Dalla Spagna al Messico di Mario Gromo

Dalla Spagna al Messico SULLO SCHERMO DEL LIDO ==- Dalla Spagna al Messico Un melodrammatico film di J. A. Bardem, aSonatas» (Dal nostro inviato speciale) Venezia, 29 agosto. Sono pochi i registi che, da un film all'altro, sappiano mantenere un loro tono costante; pochissimi quelli che vi riescono per tutta una vita operosa. Si direbbe che la regìa cinematografica non solo logori come nessuna altra attività artistica o para-artistica, ma che abbia insidie così molteplici e subdole da fare le sue vittime anche tra firme provate, sicure. Di qui alti e bassi, e tonfi addirittura paurosi, tanto imprevisti quanto imprevedibili. Come ci sono attori che, pur prodigandosi per anni, non riusciranno mai a scoprire il segreto di una cosiddetta recitazione interiore, la sola che dia su di uno schermo risultati efficaci; così ci sono registi che, per quanto lavorino, mai riusciranno a scoprire che un film non è un soggetto, e che soprattutto non basta un soggetto ritenuto < di ferro > a garantire un buon film. Resteranno sempre, gli uni e gli altri, come dinanzi a una porta chiusa. Oltrepassata la quale, invece, sembra che tutto, o molto, si schiarisca. Si comprende, allora, la grande o grandissima importanza che può avere l'apparentemente dimesso, l'apparentemente insignificante, pur che il tessuto psicologico e narrativo del film lo ponga in una sua luce. Juan Antonio Bardem è for- 1111H ; 11111M11 i 1111111111 Illlllllllllllllllllll se l'energia più viva del cinema spagnolo; perché, quella soglia, ha saputo presto varcarla. Il suo primo film, Comicos ("Attori") fu una sorpresa per i pochi spettatori di una proiezione mattutina a un festival di Cannes, qualche anno fa. Seguì Muerte de un ciclista, una valida conferma; e l'affermazione maggiore fu poi dovuta a Calle Mayor che tre anni or sono, qui al Lido, di molto si avvicinò al massimo premio. Figlio d'attori, prima di essere regista fu sceneggiatore esperto; fondatore inoltre, e direttore, di una intelligente rivista, * Obietivo », sembrava ormai fra i pochi che potessero e dovessero dirci qualcosa, il suo film era quindi molto atteso. Si sperava che Sonatas dovesse finalmente rompere la grigia sequenza di inutili mediocrità finora offerteci con ben sei film; e poiché il suo sarebbe stato il settimo, proprio a metà della Mostra, si diceva che la vera Mostra sarebbe finalmente cominciata con Bardem. * * Se non vi apparisse la sua firma sfiderei il più esperto fra gli esperti a riconoscervi un film di Bardem. Il delicato, il quasi crepuscolare, vi ha affrontato un grosso melodramma a violente spatolate, nel quale conta, o vorrebbe contare, soltanto la vicenda in sé. Sono congegni che, sulla carta, a certi produttori possono apparire infallibili, tanti ne sono gli ingranaggi, e tutti dovrebbero poi risultare lubrilicatissimi, efficienti. Di solito, invece, girano poi a vuoto; e, nei casi migliori, riducono personaggi e battute a illustrazioni dei singoli momenti e delle singole svolte. Una fumettistica al technicolor. Qui, poi, sono inoltre intervenute, e massicce, le esigenze della comproduzione. E' frequente, in imprese del genere, il compromesso; e poiché qui la comproduzione era messicano-spagnola, si è evidentemente stati assai soddisfatti del fatto che il film potesse svolgersi per la prima metà in Spagna e per la seconda nel Messico^ divise le due parti da una vecchiotta didascalia, « Sei anni dopo ». Sei anni prima, nel 1824, quando la Spagna era in preda alla guer- ra civile, e i monti della Galizia servivano da rifugio alle truppe liberali, decimate da quelle dell'assolutista Ferdinando VII, il marchese di Bradomin si era suo malgrado trovato al fianco dei ribelli. Ne aveva poi aiutato un gruppo a fuggire nei Messico; e, unendosi al gruppo, avrebbe voluto scampare laggiù con la donna arnata, moglie di un truce governatore. Ma, proprio all'ultimo momento, il marito la ucciderà: e Bradomin riuscirà fortunosamente a imbarcarsi. Nel 1830, nel Messico, lo ritroviamo risolvere il problema della sua esistenza facendo il giocatore assai fortunato. E poiché il Paese, che ha da poco ottenuto l'indipendenza dalla Spagna, l'ha subito perduta sotto la tirannia del dittatore Bustavante, il predestinato Bradomin si trova, sempre suo malgrado, coinvolto anche qui fra le imprese dei guerriglieri liberali Anche qui persecutori e vittime, fughe e inseguimenti, e sparatorie senza risparmio. E anche qui Bradomin diventa l'amante di una donna appartenente al campo avverso, le simmetrie di questa comproduzione sono sorprendenti. Infine, a furia di assistere a lotte e a sacrifici per la libertà, anche Bradomin s'infiamma, si unisce a quei guerriglieri in una dura battaglia, e da quella, probabilmente, non tornerà. * * Anche un polpettone del genere, tratto da un romanzo di Ramon Del Valle Inclan, poteva essere riscattato da una abile sceneggiatura e da una sapida regìa che avessero dato a Bradomin tutti gli estri che gli occorrevano. Bisognava farne un avventuriero di non piccolo lignaggio, trascinato qua e là controvoglia in avventure e disavventure, con reazioni e imprevisti ora coloriti, ora disincantati. Era il solo personaggio che potesse dare un sapore a questa sarabanda di fatti e di comparse. Poteva esserne il testimone e la st:a vittima, il commento e la sua eco. Invece, anche Bradomin, vorrebbe essere preso sempre sul serio, o almeno alla lettera. Pazienza. E non c'è da cercare attenuanti altrove, perché Bardem, prima di esserne il regista, è stato anche lo sceneggiatore del film. Pazienza. Mario Gromo

Persone citate: Bardem, Calle Mayor, Juan Antonio Bardem, Ramon Del Valle