II turista non è curioso di storia ma delle biciclette acquatiche di Paolo Monelli

II turista non è curioso di storia ma delle biciclette acquatiche UN LAGO CELEBRE, SENZA ROMANTICISMO I turista non è curioso di storia ma delle biciclette acquatiche Il bel paese di Savoia è umido e verde, pare il prototipo di un grande orto botanico - Le acque del Bourget ispirarono a Lamartine una poesìa molto sentimentale; ma l'amore per le creole ammalate di petto oggi dice poco - Strane origini di una delle più antiche dinastie d'Europa - Un ricatto di Umberto il Beato al Barbarossa che voleva svignarsela in fretta - Ad Altacomba, tomba di principi, del passato non c'è quasi più nulhi (Dal nostro inviato speciale) Chambéry, « agosto. Per evitare di essere imbottigliato due o tre ore alla frontiera francese, al Ponte di San Luigi dove l'Aurelio diventa la route nationale 7 (esperienza già fatta lo scorso anno, ed è di quelle che non si ripetono volontieri; non si capisce perché non si costruiscano tra Mentane e Ventimiglia due o tre strade parallele, tre cornici, come con bell'italianismo continuano a dire i francesi, corniches, una bassa, una ■media e una alta, come quelle che esistono dà Mentane fino a Nizza), per discendere alla Costa Azzurra sono venuto a passare dal Piccolo San Bernardo. Il che mi ha dato l'occasione di rivedere, sotto un cielo poco propizio, il bel 11 ! r : i r 1M11 i M i 111111 ! 11 11111M111 i 1 i ! IM1111 ! 11 ) r ! [ paese di Savoia: e la sua capitale Chambéry la seria, 0 così la chiamano i francesi, la sérieuse, con la sua via principale che è un'amabile copia della via Po di Torino di trent'anni fa, con alti portici, e sotto le arcate negozi di dolciumi, di vini, di libri. E traversando rapidamente, di avere una visione sintetica di questa regione umida e verde, che pare il prototipo di un grande orto botanico; sotto i ghiacci perenni ed i nevai i pascoli d'erbe profumate, ed 1 fiori rari delle altezze, e prati rocciosi con arbusti aspri, ginepri, rododendri, che sono la patria di marmotte di tassi di pernici bianche. E di ritrovare nei paesi e nei borghi questi savoiardi ben piantati che appena lasciano il campo e la casa si vestono seriamente di nero, senza tanti modernismi, con un cappello nero di feltro o il basco degli chasseurs alpins; e camminano dondolandosi e parlano poco; ed hanno di fronte ai vicini un curioso senso di superiorità che gli viene da un passato di coraggio militare e di devozione per secoli agli stessi signori, conti e duchi di Savoia, che per avere messo fin dal secolo XI i piedi al di là delle Alpi li hanno fatti partecipi delle vicende storiche più grosse d'Europa per mille anni. E sino al 1859 fedeli soldati di un re diventato ormai sardo di nome, e piemontese di fatto; solidissimi soldati, come nel tempo che il cavaliere Boiardo così ne parlava a Francesco I, « Sono così pesanti in guerra che non possono scappare, ed hanno la mano così greve che non la possono più staccare dalle spalle del nemico quando l'hanno afferrato ». E capita, in Savoia, di ripensare alle strane origini di una delle più antiche dinastie d'Europa. Padroni dei quattro più alti passi delle Alpi fra il Bianco c il Rosa, Monccnisio, i due San Bernardo c il Monginevro, i conti di Savoia furono per secoli accorti guardiani, abili controllori di quei passaggi obbligati, traverso cui c'era un Diarai di mercanti, di soldati, di messi politici, di pellegrini di Roma e di Terra Santa. Li tenevano in buono stato, a in compenso fa- cevano pagare un pedaggio salato, in quattrini o in privilegi, a quelli che li traversavate, o si accingevano a traversarli, o li avevano traversati con buona fortuna; così chi valicava il Monccnisio pagava tre volte, a Lanslcbourg e sul passo e a Sv.sa, chi veniva per il Gran San Bernardo a Chillon e sul passo e ad Aosta. E' celebre il ricatto (dopo tanto tempo la parola suona quasi elogiativa) che Umberto III il Beato fece al Barbarossa, che dicci anni prima aveva tolto