Ingegnere suicida scrive le fasi della sua agonia
Ingegnere suicida scrive le fasi della sua agonia Ingegnere suicida scrive le fasi della sua agonia Si è avvelenato e su un libretto ha registrato l'avvicinarsi della morte - Abitava in una casupola dopo una serie di rovesci finanziari Livorno, 25 settembre. Un ngegnerp che si è tolto la vita uà scritto su un libretto le fasi della propria agonìa. Il suicida è Falco De Donato, un ingegnere civile che da qualche tempo risiedeva a Livorno in una catapecchia di via del Litorale 294 Anni or sono il De Donato si trasferì nella nostra città acquistando un vasto terreno coltivato nella frazione di Antignano e una magnifica villa in via del Litorale. Gli abitanti del luogo lo conoscevano per un professionista dalla vita brillante e dispendiosa. Improvvisamente la fortuna voltò le spalle all'ingegnere romano (si parla di -speculazioni sbagliate), il quale poco alla volta aveva dovuto vendere ogni possedimento e si era trasferito nella casupola. Stamani qualcuno notava che l'ingegnere non era ancora uscito di casa: si bussava alla porta, ma senza risposta, finché veniva abbattuto l'uscio e veniva trovato il corpo del professionista ormai freddo: si era ucciso citi una forte dose di barbiturici. Su un blocco di appunti l'ingegnere aveva segnato con una matita, minuto per minuto, le fasi della sua agonia: «Ho ingerito venti compresse di barbiturici, perché non ne posso più... ». E ancora più* sotto: «Ne ho preso un altro tubetto... sento la testa pesante... La mia fine è vicina... Non credevo di dover attendere molto per morire...». Seguono altre frasi non decifrabili. Le cause del suicidio sembrano doversi ricercare nelle difficoltà finanziarie. Ingegnere suicida scrive le fasi della sua agonia Ingegnere suicida scrive le fasi della sua agonia Si è avvelenato e su un libretto ha registrato l'avvicinarsi della morte - Abitava in una casupola dopo una serie di rovesci finanziari Livorno, 25 settembre. Un ngegnerp che si è tolto la vita uà scritto su un libretto le fasi della propria agonìa. Il suicida è Falco De Donato, un ingegnere civile che da qualche tempo risiedeva a Livorno in una catapecchia di via del Litorale 294 Anni or sono il De Donato si trasferì nella nostra città acquistando un vasto terreno coltivato nella frazione di Antignano e una magnifica villa in via del Litorale. Gli abitanti del luogo lo conoscevano per un professionista dalla vita brillante e dispendiosa. Improvvisamente la fortuna voltò le spalle all'ingegnere romano (si parla di -speculazioni sbagliate), il quale poco alla volta aveva dovuto vendere ogni possedimento e si era trasferito nella casupola. Stamani qualcuno notava che l'ingegnere non era ancora uscito di casa: si bussava alla porta, ma senza risposta, finché veniva abbattuto l'uscio e veniva trovato il corpo del professionista ormai freddo: si era ucciso citi una forte dose di barbiturici. Su un blocco di appunti l'ingegnere aveva segnato con una matita, minuto per minuto, le fasi della sua agonia: «Ho ingerito venti compresse di barbiturici, perché non ne posso più... ». E ancora più* sotto: «Ne ho preso un altro tubetto... sento la testa pesante... La mia fine è vicina... Non credevo di dover attendere molto per morire...». Seguono altre frasi non decifrabili. Le cause del suicidio sembrano doversi ricercare nelle difficoltà finanziarie.
Persone citate: Falco De Donato
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