che la confessione, ma questi tipi di criminali non confesseranno mai. La Corte giudichi in base alla logica del fatti. E non tema di cadere in un errore giudiziario, condannando. Per ogni ' caso Corbisiero " nei reclusori vi sono 99 ergastolani colpevoli. Quanto a me, io perseguiterò gli imputati fino alla fine, con la coscienza di compiere un alto dovere » Il dott Spaziani ha poi pronunciato tre volte la parola « ergastolo » accanto al noma di Giuseppe Michelis (ergastolo per ognuno del tre delitti; la richiesta è di un ergastolo e 4 anni di Isolamento diurno); a Giovanni ha riconosciuto le attenuanti generiche per la giovane età: 24 anni di reclusione per l'omicidio premeditato ed aggravato e 3 anni per l'urto Domani gli avvocati della Difesa cominceranno le arringhe La sentenza non si avrà prima di venerdì sera. Gino Nebiolo

Luoghi citati: Cuneo, Francia, Venasca