Due nobildonne in tribunale per uno scambio di pellicce

Due nobildonne in tribunale per uno scambio di pellicce Due nobildonne in tribunale per uno scambio di pellicce L'errore era avvenuto durante un ricevimento mondano • Conclusa dopo cinque anni la vertenza tra le patrizie romane Roma, 10 agosto. Due signore dell'aristocrazia romana, la baronessa Guariglia Paz congiunta dell'ex-ministro degli Esteri, e la contessa Anna Sanzano Diaz, appartenente alla famiglia del defunto Duca della Vittoria, hanno polemizzato per cinque anni a colpi di carta bollata in una causa civile nella quale è stato coinvolto anche il pellicciaio Saturnino Chiabrando: tutto per essersi scambiate inavvertitamente i propri mantelli durante un ricevimento. La signora Sanzano Diaz l'8 novembre 1952 si presentò dal suo pellicciaio Chiabrando per ritirare una pelliccia datagli in custodia la primavera precedente, e si accorse che il mantello non era il suo. Pertanto il commerciante di pellicce confezionò una pelliccia nuova per la sua clien¬ te e trattenne per sé l'altra. Dopo un anno e mezzo nella pellicceria Chiabrando comparve la signora Guariglia Paz la quale disse di essere in possesso di una pelliccia da lui confezionata, ma che non apparteneva a lei. Si potè così ricostruire che le due signore si erano scambiate le pellicce, molto tempo prima, durante un ricevimento. II pellicciaio, allora, citò in giudizio la signora Sanzano Diaz chiedendo il pagamento del mantello confezionatole quando si era ritenuto che lo scambio fosse dovuto a lui; la Sanzano citò in tribunale la baronessa Guariglia attribuendole la responsabilità di quanto era avvenuto; questa ultima, riconvenzionalinente, chiese la condanna della contessa e del pellicciaio. Il tribunale, nella complessa questione, emise questa sentenza: la contes¬ sa Sanzano Diaz doveva pagare 600 mila lire ai pellicciaio per la confezione non dovutale; la Guariglia doveva restituire alla Sanzano la pelliccia di sua proprietà; e Saturnino Chiabrando doveva rimborsare 100 mila lire alla baronessa Guariglia per la sua pelliccia rimasta nei magazzini del commerciante e riutilizzata per altri lavori. La Corte d'Appello confermava la prima sentenza modificando soltanto à somma del rimborso dovuto alla baronessa Guariglia nella misura di 250 mila lire per il mantello e 90 mila lire per il danno subito non avendo potuto indossare l'indumento per circa due anni. Contro questa decisione Saturnino Chiabrando ricorreva in Cassazione che, però, ha ritenuto infondate le critiche del commerciante alla sentenza,

Luoghi citati: Roma