Esplosive conseguenze della tv in una civiltà che stagna da secoli di Francesco Rosso

Esplosive conseguenze della tv in una civiltà che stagna da secoli LE RAGAZZE DEL MOLISE VANNO DAL "GOIFFEUR,, — Esplosive conseguenze della tv in una civiltà che stagna da secoli A Palata, paese povero, senz'acqua, su 4000 abitanti 47 televisori - La sera, i contadini meridionali tornano dai campi morti di fatica, ma non tralasciano lo spettacolo; le giovani vi imparano a vestirsi e ad arredare la casa con gusto moderno; tutti vi scoprono un mondo nuovo -1 costumi mutano, si sveltiscono, e si comprende che i piccoli non debbano più crescere analfabeti come i padri - "Se la televisione - dice un buon parroco - significa progresso sociale, sia benvenuta anche per questa gente che non ha mai avuto nulla,, (Dal nostro inviato speciale) Palata, 22 luglio. he tre sorelle dacci ricamavano silenziose sotto l'androne Ai casa scialbato a calce. Tra. loro e la strada c'era un ronzante velario di mosche, respinte nel sole folgorante dall'ombra fresca e ventilata, del corridoio. Le vidi passando, e mi fermai iIIIIIIIIIllllllinilllllllllIlllllllllllMlllllllllllllllSOS col pretesto di un'informazione. Un minuto dopo ero seduto fra loro, e la conversazione fluì facile, come ci conoscessimo da sempre. Se ciò fosse accaduto in Emilia, o in Piemonte, non avrebbe alcun significato, ma Palata è un piccolo villaggio del Molise, in provincia di Campobasso, ai limiti lHllfillllllllllllllllllll ItllllllllllMIIIIIIMIIIIIIIII delle Puglie, dove il pregiudizio, cosi pensavo, vieta che le ragazze discorrano pubblicamente con gli uomini, massimamente se forestieri, senza correre il rischio di passare per svergognate. Le sorelle dacci parlavano quietamente, tirando con lenta destrezza i fili colorati dei loro ricami, prive di dif- llMIfilllllMIIIMIMIIIIIilllItlllllllllClllllllIllin fldenza. Per un comprensibile ritegno non ho chiesto i loro nomi di battesimo, ma mi piace pensare si chiamino Conchita, Dolores e Consuelo, un fiore tra i neri capelli acconciati gonfi e vaporosi sulla chiara pelle di magnolia e potrebbero essere scambiate per andaluse. Mi colpì la stranezza delle loro identiche acconciature. « L'ho veduta alla televisione portata- da attrici del cinema e indossatrici, disse la secondogenita Dolores. Quasi tutte le ragazze di Palata si pettinano ora coi capelli soufflés come noi ». Seppi così che Dolores è parrucchiera per signora, con moderne attrezzature per la permanente calda e fredda. <Non sono sola, — disse ancora — a Palata c'è un'altra pettinatrice, ma c'è lavoro per entrambe ». La conversazione oscillava su questo argomento che, certo, le sorelle dacci consideravano frivolo per un uomo della mia età, ma rispondevano con sciolta disinvoltura ad ogni domanda. Andavo cercando negli sperduti villaggi del Meridione, quelli lontano dalle coste dove il flusso turistico incide inevitabilmente sul costume, i segni di un rinnovamento non solo tee 'io, e le sorelle dacci furono le prime a rivelarmi che la televisione è stata il più formidabile strumento di rottura in una situazione che stagnava da secoli. <Non abbiamo il televisore, — disse Conchita, la primogenita — ma due o tre sere la settimana andiamo al Bar Sport a vedere gli spettacoli più interessanti. Ancora quattro anni fa una ragazza che andasse al. caffè avrebbe perduto l'onore. Oggi nessuno vi fa caso ». Quasi a darmi un segno più tangibile del suo distacco dal mondo di ieri, parla di una sua disavventura sentimentale con un giovane romano, che poi risultò già sposato, senza, falsi pudori né acrimonia. Con le sorelle dacci si parlò degli effetti secondari della televisione, delle ragazze che copiano i modelli per i loro abiti, ohe -imparano ad arredare la casa con i gusti moderni, ad usa, re determinati prodotti di bellezza. Gli aspetti tecnici della situazione me li forni il sarto Anselmi che, se non ha letto I reali di Francia come quello manzoniano, ha però girato il mondo ed è stato ^.nche a Roma. « A Palata ci sono 47 televisori e meno di quattromila abitanti, cioè un televisore ogni ottanta persone, disse il sarto continuando ad agucchiare spedito. Gli effetti balzano agli occhi. La sera quando romano dai campi, morti di fatica, i contadini si lavano e cambiano d'abito per andare al caffè a vedere la televisione. Da qualche anno le scuole elementari sono più frequentate, i contadini capiscono che i figli non devono crescere analfabeti come loro ». Parlava con facondia, trafiggendo di punti il colletto d'una giacca, e mi disse che a Palata il progresso tecnico avanza inarrestabile dietro a 67 trattori agricoli e 1S trebbiatrici. Eravamo seduti sul margine della strada ben lastricata, poco distante da una vecchia vestita di nero che dipanava un po' di lana con un arcolaio vecchio di un secolo. Un mulo zoccolava sull'acciottolato facendo oscillare il suo basto, due botticelle gaiamente pitturate in giallo e verde. < E' una razione | 11J1111111 ■ T11111 11111111 ! i i I li I ! 1111 ! 