Le dodici alpinista vinte dalla bufera abbandonano la scalata nell'Himalaya

Le dodici alpinista vinte dalla bufera abbandonano la scalata nell'Himalaya Costrette a rinunciare alla conquista delia sesta vetta del monda Le dodici alpinista vinte dalla bufera abbandonano la scalata nell'Himalaya Una valanga ha bloccato la prima spedizione femminile all'attacco del monte Gho Oyu alto più di 8 mila metri - Due guide indiane colpite da congelamento - Le scalatrici, tutte tra i 17 e i 30 anni, hanno iniziato il ritorno al campo base (Nostro servizio particolare) Katmandu (Nepal), 13 ottobre A quanto pare, la spedizione femminile al Oho Oyu è costretta a rinunciare alla conquista della sesta vetta del mondo. Il ministero degli Esteri del Nepal ha reso noto che le tormente che imperversano sull'Hìmalaya hanno costretto le coraggiose scalatrici a far ritorno al campo base. Il tentativo può quindi dirsi abbandonato; entro una quindicina di giorni la spedizione riprenderà la marcia di discesa verso Katmandu. La vetta, alta 8150 metri, è situata una settantina di chilometri ad occidente dell'Everest; la grande altitudine fa acquistare al gigante himalayano una suggestiva colorazione turchina. Le soalatrici, dodici fra francesi, inglesi, belghe, svizzere e indiane, non hanno potuto superare il campo n. 4, situato a grande altezza stilla parete a strapiombo del Cho Oyu (Grande Testa). A quanto ha comunicato il ministero degli Esteri nepalese, due guide sherpa sono state travolte da una valanga e si trovano adesso al ii*iiii«iiiiiiiii«iiiti«tliiliiilliliiliiiiiiiilliiiiiiiiit campo di base, ai piedi della montagna, con sintomi di congelamento alle estremità. Due delle scalatrici avevano dovuto rinunciare all'impresa già nei giorni scorsi, non potendo resistere alle condizioni di estrema rarefazione dell'aria alle maggiori altitudini. Si stanno rimettendo dal «mal di montagna» a Namche Bazar, un abitato ai piedi del massiccio, nei pressi del confine fra il Nepal ed il Tibet. La spedizione è capeggiata dalla signora Claude Kogan, una professionista francese conosciuta come disegnatrice di costumi da bagno. Nel 1954 essa e la guida svizzera Raymond Lambert arrivarono a circa aoo metri dalla vetta del Gho Oyu; non poterono vincere la montagna a causa delle terribili tempeste di vento gelido. Anche prima di avventurarsi in questo secondo tentativo, la\signora Kogan aveva previsto | che sarebbero state le condizioni atmosferiche a determinare il sucesso o il fallimento della spedizione. Sebbene il Cho Oyu non presenti eccessive difficoltà tecniche di sca- iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii:j:ii»iiiliiii«tiiiiinimi , \ lata, la sua conquista è resa difficilissima dalle forti correnti aeree. che ne investono le pareti ghiacciate. La spedizione, della signora Kogan è la prima composta di scie donne che tenti la rischiosa impresa. Il Cho Oyu è la sesta vetta del mondo, per altezza, ed esse speravano di conquistarla entro il 15 ottobre, provando che gli uomini non sono i soli capaci di tanto ardimento. Per le componenti della spedizione la vita sulle giogaie dell'IIimalaya è particolarmente dura; debbono procedere costantemente infagottate fino al volto a causa della bassa temperatura; se usano ancora il rosso per le labbra non è certo per civetteria, ma per proteggere la delicata mucosa orale dai rigori delle alte quo- te. Per la maggior parte esse provengono da regioni monta- 3ctadalaqrstarhpcdlmuapone, dove la resistenza fisica ha più valore dell'eleganza nell'abbigliamento. La signora Kogan abita a Nizza, ma ha acquistato grande esperienza della montagna suìlc Alpi, sulle Ande, nel Cau caso, in Groenlandia e sull'Hi- maiaya. Nei con ia prece- dente impresa incompiuta sul Cho Oyu, ebbe il titolo mondiale femminile di alpinismo. E' vedova di un noto