Concluso lo visita in Inghilterra il Presidente arriva oggi a Parigi di Paolo Monelli

Concluso lo visita in Inghilterra il Presidente arriva oggi a Parigi Ultima e complessa tappa delle consultazioni in Europa Concluso lo visita in Inghilterra il Presidente arriva oggi a Parigi Eisenhower ha riunito a banchetto i "vecuhi generali „ della seconda guerra mondiale - La riconciliazione con Montgomery - Una partitina a goli ed un giretto a piedi tra la calma Mia londinese - Al ritorno dalla Francia andrà forse a riposarsi in un castello scozzese - Attlee dimentica di pagare il taxi arrivando ad un ricevimento (Dal nostro inviato speciale) Londra, 1 settembre. La giornata di Eisenhower a Londra può, mutatis mutandis, paragonarsi a quella che passano a Roma 1 capi di Stato stranieri quando vanno a stare alla loro ambasciata presso la Santa Sede per far visita al Pontefice; sono ancora a Roma, possono essere ancora applauditi dai cittadini, ma per il governo essi sono già partiti. Così è avvenuto per Eisenhower; l'ultimo fatto della sua permanenza ufficiale, per quanto < informai >, è stato il pranzo che gli ha offerto iersera il primo ministro nella sua residenza di Downìng Street 10. Al quale sono intervenuti fra molt' al¬ tri personaggi di varia importanza i tre ex-primi ministri del dopoguerra; Slr Winston Churchill, sereno, con la pelle del viso lisciata dalla pinguedine, la cravatta di traverso, ogni tanto un sorriso nel quale si leggeva una certa e incomprensibile ironia; Lord Attlee, capo del primo governo laburista dopo la guerra, che alle acclamazioni della piccola folla raccolta davanti al n. 10 ha risposto agitando la pipa (e dopo aver posato compiaciuto davanti ai fotografi, si è infilato nella casa dimenticando di pagare il tassì: il guidatore si è avvicinato alla porta e ha detto a qualcuno del servizio d'ordine: <Vi dispiace se mi faccio da- re i soldi della corsa?». «Ve li manderanno a casa» gli hanno risposto, e l'autista se ne andò traversando la folla con piccolo passo di gloria); e Sir Anthony Eden, molto magro, molto pallido, dall'aspetto molto stanco; arrivò contemporaneamente a Churchill, e con un sorriso faticoso è entrato prendendosi sotto braccio il suo antico capo; e non si capiva chi dei due sorreggesse l'altro. Dopo il pranzo, all'uscita, Eisenhower con uno di quei gesti improvvisi che sconcertano i numerosi agenti della scorta, ha detto a Macmillan che avrebbe fatto volontieri due passi a p;?dì c to meet the people >, per incontrarsi cioè con la gente: quel centinaio di persone che lo avevano acclamato all'arrivo e avevano aspettato con pazienza che uscisse, donnette con vetusti cappellini e scialletti di lana, artieri in overall, uomini di mezza età con un berretto a visiera vagamente militare; a cui si erano aggiunte alcune coppie di amorosi uscite dai cinema vicini, che prendono volontieri giù per Downing Street, stradetta poco illuminata che porta al pronubo parco di San Giacomo. La gente gli si strinse attorno, invano trattenuta dai poliziotti; ci fu la solita vecchietta che gli si afferrò al braccio dicendogli: «Dio vi benedica >, i soliti applausi, e al solito Eisenhower sventolava le due mani in cima alle braccia alzate; e Macmillan gli diceva qualcosa ma le sue parole si sono perdute nei clamore. (Vorrei che i lettori non si lasciassero trarre in inganno dai necessari vocaboli < applausi», «clamore»; deve immaginare il chiasso che farebbe una folla latina in un caso come questo attenuato, filtrato, ridotto a poco più che un sussurro • da due o tre strati di grosso feltro) Giunto Eisenhower al fondo della strada, quando si volse per salutare l'ospite, si fece un improvviso silenzio; e si udirono distintamente le sue parole nell'atto di stringere la mano a Macmillan: « Vi volete proprio