alcune vallate al conte di Savoia, quando l'imperatore dovette invocare il favore delle guardie delle Alpi per lasciare indenne l'Italia. Il Barbarossa aveva fatto nominare a Roma un suo Papa illegittimo; ma il giorno dopo la cerimo7iia trionfale un misterioso male colpì il mio esercito, e in questo fatto il popolo vide la mano di Dio, e l'obbligò a scappare in fretta. Fuggendo verso il settentrione, non osando attraversare ia Lombardia ove gli avrebbero dato la caccia, non gli restava che il passo del Monccnisio; e già ad Alba e a Susa il popolo aveva minacciato di fargli la pelle, mal difeso dal suo poderoso esercito imperiale ridotto ad una trentina di cavalieri. In quei frangenti l'im}yeratore mandò un suo messo ad Umberto III che gli disse, restituiscimi le tali e tali valli, e io ti garantisco il passaggio. (Ad ogni buon conto il Barbarossa si era messo nei panni di un suo semplice cavaliere, e questi si era caynuffato da monaco). Questo accorto Umberto fu fatto beato per la sita vita ascetica, nonostante che fosse stato costretto a sposarsi per garantire la continuazione alla famiglia che già aveva acquistato onore e potcnsà; tre mogli prese, e non in'.r.hbp.rrpiif nJnrap; rrf -era già andato a chiudersi nel convento di Altacomba, già cinquantenne, quando lo vennero a tirar fuori perché ne prendesse una quarta, nonostante egli affermasse che queste cose non gli piacevano. Con fatica e con angoscia ebbe finalmente un figlioletto, che chiamò Tomaso; dopo di che disse, il dover mio l'Ito fatto lasciatemi tornare fra quei miei cari monaci. Così fece, e Tomasino crebbe, diventò Toma- 1 so /, conte di Mariana e di Savoia e marchese d'Italia; e fece una serqua di figli, regolari c spurii, cosicché la sua casa non corse mai più nei secoli il pericolo di estinguersi. In questa occasione sono andato a vedere una buona volta questa abbazia di Altacomba; della quale sapevo soltanto finora che era poco lontana da Aix-les-Bains, e vi erano seppelliti i più antichi conti di Savoia, e sorge sopra uno sperone di monte, che si protende in un lago. Non sapevo invece che il lago fosse quello di Bourget; che i primi anni del secolo scorso ispirò, se questo sia il verbo, una brutta poesia, ridondante, gonfia di luoghi comuni, al Lamartine; giovane, ed innamorato di una creola, naturalmente, come voleva l'epoca, malata di petto, tanto che l'anno dopo ne mori. Celeberrima tuttavia quella poesia, obbligatorio pezzo di antologia per le scuole francesi, e per quelle italiane nella lezione di francese. Ma poiché il lago vi è descritto come da qualsiasi poeta senza fantasia si potrebbero descrivere cento laghi, dal Balaton all'Ontario, e vi si parla secondo i casi di flutti armoniosi, di rive incantate, di coste ridenti o malinconiche secondo lo stato d'animo e l'ora, e di neri abeti, e di luna (« astro dalla fronte d'argento-») che dà morbida chiarità alla superficie delle acque, non credetti che fosse necessario fare una deviazione per vederlo quando andai tre anni fa in automobile da Chambéry a Parigi; e passai dietro al monte, monte del Gatto, ai piedi del quale dall'altra parte sorge l'abbazia, e corsi verso Bourg-en-Bresse, dove sapevo che avrei trovato uno di quei rari ristoranti che la guida Michelin indica con ■due asterischi con una celebre volaille à la crème specialità del luogo (troppo ricca, a mio gusto, come del resto la cucina di queste regioni; ma ne parlerò a suo luogo). Sono capitato dunque l'altro giorno sulle rive del lago di Bourget. Sulla riva un cartello indicava le partenze regolari di vaporetti per l'abbazia di Altacomba: e me l'indicò l'amico, indistinta macchia grigia ai piedi di un monte tutto bosco dall'altra parte del lago, il nominato monte del Gatto, nera contro il cielo di ponente, deserta. Siamo partiti con l'ultimo battello; i turisti erano pochi, e chiacchieroni, e curiosi più di certe biciclette acquatiche che di storia e singolarmente ignoranti delle vicende dei Savoia. A paco a poco