Muore a Parigi il teatro di varietà

Muore a Parigi il teatro di varietàMalti aitavi disoccupati per ia crisi del " music-hall Muore a Parigi il teatro di varietà I concorrenti più accaniti: cinema, tv, radio, dischi, spogliarello - Le eccessive pretese dei cantanti di fama lasciano pochi guadagni agli altri «numeri» - Sono in pochi a riempire una platea per tre settimane: Montand, Bécaud, Edith Piaf, ed anche la Baker - Troppe tasse (Nostro servizio particolare) Parigi, 18 agosto. Ci sono a Parigi 60 teatri di prosa e lirici, 560 cinematografi compresi quelli dei sobborghi, 174 cabaret, 50 dancings, 8 music-hall e 7 teatrini su etti si producono i cosiddetti chansonniers. E sebbene la regione abbia 7 milioni e 81,0 mila abitanti, totalizzando l'equivalente delle altre SS maggiori città di Francia, tutti questi locali destinati alla distrazione hanno difficoltà a mantenersi in vita. Particolarmente minacciati sembrano i music-hall, o teatri di varietà, e ciò non ostante un altro ne verrà aperto fra pochi giorni vicino alla piazza dell'Etoile dall'audacissimo Bruno Coquatrix, già proprie torto dell'Olimpia sui Grands boulevards, dove attualmente viene data una rivista con Josephine Baker, del «Bobino» a Montparnasse, del «Ba-taclan » vicino alla piazza della Repubblica, di un locale notturno sui Campi Elisi e di alcuni teatri di prosa. Inoltre, prima di Natale, si riaprirà ai piedi di Montmartre il vecchio Casino de Paris, rimesso a nuovo da Henri/ Varna, che vi ha speso circa 200 milioni di franchi e ha già scritturato la can- tante Line Renatiti, Questi tentativi per ridar L'itri a una forma di spettacolo efte ebbe in passato un buon \successo, ma poi ha subito una gravissima crisi che l'ha porta-\ to sull'orlo della tomba, sono) seguiti con molto interesse da\ 1numerosi artisti disoccupati, Indotti attualmente a conten farsi delle briciole che i « gran di» lasciano sulla loro strada \dopo il loro passaggio. Ma. i concorrenti del teatro d; varietà sono ■numerosi; c'è ìprima di tutto il cinematogra- fo, poi la televisione, la radio, •il disco, lo spogliarello, che fa furor" in 'Olti cabaret insieme con le riviste basate sul «urto femminile. Perciò gli organizzatori di spettacoli di varietà debbono trovare una formula che dia al pubblico il canto e il nudo, oltre ai numeri di acrobazia, di illusionismo, di circo, ecc. E' però difficilissimo, secondo i direttori, metter su uno spettacolo di tal genere: mancanza di artisti bravi, poiché l'immissione in Francia di quelli esteri ò ostacolata dai contingentamenti, come si trattasse di una merce; esigenze eccessive dei cantanti di fama, che divorano gran parte del bilancio costringendo gli organizzatori a lesinare sugli altri numeri; le esigenze di certi fabbricanti di dischi, che in cambio di un piccolo aiuto impongono gli artisti che intendono lanciare, anche se le loro qualità sono piuttosto scarse; le tasse troppo elevate. Sono porlii gli artisti francesi che riescono a riempire •una piutea per un periodo di tre settimane: Yves Montand, Edith Piaf, Georges Brassens, Gilbert Bécaud e Josephine Baker. Ma costoro sono molto richiesti anche all'estero oltre che in Francia (Montand è in procinto di partire per gli Stati Uniti, da dove è ritornata invece Edith Piaf) e chiedono somme astronomiche. Dietro i «grandi» vengono i « buoni », come Charles Trenet, Aznavour e l'italo-egiziana Dalida, la cui stella va salendo molto rapidamente nel favore dei parigini. Ma in tutto non si supera la ventina e con effettivi nazionali così ridotti non è possibile, secondo i competenti, metter su spettacoli di varietà di primissimo ordine, rinnovando spesso com'è indispensabile per non stancare il pubblico. Occorre quindi rimediare alla situazione se si vuole che il music-hall non muoia definitivamente dopo l'attuale tentativo di rinascita. Questi rimedi Bruno Coquatrix li ha enumerati: prima di tutto che i «grandi» non si producano più di una volta all'anno ed evitino i teatri di provincia, affinché i provinciali, per vederli e sentirli, siano costretti a venire a Parigi. Coquatrix ha constatato che all'^ Olimpia» (BS00 posti) il 40 per cento degli spettatori viene di fuori. Occorre inoltre che certi cantanti non abbiano pretese eccessive, affinché si possano pagare meglio gli acrobati e gli altri artisti necessari a un teatro di varietà. Si ritiene egualmente necessario che i fabbricanti di dischi, i quali traggono profitti notevoli dalle ribalte di varietà, che servono di trampolino per il lancio, sovvenzionino tali teatri senza imporre i loro artisti. Infine, sarebbe necessario rimuovere gli ostacoli che rendono difficile la scrittura di artisti esteri e diminuire notevolmente le tasse. i 1. ITI.

Luoghi citati: Francia, Parigi, Stati Uniti