E' necessario affrettare l'integrazione europea di Giovanni Giovannini

E' necessario affrettare l'integrazione europea Aperta l'Assemblea parlamentare di Strasburgo E' necessario affrettare l'integrazione europea Il momento internazionale accresce l'importanza dell'unità continentale - L'on. Malvestiti giudica probabile un accordo tra il Mec e la "piccola zona di libero scambio„ (Dal nostro inviato speciale) Strasburgo, 22 settembre. JjB. nuova fase della politica mondiale caratterizzata dal viaggio in America dì Kruscev e dai suoi colloqui con Eisenhower ha naturalmente offerto il primo tema alle discussioni dei 142 francesi, tedeschi, lussemburghesi, olandesi, belgi ed italiani membri della Assemblea Parlamentare Europea, del Mercato Comune, della Ceca e dell'Euratom, che ha iniziato stamane a Strasburgo la sua sessione autunnale di lavori. Indipendentemente dalla nazionalità e dai partiti, tutti i parlamentari si sono mostrati sostanzialmente d'accordo non solo nell'augurarsi un periodo davvero nuovo di distensione, ma nel sostenere che occorre bruciare 'e tappe dell'integrazione economica per ridare ad un'Europa più unita un ruolo che non sia quello di semplice spettatrice. Il meccanismo d'attuazione dei trattati di Roma è, com'è noto, in movimento dal 1" gennaio di quest'anno, quando i dazi doganali fra i sei Paesi furono diminuiti del dieci per cento e i contingenti quantitativi di merci furono aumentati del venti per cento: fra tre mesi, il 1° gennaio 1960, i contingenti subiranno un secondo aumento del venti per cento, mentre il 1" luglio 1980 i dazi doganali saranno ribassati di un altro dieci per cento. Già in questi mesi gli esempi dei primi provvedimenti sì sono fatti sentire in tutti i settori economici del Paesi Interessati, e non soltanto di questi: con lo nuove misure, 1 risultati saranno evidentemente ancora più sensibili, il Mercato Comune diventerà sempre più — e per ciascuno di noi — una realtà viva ed immediata. Un altro grande fatto nuovo — che per la delicatezza delle trattative in corso non verrà discusso a Strasburgo — sarà costituito dalla trasformazione, probabilmente entro l'anno prossimo, dell'Europa dei Sei nell'Europa dei Sette e forse degli Otto. E' noto che da qualche mese, secondo la lettera e lo spirito del trattato di Roma, la Grecia ha chiesto di entrare a far parte della Comunità Economica Europea, sia pure, almeno in un primo tempo, come membro agglun to e non di pieno diritto. Le trattative, condotte col governo di Atene dalla Commissione del Mec, sono naturalmente complesse, sia perché si tratta del primo caso del genere che costituirà quin di un precedente, sia perché lo Stato che chiede di entrare a far parte della Comunità non può solo aspirare ai be neflci che ne derivano, ma deve anche fornire determinate garanzie di politica econo mica. L'ultima parola spetta evidentemente ai governi; ma si può con certezza prevedere fin d'ora — ci veniva oggi autorevolmente confermato — che le trattative con la Grecia si concluderanno favorevolmente. L'ottavo membro della Co munita Economica Europea potrebbe essere la Turchia, che ha seguito l'esemplo di Atene ed ha intrapreso contatti con la Commissione. Slamo qui ancora in fase preliminare e i responsabili del Mec si mostrano più prudenti per le maggiori incognite del problema, pur non nascondendosi la loro convinzione di giungere prima o poi all'inserimento anche della Turchia nell'ambito della Comunità. SI smentisce invece la notizia di un'analoga iniziativa da parte dell'Irla, da, che in realtà, preoccupata per il formarsi di due zone economiche in Europa, si è rivolta a tutti indistlntamenta i paesi interessati chiedendo di non essere dimenticate. E' noto infatti che, fallito il piano di una Zona di libero scambio fra tutti i diciotto paesi dell'Oece, l'Inghilterra si e fatta promotrice di una « piccola zona di libero scambio » fra sette Stati che non fanno parte del Mec: la Gran Bretagna stessa, 11 Portogallo, l'Austria, la Svizzera, la Svezia, la Norvegia e la Danimarca. (Non sarà forse inutile ricordare che, come il Mercato Comune, la Zona di libero scambio si ripropone l'abolizione delle dogane e lo sblocco dei contingenti tra i paesi membri; ma, a differenza di quello, esclude una tariffa doganale comune verso i paesi terzi ed ogni iniziativa unitaria interna sul piano sociale, fiscale, politico). Anche questa « Europa dei Sette » dovrebbe mettere in atto i suoi primi provvedimenti il 1° gennaio prossimo. La coesistenza nel 1960 di due raggruppamenti europei ha comprensibilmente suscitato timori di una divisione e di una guerra economica fra I due blocchi. « Sono timori eccessivi — ci ha dichiarato •l'onorevole Malvestiti, Ano a ieri vice-presidente del Mec. — Sono sempre stato sicuro, ed ho sempre agito in conseguenza, che sarà più facile raggiungere un accordo fra due grandi zone economiche, che separatamente fra tutti e diciotto i paesi dell'Oece. Ad un'intesa spsSpIsHnptcttlpnludsztccvtlm si arriverà di certo >. E proprio su questo tema l'attuale sessione del Parlamento di Strasburgo si preannuncia di particolare Interesse: domani Infatti, a nome della Commissione del Mec, il presidente Hallstein formulerà proposte non generiche ma concrete per il raggiungimento di un'intesa fra le due « zone » per il comune interesse europeo. Altro grande motivo di interesse della sessione è costituito dal primo discorso che l'onorevole Piero Malvestiti pronuncerà domani nella sua nuova veste di presidente della Ceca: è la prima volta che un italiano si trova alla testa di uno dei tre grandi organismi europei e le sue dichiarazioni sono particolarmente attese, anche per le note difficoltà che attraversa il settore carbonifero. Già oggi l'Intervento di maggior rilievo è stato quello dell'italiano onorevole Petrilli, membro della Commissione del Mec e presidente del « Gruppo Affari Sociali ». Egli, pur constatando che l'impiego di manodopera nei sei paesi è nuovamente in aumento dopo l'andamento negativo dello scorso arino, ha efficacemente richiamato l'attenzione dell'Assemblea sulla necessità di un deciso e concreto intervento della Comunità nelle regioni più colpite dal¬ la disoccupazione, attraverso investimenti che consentano la costruzione di opere di prima necessità, la installazione di nuove industrie, la specializzazione professionale della manodopera: « I mezzi di cui attualmente disponiamo a questo scopo — ha concluso l'on. Petrilli —« sono insufficienti; il Fondo Sociale Europeo può e deve fare di più ». Giovanni Giovannini

Persone citate: Eisenhower, Hallstein, Kruscev, Petrilli, Piero Malvestiti