il grande edificio dell'abbazia si districava dal nero del monte; e mi è apparso alla fine come un severo castello del '700, circondato da alberi oscuri, con tetti neri di ardesia e muraglie cadenti diritte sul lago. Il luogo è triste, ombreggiato per quasi tutta la giornata dal monte che lo sovrasta, e come mi dicono spesso avvolto di nuvole e di nebbie. La storia dell'abbazia è breve, per quello che ne voglio dire. Intorno al 1100 sorse in alta montagna, al di là del lago, in una comba (parola celtica che è rimasta viva sui due versanti delle Alpi, e vuol dire conca fra alte cime, seno di monte) un piccolo convento di cistercensi; che dopo una cinquantina d'anni scesero a cercarsi una sede più al basso e scelsero il luogo attuale, senza rinunciare al nome alpino dell'abbazia, poco adatto alla nuova sede, Altacomba. Amedeo III conte di Mariana prese affetto per quei frati, e prima di partire per la crociata ove morì affidò ad essi il figlioletto, il jiominato Umberto III. Da allora cominciai uno i rapporti sempre più stretti fra l'abba- 11 ! M > 1111111 ] 11111111 ! 11 ! 11 ! t111 ! 1 n l ! M111111 ! 11111 i 1 i ■ zia ed i Savoia. Umberto III, di cui Umberto Biancamano era l'arcitrisnonno, fu il primo a volere esservi seppellito; e così tutti gli altri, fino al conte Verde e al conte Rosso, con le mogli e i figli e i parenti meno illustri, più o meno una quarantina. L'abbazia, in vecchio stile cistercense fino dalle origini, fu rifatta nel secolo XVIII come ve l'ho descritta. Al tempo della rivoluzione francese fu depredata e guasta dai rivoluzionari che vi fecero dentro una fabbrica di maioliche, la chiesa con una dozzina di sarcofagi ed una cripta ove erano le salme dei Savoia più oscuri fu distrutta, aperte e violate le tombe, le ossa disperse. All'inizio del secolo scorso il piissimo re Carlo Felice, reazionario, poco amante di quei piemontesi rivoluzionari, tutto rivolto alle tradizioni e alla culla della sua famiglia, volle rimettere in piedi l'abbazia e ricostruire la chiesa e le tombe. Ne dette incarico ad un oscuro ingegnere del Genio civile, Alberto Melano; e in due anni fu restaurata l'abbadia e rifatta la chiesa in un neogotico fiorito e fiammeggiante (l'ingegnere architetto ricevetti, per tutta ricompensa di questa sua fatica una tabacchiera d'oro e la croce dell'ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro). E' scultori piemontesi e lombardi si misero a scolpire urne e monumenti, nei quali furono deposte piuttosto a caso ossa ritrovate alla rinfusa nei sotterranei della chiesa sotto le rovine. Un medico credette di riconoscere gli scheletri di Umberto III e del beato Bonifacio, e in un teschio la testa di Beatrice di Savoia sorella di quest'ultimo. (Cantava di Beatrice di Savoia il trovatore Guglielmo di Saint Gregari: «Bella contessa di altissimo lignaggio-voi1 siete la più bella che si sia mai vista al mondo»); questi resti furono ricollocati in due nuovi monumenti intitolati a Umberto III e al beato Bonifacio, il rimanente ossame fu distribuito alla meglio nelle altre urne. Il solo monumento funebre che è a posto è quello che fece costruire per sé c la moglie Carlo Felice. In fondo avevano ragione quei turisti a prendere poro interesse ai Savoia, non c'è quasi più nulla ad Altacomba del suo passato se non qualche arco, e il quadrato solenne «granaio», duecentesco, un po' fuori mano, presso il pontile dei vaporetti. Il convento è del secolo XVIII, la chiesa è gotica, le urne e i monumenti sepolcrali sono nuovi di zecca, ignote sono le ossa che essi racchiudono; i padri cistercensi (che all'origine erano quelli della Consolata di Torino, ai quali dopo la cessione della Savoia alla Francia furono mescolati novizi di lingua francese, e i vecchi e i giovani cominciarono a litigare fra loro) sono stati sostituiti da benedettini provenienti da una abbazia di Marsiglia. E casa Savoia non vi conscria che un nominale diritto di patronato e l'uso di un appartamento privato. Paolo Monelli