"Mari" senza vita e crateri di rocce di Giorgio Abetti

"Mari" senza vita e crateri di rocce "Mari" senza vita e crateri di rocce crateri, da catene di montagne, da crepacci, da lande deserte. Queste particolarità le conosciamo in tutti i loro dettagli e sono state battezzate fin dalle prime osservazioni fatte col cannocchiale anche con nomi che talvolta non corrispondono alla loro vera natura. Abbiamo cosi il < Mare delle Nubi » dove non ci sono né il mare né le nubi, il « arare delle Procelle » dove non ci sono tempeste, il <Afare delle Piogge » dove non cade mai la pioggia, il « Mare della Serenità » e quello della < Tranquillità» dove regna lo squallore e la morte. Di che cosa sono coperte queste grandi lande di color grigio, che costituiscono le macchie ■ più oscure della Luna pienat Tutto fa credere che si tratti di ceneri vulcaniche. Più correttamente, le configurazioni di svariatissime forme che sono state chiamate < crateri » sono certamente tali. Chi conosce i paesaggi vulcanici terrestri, come le regioni del Vesuvio e dei Campi Flegrei, e quella dell'Etna o altre simili, non può non restare impressipnato per la grande somiglianza dei crateri e zone vulcaniche lunari con quelle terrestri. Attuali eruzioni non esistono più sulla Luna, la quale quindi anche nei suo interno non sviluppa più le energie di cui è ancora abbastanza -ricca la Terra. Circa ai centro del disco lunare, presso una catena di monti chiamati Carpazi, ammiriamo uno dei più caratteristici crateri, Copernico, che ha un dia La pacifica gara fra russi e americani per arrivare primi a porre piede sul nostro placido satellite è in pieno corso: oggi è toccato ai sovietici registrare un successo di non secondaria importanza, riuscendo per la prima volta a « colpire » la Luna con un carico inviato da Terra. Mentre il Lunik I, lanciato lo scorso gennaio, pur essendosi liberato dalla attrazione terrestre, mancò la Luna e divenne, di conseguenza, un minuscolo pianeta, meglio diremo un meteorite che'gira attorno al Sole (e la stessa cosa avvenne, nel marzo successivo, al più piccolo Juno americano), questa volta il nuovo missile russo, animato dalla velocità che gli è stata fornita dai suoi propclletiti, ha attraversato quella linea neutra in cui l'attrazione della Terra eguaglia quella della Luna, e quindi, entrato nel campo d'attrazione lunare, ha via via accelerato nuovamente la sua corsa, cadendo infine sulla Luna come i meteoriti cadono sulla Terra. Con la differenza che questi, incontrando l'atmosfera sempre più densa man mano che si avx-icinano alla superficie terrestre, per effetto dell'attrito si incendiano totalmente o quasi, mentre sulla Luna il missile è certamente precipitato come un proiettile, frantumandosi sulle sue rocce vulcaniche. A questo rimiro .si può osservare che, a differenza di quanto accadde per la Terra, dove le regioni inesplorate solo con gravi difficoltà sono state scoperte a palmo a palmo, sino a. che non si potè sorvolarle con gli aeroplani, la topografia della Luna, almeno nel suo emisfero visibile, si conosce già con molto dettaglio. Anzi, per un fenc-ieno che gli astronomi chiamano « librazione », possiamo osservare anche il 20 per cento dell'altro emisfero. Quello che possiamo vedere e fotografare sulla Luna con l'aiuto dei maggiori telescopi, ci rivela la natura del suo suolo e le sue caratteristiche che possiamo esaminare con dettaglio concludendo che sulla Luna mancano tutte le condizioni che rendono bella e variata la Terra, e permettono su di essa la vita. Figlia del Sole, come la Terra, forse staccata da questa, la Luna a causa delle sue dimensioni modeste, non ha potuto trattenere attorno a sé ni idrogeno, né ossigeno, né gli altri gas che costituiscono la nostra atmosfera. La sua nascita deve essere stata difficile e tumultuosa a giudicare dall'apparenza della sua superficie tutta tormentata da metro di novanta chilometri con un picco nel mezzo, al centro d'una montagna alta quattro chilometri. Interessanti sono anche tre crateri ai quali sono stati dati i nomi di «Tolomeo», * Alfonso», *Arzachele», estesi per qualche centinaio di chilometri e attaccati uno all'altro, tanto da suggerire a Galileo l'appellativo di « cauda pavonis », paragonando egli i crateri agli occhi che adomano le penne dello coda del pavone. Le catene dì montagne non sono cosi estese, né luminose, come quelle terrestri, oltre ai Carpazi si osservano a delimitare i mari, le catene degli Appennini e delle Alpi. Ma all'osservatore terrestre che esplora la Luna col cannocchiale non può sfuggire il fatto che pur essendoci crateri spenti tanto simili à quelli terrestri, ve ne sono ■ anche, sparsi in gran numero, alcuni di dimensioni piccolissime, altri più notevoli, che ricordano in modo, impressionante i crateri formati dai meteoriti che cadono sulla Terra, o quelli causati dai bombardamenti degli aerei sulla superficie terrestre, di cui abbiamo avuto tanti tristi e disastrosi esempi. Cosicché la tendenza degli astronomi è oggi di pensare che nella tormentata origine della Luna, oltre le violente eruzioni, preludio dell'inattività a cui era destinata, si sia anche accompagnata una violenta pioggia di meteoriti. Giorgio Abetti dell'Osservatorio di Arcetri

Persone citate: Copernico, Juno