L'America è in gara con l'Italia nel campo dei rumori molesti di Gino Tomajuoli

L'America è in gara con l'Italia nel campo dei rumori molesti Una singolare polemica sulla capacità di fare fracasso L'America è in gara con l'Italia nel campo dei rumori molesti Gli spazzini motorizzati di New York hanno una tecnica insuperabile nello sbattere i coperchi delle grandi pattumiere - Gimkane e gare automobilistiche notturne non lasciano dormire i cittadini - Ma secondo ('«Osservatore Romano», «il chiasso è il vizio degli italiani, la loro più sincera passione» (Nostro servizio particolare) Itoraa, 30 luglio. « Far rumore », scriveva un paio di settimane fa Art Buchwald in una colonnina sullo Herald Tribune, è la vera passione degli italiani. E con la pungente ironia che lo ha reso famoso, aggiungeva che in nessun pae^e del mondo, nessun popolo dedica con altrettanto entusiasmo energie, ingegno, comprensione e tolleranza a questa < arte ». Tanto che gli stranieri in viaggio nel nostro paese dovrebbero essere in qualche modo aiutati a sottrarsi all'umiliante condizione d'inferiorità in cui si trovano di fronte agli italiani. Buchwald suggeriva di consegnare ad ogni straniero motorizzato ai valichi di confine assieme alla carta carburante, una speciale tessera contenente un certo numero di punti da consumare in imprese rumorose: per esempio, alterando le marmitte dell'auto, autorizzandoli a urlare e soprattutto a usufruire, con sconti speciali, d'uno speciale parco di motorette in tutto simili a quelle degli italiani e con le quali percorrere a pieno rumore le vie delle città fra mezzanotte e le cinque del mattino. Solo cosi si poteva sperare di sottrarre agli italiani la quasi certa vittoria nelle « Olimpiadi del far rumore che si terranno a Roma, la capitale mondiale di questo sport, nel I960 ». L'eco suscitata dalla sua proposta negli ambienti internazionali è stata sorprendente. Ma non è stata quella che Art Buchwald, e una sparuta minoranza italiana, s'attendeva. E' stato severamente criticato. La sua predizione di vittoria Italiana nello gare del rumore e infondata e disfattista; c'è qualcuno anzi che insinua dubbi sul suo patriottismo. « Molti americani m'hanno scritto, — confessa con umiltà Buchwald, — ricordandomi ohe se è vero che gli italiani hanno inventato lo sport del fracasso (che ebbe origine in Sicilia nel Medioevo come metodo per tenere i turisti svegli ed obbligarli a comprare ricordini), gli Stati Uniti sono ora assolutamente all'altezza e pronti a presentare alle Olimpiadi la più forte squadra di tutti i tempi ». Cosa sperano gli italiani di poter contrapporre, nel campo del rumore, agli spazzini motorizzati americani? A quel1', sj>. jie, di New York che hanno elaborato una tecnica insuperr.bile nello sbattere coperchi delle grandi pattumie re di metallo zincato prima contro '1 pavimento, poi contro il muro, poi contro la fiancata di metallo dell'autocarro e tur. to questo fra le tre e le cinque del mattino? Certo, gli si scrive, gli italiani sanno usare meglio lo scappamento e martelli, le ruote, le carrozzel le e le <oci: ma dov'è nel mon do intero chi saprà battere i netturbini di New York? Ed è vero, scrive un. altro suo corrispondente, che gli italiani hanno auto meravigliosamente rumorose e motorette imbatti bili nell'accumulare un nume ro praticamente infinito di de cibels, è verissimo. Ma sono giochi da bambino paragonati ai cambiamenti di marcia di un autista di autocarro gigan te americano. Ed è meglio che gli italiani non tentino nemmeno di gareggiare con gli americani in campo di rumori notturni prodotti nel corso di gimkane e gare automobilistiche da sobborgo: saranno annientati, c La società del far rumore americana» immediatamente costituitasi, ha anch'essa sostenuto che le olimpiadi del rumore di Roma non sono affatto scontate, né come avvenimento di competizione sportiva, né come esito. In ogni caso gli italiani non riusciranno mai ad accumulare i punti che gli americani si sono assicurati in partenza in campo di rumori d'aeroporto: basterà che il governo trasporti a Roma per le olimpiadi, l'aeroporto di Idlewild per schiacciare ogni avversario. E il risultato giustificherà la spesa. Una nota ben diversa è registrata, invece, dall'Osservatore della domenica che pur citando il primo articolo di Buchwald, lamenta questo primato a cui gli italiani tengono tanto e che è motivo di amare ironie fra i molti milioni di stranieri che vengono in Italia a cercare la pace e la bellezza e n<J escono invece solo rintronati. «"Far rumore" è sempre più l'abitudine nazionale, per che il chiasso sembra divenuto il padrone dispotico dell'Itaila, il nostro vizio, forse la nostra più sincera passione; gli italiani sono nati per far chiasso da sempre. E' forse inutile che il nuovo Codice della Strada sia particolarmente severo anche contro chi fa rumore con le macch'ne; troppa gente va in motocicletta per il gusto sadico di far rumore e gli automobilisti, soprattutto in provincia, quando hanno la marmitta rotta si guardano bene dal ripararla; piace loro quel crepitio. Tutti gli italiani poi parlano ad alta voce, gridano, sbraita¬ nsèdacsvptIdcmrtscclagdsdcbcqpatvapCdovuzcrshasddpdcmstmlptLs'CddtpuE no, urlano, gesticolano; ogni strada è una fiera, ogni piazza è un mercato, a tutte le ore del giorno Se poi vi capita di andare all'estero, vi accorgete che quando udite del rumore sono gli italiani a farlo; osservate i turisti stranieri da noi: passano in silenzio come fantasmi leggeri». Gino Tomajuoli

Persone citate: Art Buchwald, Buchwald