La riforma del Politecnico suggerita dagli ex-allievi

La riforma del Politecnico suggerita dagli ex-allievi La riforma del Politecnico suggerita dagli ex-allievi •Il progresso ha assunto un ritmo cosi veloce, che la scuola non sempre riesce a seguirlo» - Oggi, conseguita la laurea, si continua a studiare Le proposte: ridurre i programmi e creare corsi di specializzazione In un'aula del Politecnico 6] stato inaugurato ieri pomeriggio il 1» congrosso nazionale degli ex-allievi, indetto dall'Associazione ingegneri e architetti del castello del Valentino. Tema del congresso: «Politecnico libero o di Stato, e Bua riforma». Nel suo saluto ai partecipanti, il rettore proi. Capetti, ha espresso alcune riserve sugli eventuali risultati del dibattito. « Ascolteremo con interesse ogni proposta, la vagheremo senza scetticismo. Non possiamo, tuttavia, considerare i nostri allievi come cavie da laboratorio di fisiologia ». Il prof. Colonnelli in un battagliero intervento hp affermato tra l'altro: «La Scuola di oggi non è peggiore di quella di venti, irent'annt fa. Ma è bloccata negli ingranaggi dello Stato e dei regolamenti. Il progresso scientifico ha assunto un ritmo così accelerato da provocare una frattura tra le generazioni di tecnici che si dedicano a tale slndlo. La Scuola non na seguito di pari passo l'evoluzione, si perdono i contatti tra docenti e allievi. Si dovrebbe invece rinsaldare questa collaborazione. Prima, la laurea segnava un netto distacco fra lo studio e la professione. Oggi è indispensabile continuare a studiare per tutta la vita ». Secondo il prof. Colonnetti, la prima riforma dilla Scuola di ingegneria dovrebbe consistere nel ridurre al minimo i programmi, i corsi, gli esami. Fornire al giovani, in sostanza, il più rapidamente possibile le nozioni necessarie per affrontare la realtà nelle officino o nei cantieri. Contemporaneamente, offrire — a chi 10 richiede — qualcosa di più senza ricorrere allo Stato e alle pastoie burocratiche: corsi di specializzazione e aggiornamento, laboratori attrezzati, eccetera. Il presidente dell'Associazione ex-allievi, ing. Aristide Micco, sintetizza in alcuni punti le proposte su cui i congressisti dovranno pronunciarsi. Politecnico libero o di Stato? Una volta stabilita una particolare forma di coordinamento per l'amministrazione del Politecnico, affidata a gruppi di industriali, di professori e di professionisti, senza chiamarlo né libero né di Stato, affidare il Politecnico alla responsabilità dello Stato per i primi tre anni di preparazione scientifica degli allievi tbiennio propedeutico e un anno di « principi dell'ingegneria». Al termine del triennio eventuale rilascio di una laurea in ingegneria senza diritto ad esercitare la professione. Il successivo blennio dovrebbe essere invece lasciato alla responsabilità di gruppi di libere imprese, per la formazione di ingegneri specializzati nei diversi settori. Alla fine del biennio, si otterrebbe la laurea di dottore in ingegneria. Per la libera docenza, si propone un ulteriore triennio dedicato alla formazione di ingegneri che aspirino alla carriera scientifica. Circa la riforma degli studi, l'ing. Micco suggerisce di lasciare ai professori la libertà di scegliere le materie di insegnamento nel triennio di preparazione scientifica, e ad un gruppo di docenti, industriali, professionisti e ricercatori il compito di indicare gli argomenti da trattare nel biennio di applicazione e nel triennio di ricerca. Sul piano generale, si propone un esame attitudinale per gli aspiranti ingegneri, e un esame di ammissione (matematica, fisica e cultura generale) senza distinzione del tipo di diploma di Scuola media superiore. Le tasse di frequenza dovrebbero essere ancorate al reale costo di esercizio del Politecnico, con possibilità di «prestiti d'onore» agli studenti in condizioni economiche disagiate. Con l'impegno di rimborsar.' 11 prestito a partire dal decimo anno di laurea. Sulla liberalizzazione delle Scuole di ingegneria dal controllo statale sono intervenuti parecchi congressisti. In genere, la proposta di affidare i Politecnici all'industria privata trova più oppositori che sostenitori. Il Rettore, del resto, ha fatto rilevare che a Torino i contributi di industrie ed Enti locali sono già cospicui e sganciarsi anche aitimi nistrativamente dallo Stato non porterebbe altri vantaggi.

Persone citate: Aristide Micco, Capetti, Colonnetti, Micco

Luoghi citati: Torino