Il Questore, il vigile e il testimone interrogati dal Procuratore della Repubblica

Il Questore, il vigile e il testimone interrogati dal Procuratore della Repubblica L'inchiesta della Magistratura sull'incidente del 22 luglio Il Questore, il vigile e il testimone interrogati dal Procuratore della Repubblica Ignazio Melone messo a confronto con il teste: dichiarazioni discordanti e polemiche - «Il vigile ha fermato non la macchina che gli ho indicato, ma un'altra » - // dr. Marzano a colloquio per nn'ora con il magistrato - Due giorni fa era stata ascoltata anche la persona che viaggiava con l'alto funzionario di P. S. (Nostro servizio particolare) Soma, 1 settembre. lì vigile urbano Ignazio Melone prima, il testimone dottor Giuseppe Mantegna poi ed infine il questore di Roma, dott. Carmelo Marzano, hanno spiegato oggi, al magistrato, ognuno per proprio conto, in quali termini si svolse l'episodio, avvenuto la sera del 22 luglio scorso sulla via Cristoforo Colombo, che a tante polemiche ha dato luogo. Poiché l'altro giorno (all'insaputa di tutti) era stato già preso in esame il dottor Rodolfo Iadanza, il professionista che quella sera viaggiò sulla medesima macchina del questore, l'inchiesta disposta dalla Procura della Repubblica può dirsi conclusa. Entro la settimana, salvo contrattempi, il sostituto procuratore, dott. Arnaldo Bracci, dirà se nell'episodio che ha avuto come singolari protagonisti il questore di Roma ed un allievo vigile urtano motociclista sono da ravvisarsi gli estremi che giustifichino l'inizio di un procedimento a carico di questo o di quel personaggio o se, invece, tutto debba concludersi con un'archiviazione di non luogo a procedere. L'inchiesta, è noto, procede su due direttrici. La prima tende ad accertare se — come sostiene il vigile, in contrasto con la tesi del questore — la < Giulietta > sulla quale viaggiava il dott. Carmelo Marzano violò, la sera del 22 luglio scorso sulla via Cristoforo Colombo,, le norme del Codice stradale. La seconda, invece, deve stabilire se nella discussione sorta tra il vigile, il dottor Iadanza e successivamente il questore, furono pronunciate frasi offensive e tali da configurare il reato di oltraggio a pubblico ufficiale o se l'eventuale reazione dei due automobilisti fu legittimata e giustificata dal comportamento del vigile. In questo senso è Interessante sapere che esiste un decreto presidenziale del A4 dicembre 1944, il cui art. 4 f fcahlllsce che non sussìste oltraggio a pubblico ufficiale qualora questi < abbia dato causa al fatto eccedendo con atti arbitrali i limiti delle sue attribuzioni ». Più semplice, in un certo senso, la prima indagine; più complessa la seconda, naturalmente, anche perché le versioni sull'episodio sono due i e totalmente in contrasto fra loro. Ignazio Melone, in sostanza — questo è il punto centrale della vicenda — avrebbe pronunciato più volte una frase polemica fino a quando il questore non intervenne. Il vìgile che oggi ha varcato la soglia dell'ufficio dove lo attendeva il magistrato, nel confermare a grandi linee quanto ebbe a spiegare nel suo rapporto, ha negato di aver mai pronunciato la frase polemica aggiungendo che, evidentemente, era stato compreso male dai suoi interlocutori quando disse: <E che stiamo a fare i fessi » in replica alle rimostranze del questore, il quale negava di aver violato il codice stradale. € Fu allora — avrebbe aggiunto il vigile, ma questa dichiarazione viene riferita senza possibilità di conferma — che 11 questore si inquietò, si qualificò e, poiché volli controllare i suoi documenti, disse che ero un cretino perché non riconoscevo un mio superione. Ho fiducia nella Magistratura perché giustizia sia fatta ». E* stato poi sentito il chimico industriale, dott. Giuseppe Mantegna, che la sera del 22 luglio segnalò al vigile, di servìzio lungo lo spartitraffico della via Cristoforo Colombo, che una macchina stava superandone altre, in un punto in cui 11 sorpasso è vietato. Ignazio Melone intervenne. < Ma equivocò — ha spiegato il dott. Mantegna —, fermò non la macchina che aveva richiamato la mia attenzione, bensì un'altra. Quella che io avevo indicato al vigile era una macchina grigia, e non nera». Il confronto fra Ignazio Melone e il dott. Mantegna, che 11 magistrato ha immediatamente disposto, data la diversità di versioni non ha naturalmente modificato molto la situazione. « Io ho constatato personalmente la infrazione commessa dalla "Giulietta" sulla quale viaggiava il questore — ha insistito Ignazio Melone — e lei, dott. Mantegna, offri subito la sua testimonianza ». « Non è esatto » — ha replicato il dott. Mantegna —, e la discussione fra 1 due ha assunto toni particolarmente vivaci. Nel pomeriggio è stata poi la volta del questore di Roma, dott. Marzano, che è stato interrogato per un'ora ed ha lasciato Palazzo di Giustizia alle 16,30 uscendo da un cancello secondario per evitare i foto grafi. Dato il segreto che circonda gli atti preliminari relativi al caso « Marzano-Melone », nulla si sa su quanto 11 questore ha dichiarato al sostituto procuratore della Repubblica. Secondo indiscrezioni trapelate da Palazzo di Giustizia, il funzionario avrebbe confermato quanto a suo tempo riferì all'assessore di Roma, avv. Marazza. Il questore avrebbe raccontato al magistrato che il 22 luglio, mentre si trovava a bordo della sua automobile, venne fermato, poco dopo il raccordo aCccgmlosdgdtlfcsdroqsUrflzdinzeavtrtlpcctrhstficts anulare sulla via Cristoforo Colombo, dall'agente motociclista Ignazio Melone, che gli contestò la nota infrazione: la guardia gli domandò perché la macchina fosse priva del bollo di circolazione. Marzano rispose che quella era un'auto della questura; allora il vigile gli chiese i documenti con modo inurbano: ne nacque un alterco, durante il quale il Melone avrebbe rivolto verso il funzionarlo parole offensive. Con questi interrogatori l'inchiesta della Procura può dirsi conclusa. Ora bisogna atten dere le deduzioni che ne trar-1 ra il magistrato: archiviazione o procedimento penale? Tra qualche giorno si avrà la ri¬ sposta a questo interrogativo. e- e-

Luoghi citati: Marzano, Roma