Reso pubblico il testo delle ultime volontà di Sturzo

Reso pubblico il testo delle ultime volontà di Sturzo Reso pubblico il testo delle ultime volontà di Sturzo "Chiedo perdono a tutti perché verso (otti avrò mancato» "Dio sa quanto sono state amare le esperienze della mia vita,, Roma, 1 settembre. E' stato reso noto quest'oggi il testo dell'ultimo testamento del sen. Don Luigi Sturzo, che il prof. Giuseppe Caronia, suo medico personale, ha rinvenuto in un cassetto del tavolo di lavoro dello statista recentemente scomparso. Nell'esprimere le sue ultime volontà, il vecchio sacerdote chiede perdono a tutti, « per avere contro tutti peccato >, ed avverte di non aver mai avuto risentimento per le offese ricevute e di aver perdonato a sua volta quelli che lo hanno offeso o trattato male, disprezzato o insultato. « In nome ed in onore della santissima Trinità — inizia lo scritto di Don Sturzo, firmato il 7 ottobre 1958, festa del SS. Rosario — Padre, Figlio e Spirito Santo, un solo Dio, dispongo di me e delle mie cose quanto appresso ». Dopo aver dichiarato di non possedere nulla « avendo rinunciato all'usufrutto lasciatomi dai miei congiunti, ai diritti sui miei scritti pubblicati e da pubblicare e ad ogni altro cespite», egli dichiara che tutti i suoi libri, le carte e la corrispondenza vadano a favore dell'istituto che porta il suo nome e che la modesta somma di danaro depositata a suo nome presso una banca venga impiegata « per pagare eventuali debiti, per le apese dell'ultima malattia, per 1 funerali e per una modesta sepoltura nel cimitero con una croce e lastra dove va segnato solamente il nome, le date di nascita, sacerdozio e morte e l'invito a pregare ». Disposto per le sue « proprietà », Don Luigi Sturzo ha rivolto il suo pensiero ai suoi parenti, agli amici, ai superiori e collaboratori, e quindi cosi conclude: «Chiedo perdo no a tutti, perché verso tutti avrò mancato non per perver so volere (avendo amato tutti, amici ed avversari, con l'amore cristiano di fratello), ma aia per le mancanze nell'adempimento del miei doveri umani e sacerdotali, che per la vivacità delle mie polemiche (sempre dirette al bene, ma umanamente difettose e manchevoli), assicurando a tutti ohe da parte mia non ho mal avuto risentimento per le offese rlce vute e di avere perdonato quel li. che mi hanno offeso o trat tato male, disprezzato e insultato, assicurando loro di avere anche pregato per loro nella S. Messa e di avere applicato molte Ss. Messe per il loro bene spirituale, se in vita, ed a suffragio delle loro anime dopo il loro passaggio all'eternità». «A coloro che mi hanno criticato per la mia attività politica, per il mio amore ella libertà, per il mio attaccamento alla democrazia, debbo aggiungere che a questa vita di battaglie e di tribolazioni non venni di mia volontà, né per desiderio di scopi terreni e di soddisfazioni umane; vi sono arrivato portato dagli eventi, penetrando quasi insensibil¬ mente, senza prevedere un termine prestabilito o voluto, come portatovi da forza estranea. «Riconosco le difficoltà di mantenere intatta da umane passioni la vita sacerdotale, e Dio sa quanto mi sono state amare le esperienze pratiche di 60 anni di tale vita; ma ho offerto a Dio e tutto ho indirizzato alla sua gloria e in tutto ho cercato di adempiere al servizio de'la verità. Difetti, colpe, miserie mi siano perdonati dagli uomini, come son sicuro che mi sono stati e mi saranno perdonati da Dio per I meriti di Gesù Cristo ed intercessione della Vergine Maria, che sempre invoco ora e nell'ora della mia morte, e così sia ».

Persone citate: Giuseppe Caronia, Luigi Sturzo, Reso, Rosario ? Padre, Sturzo

Luoghi citati: Roma