scomodare mercoledì mattina all'aeroporto? >. « Ma certo > gli ha risposto Macmillan, « ci sarò >. Con un ultimo gesto della mano ed un sorriso il Presidente salì nella sua macchina, che aprendosi a fatica il varco fra la colorata folla serotiha che ingombra fra una fantasmagoria di luci Piccadilly Circus e accorreva a vedere dappresso l'ospite, provocandolo al sorriso e al gesto instancabile delle braccia, io portò all'abitazione dell'ambasciatore d'America a villa Winfleld. Stamane Eisenhower non ha lasciato l'ufficio, ha sbrigato con i suoi consiglieri un certo numero di pratiche urgenti che gli sono arrivate da Washington, ha esaminato un mucchio così dì scartoffie, ha firmato e rese esecutive ventisette leggi approvate dal Congresso. Dopo la colazione, e il breve riposo imposto dal medico, è sceso nel prato che sta davanti all'ambasciata ed ha fatto esercizio con le mazze e Ir palle del golf. < Era molto in forma», ha detto chi 10 ha visto giocare. Domattina Eisenhower partirà da villa Winfleld; per suo desiderio 11 viaggio fino all'aeroporto avverrà con un elicottero intendendo egli, come ha detto uno del seguito, evitare di portare inciampo al già congestionato traffico mattutino della metropoli. (Il che poi gli permetterà di dormire un'oretta di più). Stasera, sempre nella residenza dell'ambasciatore, Eisenhower ha offerto un pranzo a 24 marescialli e generali dell'Esercito e dell'Aviazione inglese che furono suoi coreghi, poi suoi diretti dipendenti nel tempo della guerra; una rimpatriata fra combattenti, a voler estendere questa parola anche a coloro che stavano al sommo della gerarchia militare; chissà quante volte nel corso della serata i nomi delle più illustri battaglie saran no stati rievocati, e certe ore d'angoscia e la gioia del trionfo Anale. Considerato che Lord Montgomery, comandante dell'8* Armata, e Lord Alan Brooke, suo predecessore in quel settore, e altri generali che hanno scritto anche loro i loro ricordi con crìtiche più o meno aperte al Comando Supremo, hanno accettato con manifesto piacere l'invito, sarebbe cattivo gusto ricordare quelle critiche, quelle polemiche, le più o meno larvate accuse che quei fertili memorialisti hanno fatto al loro antico capo Eisenhower. E quelle parole di Montgomery, dopo la elezione di Eisenhower a presidente; «Non conosco alcun buon generale, che sia diventato un buon, politico », e la sua accusa ad Eisenhower di non aver capito la battaglia di Normandia, e dì «non aver mai voluto dare un ordine che fosse un ordine ». Accusa alla quale Eisenhower rispose per bocca del generale Morgan — che sarà anch'egli presente al pranzo — che Montgomery era un bravo ge- e * , o e r o a e r n e i e nerale finché comandava una piccola Armata, ma era assolutamente incapace di- muoversi con forze più grandi. Qui finisce la cronaca londinese dei fatti e dei detti di Eisenhower. Dirò, per codicillo, che egli ha manifestato l'intenzione di tornare in Gran Bretagna dopo i colloqui di Parigi, e passare alcuni giorni in assoluto riposo e lontano da ogni nccozio, al Culzean Castle, in Scozia, un grande, castello sulla costa rocciosa del Firth of Clyde; ove Eisenhower è padrone di un appartamenti che gl^ fu regalato dagli scozzesi alla fine della guerra in segno di gratitudine. Giocherà a golf, ha detto a un suo intimo, andrà a spasso, e non farà né riceverà visite di alcun genere; Macmillan ha già detto che lo lascerà in pace, e che non crede che il Presidente tornerà a rendere omaggio alla Regina. Un riposo assoluto dì qualche giorno, prima di ripartire in volo dal vicino aeroporto di Preswick, per l'America. Paolo Monelli Al ricevimento offerto da Eisenhower all'ambasciata americana a Londra, Il Pre* Bidente s'intrattiene con il maresciallo Montgomery e con Churchill (Telefoto)'