La signora Rommel non ricorda se il marito la baciò quando i nazisti gli portarono il veleno di Enzo Biagi

La signora Rommel non ricorda se il marito la baciò quando i nazisti gli portarono il veleno = LA GERMANIA VEN TA N N I DOPO La signora Rommel non ricorda se il marito la baciò quando i nazisti gli portarono il veleno Colloquio con la vedova ed il figlio - Il maresciallo partecipò al complotto contro Hitler "per offrire il suo aiuto al Paese,, - Uno dei congiurati, vinto dalle torture, lo denunciò nel delirio - Il muto addio alla moglie, la stretta di mano al figlio - L''omaggio al suo valore militare nelle testimonianze degli alleati - La storia giudicherà (Dal nostro inviato speciale) Stoccardu, settembre. Il «.General FeldmarschalU Erwin Rommel riposa nel piccolo cimitero di Hcrrlingen. Una croce di legno, un nome, due date: t891-19ii. Accanto a lui. due coniugi sema storia, t signori Schneider. aspettano il giorno della resurrezione. Nella villa dove trascorreva In convalescenza, e dove lo raggiunse l'ordine di morire, c'è adesso un asilo; in questa camera allegra, i messaggeri di Hitler parlarono per un'ora: di veleni prodigiosi, dt tribunali senza leggo di onoranze lune- ori solenni. I tedeschi, è noto, hanno il mito della precisione; discussero anche il programma finale: banda che suona la marcia del Crepuscolo degli Dei, Bandiere ai tutte le armi debitamente abbrunate, truppe sull'attenti. Rommel sali questa scala, trasformata ora in un deposito di bambole, di cavallucci e di palloni, per dire alla moglie che, entro pochi minuti, le avrebbero annunciato la sua improvvisa scomparsa Il cianuro — glielo avellano assicurato — agiva in tre secondi. Sulla parete dov'era affissa la carta con la situazione dei fronti, le maestrine bionde hanno attaccato i disegni dei piccoli. La bimba Giurista Btauer è rimasta impressionata dalla favola di « Rotkàppchen»: Cappuccetto Rosso raccoglie i fiori nel bosco e il lupo è sempre pronto a mangiarlo. L'impiegato Manfred Rommel va ogni mattina al suo ufficio governativo: il padre lo sognava medico, ma ha preferito studiare legge. Allora aveva quindici anni. Era una giornata come questa, d'autunno, i faggi si coprivano di ruggine, le due betulle, accanto al cancello, apparivano più sottili. Manfred indossava la divisa della « Flak », era uno dei tanti soldatini che, per obbedire al Fuhrer, giocavano con cannoni veri. Adesso è sposato con una dottoressa in filologia che insegna nelle scuole, è un giovanotto dal sorriso gentile, dall'aria tranquilla, dai gusti borghesi. « Accompagnavo qualche volta mio padre durante le passeggiate — racconta. — Mi parlava dei suoi pensieri; m'insegnò anche a maneggiare la pistola. — Se vogliono ammazzarmi — diceva — io sono pronto a sparare ». « Papà — gli dissi quel giorno — tentiamo qualcosa. Difendiamoci ». Non capivo perché avesse accettato di uccidersi. « Non posso più dare un comando — spiegò lentamente — Impiccherebbero tutti Una resistenza non avrebbe senso ». « Lo aiutai a indossare il cappotto, prese con sé il bastone di maresciallo. Il generale Meissel, che era venuto n prelevarlo e aspettava nel parco, mi domandò, con indifferente spirito professionale, a quale unità appartenevo. " Batteria 36/1 ", risposi. Mio padre, davanti alla porta, si fermò un istante, e mi strinse la mano, «Non vi abbracciaste?