Un lembo di azzurro

Un lembo di azzurro Un lembo di azzurro Pochi articoli, immagino, navranno colpito c commosso i lettori come quello recente del nostro Jemolo sul « pesante ciclo grigio » che pare stendersi su tutto il mondo, per la sfiduciata pigrizia delle classi dirigenti, delle massime autorità politiche e spirituali, vòlte a una gretta e impaurita ricerca del « meno peggio ». Jemolo non si stupisce che, fra tanto squallore, anche i giovani disertino il campo della politica, e si cingano di opaca indifferenza. Non vorrei che questa accorata rampogna, così' bene rispondente alla situazione generale e ai sentimenti degli uomini più consapevoli e pensosi d'ogni paese, facesse trascurare un fatto che anche Jemolo sente e sa: l'esistenza di giovani e giovanissimi i quali ci danno la speranza che l'umanità possa ancora scrivere qualcuna delle sue pagine migliori. Jemolo ricorda le ore buie, in cui sembrava che una pietra tombale stesse per scendere sul mondo della libertà e su quello cristiano, eppure si sperava che, spezzata quella pietra, l'umanità avrebbe ritrovato il suo azzurro e il suo sole. Oggi si sarebbe dissolto quell'incubo, ma anche quella fiducia; il nero e l'azzurro si sarebbero stemperati nel grigio più uniforme. Riflettiamo un po', e guardiamoci intorno. Quella tragedia illuminata e conclusa dalla speranza, da noi ha un nome: Resistenza e liberazione. Ebbene, mi pari caratteristico l'atteggiamento di fronte alla Resistenza da parte di molti giovani che pure, per età, non l'hanno potuta vivere, ma tutt'al più contemplare con occhi di fanciulli. Volete un esempio? A Torino un gruppo di giovani, scrittori e musicisti, ha composto delle canzoni che esprimono, a volte con una certa facile ingenuità e scoperte intenzioni polemiche, i loro sentimenti attuali. Accanto ad alcuni che, negli anni della Resistenza, erano adolescenti e giovanissimi combattenti, come Italo Calvino e Franco Fortini, altri che allora erano ragazzi, come Jona, Liberovici, Amodei, Straniero ecc. Questi giovani hanno ora composto (e inciso su un disco che è in commercio) il loro Cantacronache 3, tutto di canzoni partigiane. Calvino ha poeticamente descritto, nella bella canzone Oltre il ponte, questo bisogno di comunicazione viva tra le due generazioni: «O ragazza dalle guance di pesca, - o ragazza dalle guance d'aurora, - io spero che a narrarti riesca - la mia vita all'età che tu hai ora... Ormai tutti han famiglia, hanno figli, - che non sanno la storia di ieri. - Io son solo e passeggio tra i tigli - con te, cara, che allora non c'eri. E vorrei che quei nostri pensieri, - quelle nostre speranze d'allora, - rivivessero in quel che tu speri, - o ragazza color dell'au rora ». E a questa canzone ri sponde l'altra, dei fratelli minori ai maggiori: «Eravate saliti sognando, - la speranza nel cuore, occhi aperti - sulla montagna, eravate saliti cantando; - noi sapemmo di favole strane, - noi ragazzi, e di guerre lontane per l'Italia, - noi fratelli minori inesperti ». Citiamo a riprova un altro fatto, sempre per restare in Piemonte (ma il discorso potrebb'essere ripreso per altre parti d'Italia, a dimostrare Pappassionamento dei nostri giovani e giovanissimi per la Resistenza). Da qualche tempo escono alla luce, o si stanno preparando, degli studi monografici (condotti con buon metodo storico su documenti e testimonianze di prima mano) intorno alla Resistenza nella nostra regione. Gli autori — come Zandano per il Vercellese, Pansa per l'Alessandrino, la Trabucco per la Val Chisone, la Gardoncini per le Valli di Lanzo — sono rutti gio\'ani, che alla Resistenza non po terono partecipare: