La bomba esploso o Carrara ha indignato i vecchi anarchici di Gino Nebiolo

La bomba esploso o Carrara ha indignato i vecchi anarchici Vanne vivono i euvntovi di mnrmo tteuuaei di Mtahunin La bomba esploso o Carrara ha indignato i vecchi anarchici Si sospettava che lo scoppio dell'ordigno fosse dovuto ad attentato terroristico: nella sala si trovavano funzionari e agenti di polizia - Sembra invece che si tratti della vendetta di un giovane che odiava la proprietaria del locale (Dal nostro inviato speciale) Carrara, 5 settembre. La polizia crede di avere nelle mani l'uomo che ieri ha fatto scoppiare una bomba sul davanzale di una finestra della pensione « Roberta », alle porte di Carrara. Il presunto responsabile, un giovane di 86 anni, è in stato di fermo. Lo hanno interrogato fino a sera, non ha confessato ma gli indizi non mancherebbero. Sembra sia ricorso alla bomba per vendicarsi della padrona del ristorante, la signora Alberta Ribolini, con la quale un suo congiunto aveva avuto giorni addietro un'aspra lite. L'ordigno, esploso alle 20,30, quando la sala da pranzo della pensione era affollata, avrebbe potuto ammazzare tutti gli avventori se fosse stato costruito in modo meno rudimentale. Era un cartoccio contenente della polvere nera, di quella che si adopera per le mine, legato con un cordino e munito di una corta miccia. Appoggiatolo alla finestra, che aveva i vetri chiusi, il giovanotto aveva dato fuoco alla miccia ed era scappato via. Dopo un paio d\ secondi il cartoccio s'incendiava: l'esplosione investiva I vetri, abbatteva l'intelaiatura della finestra, sollevava un gran polverone. Nella stanza stavano cenando il commissario di P. S. Angelo Caracciolo, l'agente Giuseppe Cini, il rag. Andrea Bianco, di Genova, l'impiegato Giovanni Cloni, di Empoli, il geom. Giuseppe Borbarani, di Siena e due operai. La figlia della proprietaria girava fra i tavoli r , una zuppiera fra le mani. Le otto persone furono gettate a terra. L'agente Cini, colpito al capo da un pezzo di legno scardinato dalla finestra, è svenuto; gli altri hanno avuto contusioni e ferite provocate dai frammenti dei vetri e dalle stoviglie. Sulle prime l'episodio era apparso più grave e soprattutto di natura ben diversa Molti avevano subito pensato che si trattasse di un attentato terroristico a sfondo politico: la presenza dei funzionari di polizia nel ristorante, e il fatto che la bomba fosse scoppiata proprio a Carrara, erano argomenti che potevano, in mancanza di meglio, sostenere l'ipotesi. Carrara, come si sa, è l'ultima isola degli anarchici italiani. Qualcuno era andato a rivangare attentati misteriosi che avevano qualche analogia con questo di ieri, e ai quali si disse non fossero estranei attivisti del movimento: una cassetta di tritolo che, alla mezzanotte del Capodanno 10//8, fece saltare in aria l'ala di una caserma della tCelere* e un candelotto esploso senza conseguenze nello scorso giugno, durante lo sciopero dei cavatori, in un deposito di nafta della città. Gli anarchici, appena hanno raccolto le voci che attribuivano ad essi la bomba nella pensione « Roberta », si sono affrettati a deplorarla e, indignati, parlavano di diramare smentite. Ma non sono necessarie smentite per allontanare il sospetto dagli anarchici. Chi conosce la loro situazione e i loro travagli sa bene che l'idea di lanciare bombe è ormai lontana dalla loro mentalità. Prima del fascismo, nella zona di Carrara, quasi tutti i lavoratori delle cave di marmo erano anarchici. Oggi non arrivano forse al migliaio e non sono certo più gli stessi di 30 0 Jfl anni fa, quando nelle piazze carraresi tuonavano uomini come Meschi, Mariani, Lucetti. Mutate le condizioni ambientali, alle prese con una società più evoluta e con partiti organizzati e ricchi, accusano un acuto disorientamento nell'ideologia e nelle forme di lotta. L'unico organismo anarchico che dia segni di qualche vitalità è ancora il sindacato dei cavatori, la Usi. Lo sciopero dello scorso maggio fu provocato dall'Usi, e fallì. Ciò alienò al movimento parecchi operai, 1 quali rimproverarono ai capi di non essersi adeguati alla moderna battaglia sindacale, di essere ancorati a tattiche superate e spesso controproducenti. Gruppi di simpatizzanti sconfessarono quei metodi, si ebbero parapiglia, colluttazioni e trasferimenti in misura considerevole verso altri sindacati. L'anarchico, nemico per regola dei partiti, non è contrario oggi alle scelte e agli attivismi che avrebbero fatto inorridire gli antichi teorici della sua dottrina. Un aspetto della crisi può essere desunto anche dai risultati delle elezioni amministrative a Carrara. Nelle politiche essi non hanno mai voluto votare, perché ciò è con trario ai loro principi. Però nelle comunali del 1947 decisero di appoggiare i repubblicani, i quali guadagnarono 9000 voti e nominarono il sindaco; nelle successive del 1951 una parte degli elettori di opinlc\e anarchica si sparpagliò in vari partiti, di centro e di sinistra e i voti repubblicani scesero a S000. Nelle elezioni del 1956 la confusione si approfondì, i repubblicani rimasero soli, calarono a 6000 voti e persero il sindaco. L'esistenza di una tradizione anarchica a Carrara, è appena avvertita. Sono parecchi coloro che dicono di pensarla da anarchici. Ma è un atteggiamento polemico solo in super¬ ficie, ed i segni che si raccolgono sono di una netta decadenza. A provocarla contribuì anche, dopo la guerra, Giuseppe Mariani, ur.o degli attentatori del < Diana », che pubblicò un libro — < Memorie di un ferrorisfa > — in cui sconfessava la teoria della violenza sulla quale per un sècolo centinaia di personaggi avevano ispirato le loro azioni. Il libro diede una dura scossa ai vecchi tenaci carraresi. Si accesero dibattiti, ci si accorse che Mariani poteva avere ragione. A poco a poco i sostenitori della violenza persero mordente e scomparvero. Adesso gli anarchici carraresi fanno vita ritirata. Si riuniscono nei tre circoli della città (il più frequentato dei cavatori è il circolo < Germinaly), raccolgono somme per finanziare i loro fogli, rievocano la guerra di Spagna. Qualche volta i convegni hanno un tono conviviale. La polizia non perde tempo a tenere d'occhio i tre circoli, li considera innocui sodalizi come tanti altri. Sulla passeggiata di via Cavour passa inosservato anche Gino Bibbi, che sfidava le au¬ iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiHiiiiiiiiiiiuiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii torità fasciste con imprese temerarie e che oggi fa l'industriale. La domenica, gli anarchici più anziani ed ancora un po' romantici indossano vistose cravatte < alla Lavallière ». /I loro aspetto dice con chiarezza che l'epoca delle bombe è tramontata. Gino Nebiolo