Ansia e angoscia

Ansia e angoscia Il parere di uno psichiatra Ansia e angoscia L'ansia crea uno stato d'incertezza; è stata definita una «paura senza oggetto» - Forse è la sopravvivenza di antichi terrori - L'angoscia afferra alla gola, al torace; riflette in una sofferenza fisica un parossismo emotivo Guido Piovcne esposo su questo colonne, il 19 luglio, il suo parere sul significato — in campo letterario — dei termini «ansia» ed «angoscia ». Egli ritiene che l'ansia abbia un carattere soprattutto pratico, sia scarsamente intellettuale, nasca in fondo dall'egoismo; l'angoscia, più sconvolgente, abbia un carattere intellettuale, assoluto, disinteressato. Assai diversa è la distinzione che gli psichiatri fanno tra le due parole, quando le usano per indicare stati d'animo morbosi. Pubblichiamo su questo tema il parere di un medico specialista, il professor Visintini. rapcmmppsrlrlceNella lingua italiana le parole ansietà, o ansia, ed angoscia sono usate a indicare diversi stati dell'animo, solo in parte sovrapponibili. Le preferenze già degli scrittori del < Buon Secolo » (il Novellino: <angoscia di stomaco») accentuate dai moderni, sono per I'uóo del termine angoscia per indicare un travaglio o affanno o tormento a sede prevalentemente corporea; e del termine ansia a indicare un medesimo travaglio o tormento senza corrispondente sensazione corporea. La sensazio ne corporea che si accompa gna all'angoscia è prevalente mente toracica o epigastrica o della gola; la impazienza che si accompagna all'ansia ha invece un corrispettivo so matico nell'accelerazione del ritmo respiratorio. La differenza di significato è ancor più accentuata nell'uso dei rispettivi aggettivi: si dice infatti che una persona è < ansiosa » di riuscire in una impresa, di risolvere un dubbio, di ottenere un risultato perché dimostra una emozione caratteristica dell'incertezza in cui si trova, mentre si dice che un'altra persona è < angosciata > per le spiccate manifestazioni somatiche di uno stato emotivo spiacevole interiore in cui si trova. ■Ci sono naturalmente eccezioni a tali preferenze e a questi usi, altrimenti l'indagine del due psichiatri imolesi, cui ha risposto Piovene in questo stesso giornale, non avrebbe senso; ma si può convenire, che un'indagine semantica, cioè sull'evoluzione del significato delle parole angor e anxietas nel passaggio dalla latina alla lingua volgare e italiana, confermerebbe l'assunto iniziale di questo articolo. Neil' uso psichiatrico non sempre sono conservati tali e quali i significati della lingua parlata essendo i sentimenti morbosi altra cosa dei sentimenti fisiologici, se non altro nella motivazione. Il significato psichiatrico, se anche si basi su analogie colla lingua parlata o col linguaggio più tecnico della scienza psicologi ca, è necessariamente più ristretto e preciso (o dovrebbe) talora completamente diverso. Qui l'utilità della conservazione separata dei due termini, o della loro fusione, o dell'eliminazione di uno di essi, può essere discussa a seconda degli scopi voluti nelle distinzioni psichiatriche. La psichiatria tedesca (non probabilmente la lingua tedesca) adotta un solo termine e non v'ha dubbio che — per definire le malattie caratterizzate da parossismi emotivi — 11 termine < nevrosi d'angoscia » è migliore e non alternativo a quello di nevrosi o psicosi d'ansia, essendo l'angoscia termine adatto a significare lo stato emotivo spiacevole nella massima e patologica estrinsecazione delle rispettive manifestazioni corporee: orripilazione, cardio-vascolo-accelerazione, costrizione epigastrica, etc. L'ansia rimarrebbe nel linguaggio psicologico e volgare a indicare l'emozione specifica d'incertezza, non mai patologica a questo grado, anch'essa divenendo angoscia