De Gaulle ha parlato di "autodecisione,, per l'Algeria di Loris Mannucci

De Gaulle ha parlato di "autodecisione,, per l'Algeria il generale rientrato a Parigi De Gaulle ha parlato di "autodecisione,, per l'Algeria Gli esponenti "ultras,, contrari a questa formula che sembra escludere l'integrazione - Trattative con i ribelli sarebbero state tentate per mezzo del senatore algerino ucciso venerdì a Vidi * Dai nostro corrispondente Parigi, lunedì mattina. « II mondo intero deve capire che ciò che noi facciamo in Algeria non è un'opera di dominio e di conquista. Occorre capisca che ciò che noi facciamo è per la popolazione, per essa e grazie ad essa*. Cosi ha dichiarato il generale De Gaulle dinanzi agli ufficiati del posto di Artois poco prima di~prcndere l'aereo che lo ha ricondotto a Parigi, dove è arrivato ieri sera alle ore ti. Per quattro giorni il generale De Gaulle ha percorso il bled fermandosi nei piccoli centri per parlare ai musulmani e nei posti avanzati per interrogare gli ufficiali. Ai primi egli ha pro7nesso la pace, affermando che la ritiene prossima; ai secondi ha detto di continuare la « pacificazione », aggiungendo molti elogi per l'azione dell'esercito; a tutti e due ha dichiarato che « gli algerini dovranno realizzare da sé il loro axwcnire ». E così ancora una volta e stato dato un colpo al cerchio e un altro alla botte, essendo evidente che la parola « pace », ogni volta applaudita moltissimo dagli arabi, non ha alcun rapporto con quella di « pacificazione », se questa deve essere realizzata dai mili. tari. Le incertezze sulle intenzioni del generale De Gaulle, al quale i ministri hanno dato carta bianca per risolvere il problema algerino, persistono. Tutt'al piii si deve osservare che, secondo i testimoni delle conversazioni fra lui e i getter-:egli avrebbe pronunciato la parola « autodeterminazione », parlando del futuro statuto dell'Algeria, Il quotidiano L'Echo d'Alger ha già reagito contro una tale eventualità, che escluderebbe la cosiddetta « integrazione », affermando che gli algerini hanno già scelto il loro destino il 1S maggio 1958 e poi col referendum successivo. Dell'Algeria è stato parlato anche a Londra nelle conversazioni fra Eisenhower e Macmillan, e si registra a Parigi l'opinione in proposito del Presidente americano, il quale ha detto: « So?to pronto ad appoggiare un eventuale sforzo del generale De Gaulle per giungere a una soluzione liberale ragionevole ». Questa soluzione, secondo un'interpretazione delle parole di Eisenhower, escluderebbe l'indipendenza pura e semplice concessa dalla Francia agli algerini, ma implicherebbe il riconoscimento da parte di Parigi del diritto degli algerini di decidere da sé il loro avvenire. Si ritiene quindi che nelle prossime conversazioni col generale De Gaulle, V presidente Eisenhower lo >:sorterà a prendere un'iniziati : a che permetta agli Stati Uniti e alla Gran Bretagna di •.•dottare un atteggiamento favorevole alla Francia. La situazione sembra effettivamente matura per una nwtva iniziativa francese. Certi contatti opportuni sarebbero stati già yresi con Fehrat Abbas in Svizzera una quindicina di giorni fa, per tramite del senatore arabo Sccrif Benhabyles, che però è stato assassinato venerdì scorso a Vichy, da due giovani appartenenti, pare, al Fronte di liberazione nazionale. Tale assassinio costituirebbe, secondo taluni, un avvertimento agli algerini disposti a fare alla Francia concessioni, e vorrebbe dimostrare volontà di resistenza dei veri patrioti. Uno degli sparatori ha dichiarato alla polizia di appartenere al corpo dei « volontari della morte », aggiungendo: « Avevo una missione da compiere. L'ho fatto. So quelIr. che mi aspetta. Ho preso le mie responsabilità. Lotto per una causa nobile. Potete fare di me quello che volete ». Sono parole alla Muzio Scevola e sono la prova di uno stato d'animo di cui il gene- rale De Gaulle può diffìcilmente evitare di tener conto. E' egualmente interessante, perché rispecchia l'opinione di numerosi francesi, sia uomini politici o uomini qualunque, ciò che ha dichiarato ieri l'expresidente del Consiglio Felix Gaillard, prendendo la parola ad Aix-les-Bains, all'inaugurazione della piazza ad Eduard Herriot: « Siamo sul filo del rasoio e non si sa da che parte cadremo », ha detto Felix Gaillard, parlando della situazione interna. Egli si è poi espresso nei seguenti termini relativamente alla politica intemazionale della Francia: « Non si difende la libertà se non difendendo la pace. Questa dev'essere protetta dall'unione delle Nazioni che vogliono la libertà. La guerra è venuta ogni volta che l'unione si è indebolita. Oggi siamo a uno congiuntura simile. La Francia ha tendenze a fare il suo gioco personale a spese della solidarietà delle democrazie ». Loris Mannucci