Lo spadista italiano Delfino terzo ai campionati mondiali

Lo spadista italiano Delfino terzo ai campionati mondiali Sutie pedane di Budapest un'emozionante finale Lo spadista italiano Delfino terzo ai campionati mondiali 11 russo Khabavbv vittorioso dopo uno spareggio con il notaio inglese Jay - Edoardo Mangiar otti, indisposto, rientra in Italia (Dal nostro inviato speciale) Budapest, 22 luglio. Forse perché priva di convenzioni accademiche e di limiti nel bersaglio, o per un richiamo dell'ormai sorpassato duello, ia spada è l'arma che riunisce sempre il maggior numero di concorrenti delle più svariate nazionalità, dai biondi vichinghi del Nord ai baffuti turchi, finora apparsi come meteore con una unica tondeggiante fiorettista poco adatta alle pedane. E' pure l'arma dei giganti, appollaiati su gambe da fenicotteri, con braccia da mulino a vento che scattano a colpire l'avversario. Il titolo di « mister grattacielo s> spetta qui al ventiduenne granatiere inglese, il debuttante Spofforth, la cui altezza di metri 2,17 non è stata però sufficiente ad evitargli l'eliminazione. Più strada hanno fatto i due metri del francese Lefranc e soprattutto i polacchi Gonsior e Glos che lo seguono a centimetri. In fatto di statura non scherza neppure il tricolore torinese Delfino, detto «Grifo» per il grido rapace con cui lancia i suoi assalti decisivi, mentre il vercellese Tassinari, piccolo e tracagnotto, si scatena con potenti frecciate. Stamane purtroppo solo il torinese ha acciuffato il passaporto per la finale, mentre Tassinari, sorpreso dalle clamorose rimonte di Kostava e dell'occhialuto Glos si è inesorabilmente arenato seguendo la sorte di Saccaro e Pellegatta, dopo Edoardo Manglarotti e Bertinetti. Cosi ancora una volta quattro russi sono pervenuti alla finale di spada, finora sport di conquista per gli azzurri. La potenza schermistica sovietica cresce paurosamente Tchernoutchevitch, Tchernikov, Khabarov e Kostava con il loro aspetto grigio e spersonalizzato di perfette macchine atletiche macinano pòsizioni su posizioni con l'implacabile ritmo di un marciatore, fra ii gelido silenzio dei pubblico, che è pronto invece ad andare in delirio per le vittorie dei loro avversari, specie dei beniamini magiari (quale triónfo quello delle fu> rettiste, e che tifo per Salto vics!) e degli azzurri, finora purtroppo deludenti. Anche oggi gli italiani non sono riusciti a conquistare la vittoria ed^hanno ottenuto sol tanto un ' buon piazzamento con Delfino classificatosi al terzo posto. Il titolo individuale di r.pada è stato vinto da Khabarov, al termine di una finale di non elevato livello tecnico, ma eccezionalmente vibrante dal lato agonistico. 11 ventenne studente russo, già iridato juniores a Parigi, dinanzi al nostro Saccaro sì è laureato campione del mondo di spada, dopo un drammatico duello con l'inglese Jay. Fin dall'inizio i due mancini sono balzati in testa, il sovietico agevolato dalla coalizione dei suoi tre compatrioti, e il flemmatico notaio londinese in ripresa dopo la disavventura con il magiaro Sakovics, che in seguito doveva dare una cocente delusione al proprio pubblico. Nel primo confronto diretto Jay si imponeva per 5 a 2 con travolgenti frecciate; poi entrambi superavano d'un balzo i successivi ostacoli rendendosi così indispensabile uno spareggio. L'inglese tentava di ripetere il colpo, ma il sovietico non abboccava e con tempestivi arresti si avvantaggiava per 3 a 1, e reagiva alla disperata rimonta del rivale, inchiodandolo infine con un colpo doppio sul punteggio di 5 a 3. Terzo successo russo dunque, e prima encomiabile affermazione degli azzurri, con il « tricolore » torinese Giuseppe Delfino, medaglia di bronzo, da affiancare a quella d'argento di Melbourne, grazie ad un sorprendente ritorno di fiamma che gli permetteva di superare tutti i fortissimi spadisti sovietici escluso Khabarov, oltre al polacco Glos, dopo la crisi iniziale (non dimentichiamo la lunga gloriosa carriera del trentanovenne subalpino, decano dei finalisti). Soltanto la fatica — e le conseguenti sconfitte con Sakovics e con Jay — riteniamo abbia precluso la meritata scalata del torinese al vertice mondiale. La gl'ave assenza dell'olimpionico Pavesi e di Pellegrino e la sfortunata caduta degli altri azzurri, specialmente del semifinalista Tassinari, ha impedito l'ormai tradizionale trionfo collettivo delle spade azzurre, che speriamo però di vendicare venerdì e sabato prossimo nel torneo a squadre, nonostante tocchino ormai all'Unione Sovietica i favori del pronostico anche per questa competizione. Al torinese e ni vercellese si uniranno infatti l'altro allievo del maestro Visconti, Franco Bertinetti, che anela una rivincita, e i due giovani di scuola lombarda Saccaro e Pellegatta, che anche qui a Budapest hanno dimostrato di essere in possesso di magnifiche doti per emergere quando avranno trovato con l'esperienza maggior^ riflessione e sicurezza. Purtroppo invece i'1 prestigioso Edoardo Mangiarotti, in cattive condizioni fìsiche, si asterrà dal torneo a squadre ripartendo per l'Italia. Carlo Filogamo 1° Khabarov (Urss) 6 vitt. dopo spareggio; 2° Jay (Gran Bretagna) 6 vitt. dopo spareggio; 3" Delfino (Italia) i vittorie i° Glos (Polonia) 3 vitt. 7 stoccate ricevute, 13 date; 5° Tchernouchevitch (Urss) 3 vitt. 7 stocc. ricevute, J2 date; 6° Tch'enikov (Urss) Risultato dello spareggio: Khabarov b Jay 5-3.