* chiedo, forse con ingenuità. « Da noi non si usa », risponde Manfred Rommel, e io mi sento molto debole. Manfred continua: «Str'nse la mano anche al suo ufficiale d'ordinanza Aldingcn, e lo ringraziò per il buon servizio prestato. Si era raccolto, sulla strada, un gruppetto di curiosi, qualche contadino, delle donne. Guardavano il signor maresciallo che partiva, e il maresciallo li salutò militarmente. Sali sulla macchina per primo, restò immobile, fissando le colline che circondano Ulma; quella terra gli piaceva. Se ne andò senza voltarsi ». La signora Lucie Maria Rommel vive attualmente a Sillenbuch, un sobborgo di Stoccarda. Una villetta a due piani, uno per lei e uno per la famiglia di Manfred. C'è anche un piccolo giardino, con la gomma rossa per annaffiare, e le. pianticelle sono curate. Sul tavolo del salotto noto tre libri: un saggio su Napoleone, uno scritto di Zeller, Lo spirito della libertà e 11 dottor Zivago. Abbondano, tutt'intorno, le fotografie di Enoin Rommel, ritratto sui diversi campi di battaglia, e ci sono anche due quadri ricavati da immagini vere, riprese durante i combattimenti. Il maresciallo indossa la dirisa dell'* Afrika Korps », o l'uniforme dei carristi. Ha sejnprc la faccia severa dell'uomo duro, che parla poco, e sa quello che vuole. « Tutto avvenne così in fretta », dice Frau Rommel. « No, non ricordo nemmeno se, dicendomi addio, mi baciò. Quando cominciai a pensare era già andato via. No, non si stupì dell'arrivo degli inviati di Hitler. Stulpnagel, uno dei congiurati del SO luglio, in una camera operatoria, aveva fatto, smarrito nel delirio, il nome di mio marito. Del resto Erwin, il giorno prima, aveva scritto una lettera al Filhrer per dirgli che la lotta stava volgendo alla fine, che non vi era più nulla da fare. Sì, fino al 191)2, aveva creduto in Hitler, e anche nella vittoria. Non per questo gli piaceva- la guerra. Anzi, non credeva neppure potesse scoppiare nel settembre del '39. Diceva sempre che la guerra non si poteva fare, perché la sua generazione l'aveva già provata, e chi c'è stato una volta sa che non è bella, ma stupida e brutale. « Credeva, fino al 194B, anche in Hitler; lo dicevano in tajitl che Hitler aveva un fascino straordinario, proprio qualcosa come l'ipnotismo, una forza alla quale non si resiste. Poi, in Francia, incontrò il generale Bla- iitiiiiiiiiiiiiiiiiiitiitiiiiiiiiiitMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii skowitz, che gli parlò delle stragi degli ebrei; il generale Blaskowitz le aveva viste proprio con i suoi occhi, ma noi, anche se pare impossibile, non ne sapevamo nulla. Mio marito capì che era finita, e lo disse anche a Hitler; capi anche che Hitler era un pazzo furioso. Disse a Hitler: « Mio Filhrer, io farei gli ebrei gauleiter, tutti » gauleiter dovrebbero essere ebrei ». Chi ci perdonerà, pensava, le nostre colpe, le nostre vergogne T < Mio Fuhrer — disse anche — aiutiamoli perché trovino in Palestina una patria ». «Palestina/ — sorrise Hitler —. Afa scherza? Troppo vicini. Dovrebbero andare almeno in Madagascar ». Lucie Maria Rommel, nata Mollin (la sua gente era di origine italiana) è una donna forte, che ormai vive soltanto per difendere la memoria e il prestigio di Rommel. « Mein Mann », si dice in tedesco per dire marito, ma si capisce che per lei quel « mio uomo » è qualcosa di più. « Ora lo discutono nelle scuole — m'informa con una specie di orgoglio — i ragazzi sanno, lo sanno anche dai libri di lettura che c'è stato questo generale, che ebbe vittorie e sconfitte, ma che credeva nell'onore, umanamente. Non era un fanatico. Erwin Rommel era semplice, « rein », pulito. Lo discutono nelle scuole e questo mi basta, è segno che un Erwin Rommel c'è stato. Encin amava le cose comuni, lo sport, la