nelle sue manifestazioni parossistiche, sia fisiologiche che patologiche. Peraltro nella psichiatria moderna si afferma quasi im penosamente la necessità di meglio approfondire le distinzioni nosogranche delle psiconevrosi e delle stesse maggiori psicosi funzionali, mediante una comprensione patogeneti ca e dinamica degli stati di coscienza morbosi; e tale necessità si esprime in diverse tendenze a volte contrastantì. La più semplice distinzione è quella di attribuire una di versità graduale al medesimo stato a seconda dei termini usati di irrequietezza, ansia ed angoscia. Più numerose so no le correnti che mantengo no il significato parossistico al termine angoscia, usato a definire malattie con primitive alterazioni degli organi vegetativi (nervi e umori) interessati ai meccanismi somatici dell'emozione, e per contro attribuiscono un significato specifico all'emozione d'ansia. Come tutte le emozioni, l'ansia dovrebbe avere una fun zione biologica nella vita istintiva. Poiché essa è propria esclusivamente dell'uomo, na scarsi riferimenti somatici e nessuna conseguenza utilitaria, lo studio analogico è im possibile e l'analisi scientifica diffìcile. E' nota la soluzione interpretativa della psicologia antropologica, in cui l'ansia è il prodotto insopprimibile della comprensione dalla catego cc ria del possibile contrapposta alla realtà. Più siamo uomini, più siamo ansiosi; più ci accontentiamo della realtà e siamo deboli, malati e incolti, meno siamo ansiosi. Per gli psichiatri che accettano una psicopatologia esistenziale, nasce l'opportunità di distinguere un'ansia organica da quella morale. Nelle psicologie e nelle correnti psichiatriche dinamiche, l'ufficio dell'ansia è invece catartico del sentimento di espiazione, perciò di origine conflittuale ne! profondo o in-'conscio psichico, cioè motiva-1 ta da quegli adattamenti che si formano nel corso dell'evoluzione educativa in ciascuno di noi per repressione di tendenze eccessive o per trasformazione di sentimenti o pulsioni rimosse in abitudini equivalenti (si legga qualche buona divulgazione psicoanalitica). Forse non si tratta neppure di adattamenti personali, ma di situazioni conflittuali provenienti dall'inconscio psichico collettivo o della specie. Sarebbe, cioè, l'ansia un problema collegato alla struttura dell'organizzazione istintiva dell'uomo. Ciò dev'essere anche per quelle correnti della psichiatria, che pongono le proprie basi scientifiche nelle psicologie non introspettive, non dinamiche, ma sperimentali e comportamentistiche o refie3 sologiche. L'ansia come emozione di incertezza ha tutti gli uffici di un'altra emozione (sebbene in un suo modo specifico), in quanto crea stati di perplessità, inibisce l'azione, propone la ricerca e l'attesa di un soccorso superiore, dello scongiuro, del sacerdote, del medico. La miglior definizione che ne e stata mai data è quella di < paura senza oggetto >. Nell'uomo primitivo probabilmente era la paura delle meteore e dei cataclismi e suggeriva attesa, differimento di propositi, magìa. Presso gli antichi popoli, al suo servizio era istituito il corpo ufficiale degli àuguri. Nell'uomo mo derno, l'ansia è probabilmente una vera malattia per anacronismo istintivo, inutile sopravvivenza di quelle antiche paure. Almeno noi diciamo inutile; ma non può avvenire che un capo di popoli, un capo di eserciti, un legislatore, preso d'ansia trattenga domani la decisione fatale di un conflitto distruttore? L'uomo di fronte al suo divenire non potrà forse essere salvato dall'ansia del possibile? Prof. Fabio Visintini Direttore della Clinica delle Malattie Nervose e Mentali dell'Università di Parma

Persone citate: Buon Secolo, Fabio Visintini, Guido Piovcne, Piovene, Visintini

Luoghi citati: Parma