1111M ■ E111:111 d'acqua, ottanta litri, ottanta lire », disse il sarto con amarezza. Forse fra qualche anno l'acquedotto molisano arriverà anche qui, ma per ora ci dobbiamo accontentare degli acquaioli che da secoli scendono a valle con i muli a far provvista per tutti alle sorgenti ». Gli dissi che, da quanto avevo osservato e sentito, Palata mi sembrava un paese di benestanti ed egli scosse il capo avvilito: « E' un paese povero — rispose | — e soltanto ora incomincia a farsi sentire un po' di benessere con le rimesse degli emigranti. In meno di dieci anni sono partite da Palata dirette in Brasile, Venezuela, Australia, Canada, Francia, Svizzera, Belgio, più di mille persone, quasi tutti giovani andati a cercare lontano un lavoro sicuro. Se fa un giro nei paesi vicini sentirà ripetere le stesse cose, la gente emigra per non morire di fame ». / paesi vicini distano al minimo venti chilometri l'uno dall'altro, al termine di strade che fanno le contorsioni per raggiungerli in cima ai colli dove stanno aggrappati come nidi di presepi di pietra bianca. I problemi, come per tutto il Meridione, sono sempre identici: mancanza di acqua e di lavoro, esuberanza di braccia. Quest'ultima, spinge gli uomini a partire per non importa dove. In 7iessuna città ho veduto così fitta e martellante la pubblicità delle compagnie di navigazione come in questi villaggi del Molise. Grandi cartelli sono esposti ovunque a reclamizzare la qualità di navi che ostentano piscine lussuose e donne seminude invitanti a confortevoli viaggi per terre lontane, come se il contadino di Portocannone o di Guglionisi si decida alle traversate oceaniche attratto dagli svaghi mondani, non dal bisogno. Visitando questi paesi, parlando con la gente, ho compreso gli allusivi discorsi delle sorelle dacci. < A dodici anni incominciamo a cucire e ricamare il corredo, mi aveva detto la primogenita, ma poi finisce che rimarremo zitelle; non ci sono più ragazzi ». Avevo pensato che il discorso si riferisse alla sua amara esperiensa sentimentale. Era invece una realtà comune a molte ragazze del Molise che vedono i gio-. motti più audaci partire senza prospettive di un sollecito ritorno. Per le donne già sposate, la faccenda si risolve in un'attesa non sempre placida, prima di partire i loro uomini le hanno ben provviste di marmocchi, e alcuni padri, appena varcato l'oceano, si sono dimenticati di scrivere e di mandare risparmi. Sono casi rari, ma sufficienti a tenere in allarme quasi tutte le giovani mogli rimaste e già ricche di prole. Tuttavia è un rischio che bisogna correre, e in questa zona la gente ha risolto in parte i problemi con l'emigrazione. In dieci anni, sono partite da Guglionisi più di tremila pensose e gli abitanti sono ora meno di ottomila. Acquaviva Collecroce ospitava SS47 persone nel 19-45, ora ne ha 1050. Sono andato a cercare il parroco di questo raccolto paesino dalle case basse, di pietra gialla, bucato da porte e finestre a piccoli archi armoniosi sormontati da fantasiose cimase in cotto. Don Giovanni Rosso è nato 31 anni fa a Saluzzo. « Sono qui da due anni, mi disse, e già 11111111111M1111111 ■ 31111 [ 111 i 111 f 111J t 11111:1 i 11> conosco bene i miei parrocchiani. Brava gente, ma con una mentalità particolare. Sa che sono di origine slava? Bene, unisca la testardaggine slava al fanatismo meridionale non privo di sensualità e avrà un'idea di questa gente. Vanno matti per la televisione, ma trascurano la chiesa ». Don Giovanni Rosso abita in una canonica che gli crolla a pezzi sulla testa, perciò preferisce dormire al cimitero, in uno stanzino sopra la camera mortuaria. < Sto meglio di altri sacerdoti, mi disse, vada a trovare il parroco di Montecilfone e vedrà come vive in mezzo agli albanesi. Questa faccenda degli slavi e degli albanesi del Molise meriterebbe un discorso a parte, sono tanti gli aspetti paradossali e divertenti che mette conto di riparlarne. Parroco di Montecilfone è don Guido Vallivera, di Biella. E' qui da oltre trent'anni e, a differenza di don Rosso che parla spedito il piemontese, ha dimenticato il suo dialetto. Egli sa tutto sui suoi tremila parrocchiani e sui mille che sono immigrati, gente di origine albanese approdata qui dopo chissà quali sconvolgimenti sociali. A Montecilfone ci sono i7 televisori, due parrucchieri per signora in camice bianco, una fontana sull'esigua piazzetta del paese col rubinetto secco che attende da anni di poter gettare acqua. < Ce la portano a damigiane gli acquaioli che scendono coi muli alle sorgenti della valle e la paghiamo due lire al litro, disse don Vallivera. Se la televisione ha provocato effetti? Direi che è stata una rivoluzione. Le ragazze vanno dal parrucchiere e dalla sarta con molta facilità e se sono fidanzate vanno a trovare il fidanzato in casa sua, cosa che ancora tre anni addietro nessuna avrebbe osato fare senza sentirsi disonorata. I tempi sono mutati, ma se la televisione significa progresso sociale, sia benvenuta anche per questa gente che non ha mai avuto nulla>. Francesco Rosso

Persone citate: Anselmi, Giovanni Rosso, Guido Vallivera, Rosso