neve, la meccanica; si interessava poco di letteratura e molto di storia. Non fumava nemmeno. Quando lo nominarono maresciallo era in Africa, e festeggiò la promozione con un bicchierino di whisky e un ananas. Mi scrisse, sa, mi scriveva tutti i giorni, che invece di quel grado avrebbe preferito un'altra divisione. Ertvin era giusto. Voleva bene ai soldati, e non concepiva differenze di trattamento per gli ufficiali: « Chi deve morire nello stesso modo — diceva — nello stesso modo deve vivere ». « Quando era in convalescenza a Herrlingen, mi dettava qualche pagina sulle iiiiiiiiitiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiitia sue esperienze di comandante, poi andava in giro per le foreste, era anche un buon cacciatore. Un uomo vivo, un uomo sano, capisce: gli bastavano poche ore di sonno, alle sei era sempre in piedi, sempre in ordine, anche durante le battaglie; hanno scritto che al fronte gli bastava un pezzo di pane, qualche sardina, una borraccia di tè. Non aveva bisogni. « Quel giorno — ricorda Frau Rommel, senza intenerirsi, senza vibrazioni, — venne in camera mia per dirmi: "Hitler mi ha offerto la scelta tra il veleno e un processo. Hanno portato il veleno ". Poche parole, poi uscì ». Forse, mentre se n'andava, Rommel sentì la moglie singhiozzare sommessamente, ma si comportò come se nulla fosse accaduto e come se nulla dovesse accadere. Era in ordine con se stesso; aveva risposto a chi gli proponeva di prendere parte a una congiura per rovesciare il regime: « Credo sia mio dovere offrire il mio aiuto alla Germania ». Nient'altro. Frau Rommel mi mostra la maschera mortuaria del generale: la conserva in una cnssettina chiusa, fra i libri dello studio; solleva il coperchio con dolcezza. Rommel ha, sulla bocca, una piega amara, e sembra che la cera abbia coperto anche dite lagrime che spuntano sotto le ciglia. Dico sembra, forse i generali muoiono senza lagrime. Nella cassettina c'è anche un sacchetto di sabbia libica e una piccola bandierina italiana con la scritta: < Ricordo dei caduti in cielo, in terra, in mare ». Accanto la porta che conduce al tinello, incorniciata, c'è una scritta giapponese: a Rommel fu concesso il prestigioso titolo di samurai. Nella biblioteca ci sono tanti volumi che parlano dèlia < Volpe del deserto » e delle sue strepitose imprese. Liddell Hart, il severo critico militare, ha dedicato una fotografia alla vedova; il figlio del generale Patton, l'americano, l'altro mago dei carri armati, viene a trovarla; il generale De Lattre de Tassigny le mandò subito un ufficiale perché le porgesse i suoi omaggi e l'assicurasse del suo interessamento. Wawel le inviò un libro con queste parole: « Alla memoria di un avversario valoroso, cavalleresco e capace ». Il H ottobre saranno trascorsi quindici anni da quel giorno d'autunno. Sulla tomba del samurai, della « Volpe del deserto », sono fiorite due rose color sangue e il vento ha portato ai piedi degli abeti che proteggono il riposo del vecchio soldato, le prime foglie gialle. Vicino al cimitero c'è la scuola del paese, e si sentono le voci dei bambini che ripetono la lezione. Nel libro di lettura, una pagina racconta la storia del leggendario General Feldmarschall Erwin Rommel, che, con i signori Schneider, che non compirono nulla di memorabile, attende, sotto una Croce di legno, l'ultimo giudizio, il solo che conta. Enzo Biagi La vedova del maresciallo Rommel con II figlio Manfred nel salotto della sua casa di Sillenbuch (Telefoto)

Luoghi citati: Africa, Francia, Germania, Madagascar, Palestina, Stoccarda