I campioni del votante secondo la psicanalisi

I campioni del votante secondo la psicanalisi I campioni del votante secondo la psicanalisi Uno studioso austriaco afferma che i corridori sarebbero spinti dal desiderio di sorvolare, con le fantastiche velocità, sulle delusioni e gli insuccessi della vita (Dal nostro corrispondente) Vienna, 31 agosto. Torturati come sono dalla psicologia, non v'è problema, grande o piccolo, che gli austriaci non sottopongano alla lente dello psicologo il quale lo risolve quasi sempre in chiave psicanalitica: infanzia, scompensi della personalità, frustrazione, eccetera. L'analizzato, stavolta, è il corridore automobilista ed è chiaro che nel campione professionale si è voluto adombrare, portandola al massimo dello tensione e della evidenza, anche la psicologia di tanti dilettanti della strada i quali, più o meno inconsciamente, correndo tendono a identificarsi nella figura eroica degli assi del volante. La rivista specializzata Autojahr dedica ora al corridore un lungo saggio scritto da Erich Burgheimer, noto studioso di psicologia e di problemi sociologici. Il saggista parte innanzitutto dalla premessa che non è più, come una volta, l'interesse spontaneo per lo sviluppo tecniro dei motori, a spingere sempre più numerosi giovani, in diversi continenti, sulle piste pericolose dei circuiti. Che il puro interesse tecnico sia diminuito, lo dimostrerebbe l'ignoranza stessa, in fatto di motori e di meccanica, che molti corridori professano oggi addirittura con orgoglio e anzi con snobismo. Ciò che preme, alla curiosa forma mentis di questi giovani, è il rischio del correre in sé. Quanto ai quattrini, molti di essi sembrano non averne affatto bisogno, giacché discendono spesso da famiglie agiate, talvolta ricchissime. Nella scelta dell'emozionante professione gioca,- dunque, un fatto psicologico puro. Scrive lo studioso: < Ciò che sappiamo sui corridori, ci porta a sottolineare il fenomeno che la maggior parte di essi si sente resa felice, o forse oppressa, da un periodo infantile prolungato più del giusto. Sempre e ripetutamente si è potuto constatare che, premessa della psicologia del campione, è stata una gioventù particolare, una gioventù carica al massimo di irresponsabilità, una gioventù che non conobbe né pericoli, né preoccupazioni di nessun genere, materiali o spirituali >. Prendendo in esame 1 nomi più famosi del volante, analizzando anche le semplici indiscrezioni giornalistiche sul loro conto, si arriva a scoprire che tra la loro vita privata e la loro professione esiste un abisso. Secondo lo psicologo austriaco, si direbbe che questi individui, pur cosi audaci, siano rimasti nella vita pratica al di sotto delle loro autentiche possibilità. Non hanno saputo organizzare la sfera borghese della loro esistenza: di qui, il desiderio, spesso il furore, di riguadagnare fantasticamente, correndo sulla pista, il tempo perduto, di sorvolare sugli insuccessi e cosi via. Tra la psicologia di chi corre sui circuiti e quella dei tifosi di automobilismo esiste più di un contatto. Le masse che popolano le piste, sono formate, nella massima parte, da gente delusa che cerca una droga domenicale, una breve, violenta estasi nella gimkana dei bolidi scatenati. Le conclusioni dello studioso sono pessimistiche. Il campione automobilista è destinato a diventare sempre di più l'idolo della nostra epoca, a guadagnare il fanatismo di folle sempre maggiori e sempre più frenetiche. Perché quel certo disprezzo del mondo e quel desiderio, che è in ogni corridore, di liberarsi del proprio peso fisico, per scatenare, con uno sforzo minimo, un massimo di potenza, è uno dei tanti caratterizzanti l'era attuale. L'aumento dei morti sulle piste e sulle strade testimonia, tragicamente, di questa psicologia autodistruttiva: e deve al tempo stesso avvertire i più responsabili a incanalare in un'altra dimensione psicologica l'ulteriore sviluppo tecnico di una motorizzazione il cui senso oggi è frainteso. L'articolo, anche perché pubblicato da una rivista dedicata all'automobilismo, ha suscitato interesse e vivaci reazioni negli ambienti specializzati. I più importanti quotidiani lo hanno ripreso e tale interesse può essere giustificato col fatto che la piccola Austria segna, in proporzione agli altri Paesi europei, la più elevata mortalità per incìdenti stradali. _ . e. b.

Persone citate: Erich Burgheimer

Luoghi citati: Austria, Vienna