alpinista. Altre due donne della spedizione, oltre la signora Kogan, hanno raggiunto in precedenti loro imprese quote di oltre 6000 metri. Sono la signora Eileen Healey, una casalinga inglese, e la bella Claudine van der Stratten, una belga emi grata a Parigi, runica sijmort no della spedizione. AU'impre sa hanno anche partecipato una svizzera e tre sherpa. Di queste ultime, due sono figlie ed una è nipote di Tenzing Norgay, il conquistatore del l'Everest attualmente residente a Dar feeling (India). La spedizione prese le mosse, con quasi tutto l'equipaggiamento, dal porto francese di Marsiglia. Fin dalla partenza le scalatrici avevano stabilito, essendo in maggioranza di lingua francese, di parlare fra loro un giorno in francese ed un giorno in inglese Una volta giunte nel Nepal però — come ha riferito una di loro, l'inglese Margaret Dar-\vali — la conversazione co- minefò a tenersi quasi sempre j in francese, lingua madre di sei delle alpiniste. Le più timide, nei confronti delle emancipate compagne europee, si sono dimostrate le figlie dello sherpa Tenzing, Nima di 17 anni (la più giovane del grup po) e Pem Pem di 19, insiemecon la cugina Douma di 23. Il lungo contatto con le europee, più anziane di loro (nessuna ha voluto dire l'età, ma sembrano tutte sulla trentina), ha conferito anche alle ragazze orientali modi spigliati. La più anziana della spedizione sembra essere Dorothea Gravina, una londinese che ha acquisito il titolo italiano di contessa. Essa ha avuto molto da fare fra le giogaie himalayane; è lei in/atti che si è occupata della parte logistica; con l'aiuto dello sherpa Tenzing è riuscita a distribuire quattro tonnellate di materiale alle varie decine di portatori indigeni. Quaranta di questi sono doline, altri 135 uomini. Del gruppo f'inno parte anche dieci sherpa maschi. Il gruppo aveva lasciato ! Katmandu il SI agosto. Per i o a primi quindici giorni si era svolta la marcia nelle alte vallate nepalesi, fino a Namche Bazar, paese situato a quasi 3500 metri di altitudine. Il campo base fu creato il 16 settembre a quasi 6000 metri. La spedizione non è molto attrezzata. Fra l'altro manca della radio e non può quindi ascoltare i bollettini meteorologici. Quanto ai respiratori ad ossigeno, ne ha soltanto qualcuno, per di più usato e riservato ad uso medico, in caso di bisogno. Per rompere la monotonia delle lunghe giornate di solitudine, le dodici scalatrici contavano di giocare a carte e di aiutarsi scambievolmente a riordinare i capelli. All'uopo hanno portato con sé forcine, pettini ed altri ferretti per i capelli. Così disse tempo addietro la svizzera Loulou Boulaz, scalatrice che acquistò molta notorietà, sulle Alpi con una squadra di sci elvetica, anni fa. Medico della spedizione è la parigina Colette Le Bret, una occhialuta dall'aria di seria puMngdnrkCcdgptgcspcfègStfiiiiiiiiiiiiiitiitiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii professionista, e fotografa è un'altra francese, la bruna Micheline Rambaud di Grenoble. L'ultima delle dodici è la signora Jeanne Franco, moglie di Jean Franco, uno dei più noti scalatori francesi, che diresse una spedizione sul Makalu, una vetta prossima al Cho Oyu. La < Grande Testa » è sfata conquistata due volte, dagli austriaci nel 1954 e dagli indiani l'anno scorso. La maggiore difficoltà da superare per la sua scalata è una parete verticale incrostata di ghiaccio, alta circa 600 metri, che parte dalla quota di quasi 7000 metri. Al disopra' della parete si possono seguire- per- _ corsi sulla neve abbastanza]s( facili. Purtroppo però la zona è battuta da venti violenti e gelidi, specialmente di notte. Sono questi che hanno impedito il successo della spedizione femminile. a> p. luodeonaltail toSacoFae prconaprasliavaestode* Adahari dei iitiiiiiiiiiiiitiiiitiiiiiiiiiiiiiiiitiiiiiiiitiiiiiiiiiiiiiiiii