Le due rugane chiuse in convento devono essere restituite alla madre

Le due rugane chiuse in convento devono essere restituite alla madre Le due rugane chiuse in convento devono essere restituite alla madre La Corte d'Appello di Roma ha confermato il decreto del Tribunale al quale si era opposta la suora superiora I (Nostro servizio particolare) li 11,1.1, 8 settembre. Viviana e Anna Pietrantoni — le due ragazze che le suore catechistiche dall'Immacolata di Castelgandolfo, non volevano restituire alla madre malgrado un decreto del Tribunale dei minorenni — torneranno a vivere nella casa materna. Cosi ha deciso la Corte d'Appello, sezione minorenni, con un decreto nel quale vengono respinte tutte le argomentazioni del P. M. il quale nell'opporsi alla decisione del Tribunale dei minorenni sosteneva che il ritorno a casa delle fanciulle avrebbe potuto provocare loro un perturoamento psichico. « L'ostilità dimostrata dalle |min°ri di con.viv'ere con la |'"*adre ~ cosJ testualmente 1 ^"i1" aifermato 1 giudici dei Ila Coi'rp u' Appello - e con¬ ,. -t:!ce ll dolore di non avvici1narsl a lel' dando cosi la sen!sazlone di rimanere contami|nata' considerandola reproba:», j Undici anni fa la signora tMaria Celeste Ippoliti si sepa Irava dal marito, Stefano Pie- Itrantoni. Di comune accordo e traria non solo alle norme lei diritto civile, ma anche alle norme del diritto divino. E la ostilità è ancora meno lineata nei confronti della minore Viviana la quale, appunto perché aspira a diventare suora, ha il dovere per affetto liliale di non dare alla geni- con il consenso del magistrato i due coniugi decisero che le due figlie più grandi, Viviana e Anna andassero a convivere con il padre, mentre il più piccolo Mauro restasse con la madre. In quello stesso anno le fanciulle vennero affidate alle suore di Castelgandolfo; Viviana aveva allora 9 anni, la sorellina 7. Il 13 marzo del 1955 il padre delle due fanciulle mori improvvisamente. Fu allora che la madre chiese di poter riavere le figlie. Senonché uno zio paterno di Viviana e di Anna presentò una istanza al Tribunale dei minorenni allineile le due ragazze non tornassero in casa con la madre. A motivare questa richiesta lo zio delle ragazze sostenne che l'ambiente nel quale viveva Maria Celeste Ippoliti noi. si confaceva all'educazione delle bambine: la donna, infatti, viveva more uxorio con un commerciante di carni, Filippo Lattanzi. Questa richiesta fu accolta dal Tribunale dei minorenni con un decreto del 28 novembre 1956. Maria Celeste Ippoliti non si diede per vinta e dopo aver sistemato la propria posizione familiare sposandosi con il Lattanzi, si rivolse nuovamente alla Magistratura facendo presente che una delle figlie, Viviana, intendeva farsi suora. «Vorrei — spiegò la madre — che prima di decidere, mia figlia conosca 11 mondo che la circonda». Questa volta la battaglia fu vinta da Mara Celeste Ippoliti, però in modo incompleto. Il Tribunale infatti, le diede ragione ordinando che le bambine venissero consegnate alla madre per tre mesi, ma le suore si opposero a questa ordinanza, contro la quale il P.M. tempestivamente reclamò. Ecco come si è giunti alla decisione della Corte di Appello. Il .primo problema che si è presentato all'esame dei magistrati di appello è stato que sto: la condotta della signora Maria Celeste Ippoliti è tale da arrecare pregiudizio alle fi glie minori, cosi come sostiene il Procuratore Generale presso la Corte di Appello? « Non vi è dubbio — hanno affermato nella loro decisione i giudici — che la condotta attuale della Ippoliti non arreca alcun pregiudizio alle minori. La donna invero è coniugata religiosamente con effetti civili con Filippo Lattanzi ». Così in sostanza i giudici della Corte di Appello hanno concluso questo delicato e singolare caso, sostenendo in pratica che il provvedimento emesso dal Tribunale dei minorenni, secondo il quale le due figlie della signora Ippoliti, Viviana e Anna, debbono ritornare al meno per tre mesi dalla madre, deve essere ritenuto valido in ogni suo elemento. 8- S-

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