ma si sen tono attratti da quell'alto e drammatico momento della nostra storia recente, e vogliono conoscerlo da vicino, per quello che realmente è stato, intenderne le scaturigini prossime e remote, ma anche raccoglierne l'umano, duraturo messaggio, e stabilire quel che di esso possa essere innestato e trasfuso nella nostra realtà d'oggi, nei problemi di domani. Non è cosa da poco. Che giovani d'oggi, con le loro canzoni o le ricerche storiche, si volgano alla Resistenza, e si prò pongano di scoprirla e di ap propriarsela, di farla rivivere in un mondo cosi mutato, cosi ap parentemente dominato dal gri giore, è il segno migliore che quella grande esperienza non è andata perduta, ma è diventata un fatto fondamentale della no stra storia, ha fatto corpo con [y nostra migliore tradizione nazionale e popolare, e potrà dunque suggerire e risvegliare, in un avvenire non troppo lonta- no, entusiasmi e propositi che oggi paiono sommersi. C'è na turalmente, in questo atteggia- mento dei giovani di fronte alla Resistenza, un disincantato, sereno distacco, che facilmente trascorre nell'amabilità del canto o nel compiacimento erudito. Ma vale per tutti quel che ha- scritto Ferruccio Parri, nel presentare il Cantacronache partigiano : « Sia come voi volete, sia come voi sentite, amici. II 1945 ha lasciato una consegna sospesa. Benedetto chi la raccoglie ». Potrei citare altri fatti. So, qui a Torino, di alcuni giovani studenti, di una sorprendente maturità critica, e di entusiastico fervore morale, tutt'altro che indifferenti ai problemi politici e sociali del nostro tempo. Saranno pochi: ma la loro presenza legittima qualche fiduciosa attesa. Il ciclo non è poi tutto così grigio. Qualche lembo di azzurro già si intravede. Potrà scomparire, in un cielo fatto ancora più plumbeo; ma potrà anche allargarsi, se si leverà uno di quei venti impetuosi che spazzano le nubi. Non dobbiamo disperare. Sempre, all'indomani dei grandi sforzi collettivi, delle miracolose, entusiastiche crisi di liberazione dei popoli, ci sono stati momenti di ripiegamento amaro, di sconsolato grigiore. Così fu in Italia, all'indomani del « miracolo » dell'unità. Anche allora parve, ai più anziani, che si fossero ottenebrati e spenti gli ideali e gli entusiasmi che avevano pur sorretto la granile impresa del Risorgimento. Uno storico di allora, che fu guida morale, a Firenze, delle nuove generazioni, Pasquale Villari, sentì come pochi questo inabissarsi degli ideali risorgimentali, ma anche l'esigenza di nuovi ideali di operosa solidarietà sociale da proporre ai giovani. Egli scriveva: a [Allora] c'era una guerra, una speranza, un sacrificio ed un pericolo continuo, che sollevavano lo spìrito nostro. Oggi invece è una lotta di partiti... senza un Dio a cui sacrificare la nostra esistenza. Questo Dio era allora la Patria, che oggi sembra divenuta Ubera per toglierei il nostro ideale. A noi manca come l'aria da respirare, perché non troviamo più nulla a cui sacrificarci. Eppure l'aiutare coloro che soffrono vicino a noi, è il nostro dovere, è il nostro interesse, supremo, urgente; e ci restituirebbe l'ideale perduto ». Villari, un conservatore intelligente e coraggioso, non s'ingannava: dalla sua scuola sarebbe uscito un uomo come Salvemini. Così, dall'oscurità di questi anni, che sembrano deserti di entusiasmi e di ideali, potranno domani balzare fuori altri uomini — gli ignoti giovani d'oggi — a riprendere l'opera dei padri. Dobbiamo riconoscerlo : in questo pesante ciclo grigio, balena qualche sprazzo di azzurro. A. Galante Garrone ti inumili i un i uiiuii

Luoghi citati: Firenze, Italia, Piemonte, Torino