E' finito tra i fischi

E' finito tra i fischi E' finito tra i fischi (Dal nostro inviato speciale) Parigi, 18 luglio. Ultima tappa del Tour 1959. Il gruppo compatto si affaccia sulla tiista parigina del Pare des Princes. Vince Groussard, con un guizzo finale, poi incominciano le lunghissime cerimonie che chiudono la corsa. Bahamontés viene consacrato vincitore e compie un giro d'onore fra un diluvio di applausi. Viene quindi il turno di Anquctil. Rivière e di Baldini. E capita un fatto nuovo, gli applausi della folla immensa si trasformano in fischi. I fischi sono pochi per Rivière e pochissimi per Baldini, ma gli spettatori sfogano il loro malumore contro Anquctil, il suo giro d'onore è accompagnato da un coro assordante di sibili. Anquctil scende di bicicletta con gli occhi rossi. Ha un gesto vago di rassegnazione. Dice: «Ho pagato io il dispetto dei tifosi, perché il Tour non è andato secondo i loro desideri ». Lasciamo il Pare des Princes con quella violenta bordata di fischi ancora nelle orecchie, con un senso d'insoddisfazione, quasi di fastidio. Si è trattato infatti di uno dei giri di Francia meno riusciti del dopoguerra, sempre, o quasi sempre, è mancata la lotta, l'interesse si è limitato a pochissime giornate, l'interesse, anzi, è venuto meno proprio nei tratti dove la strada accendeva di appassionante attesa le fasi della corsa. Perché t So lo chiedono con giustificata ansia gli organizzatori, ma la risposta non è facile. Il percorso — tranne la eccessiva lunghezza di qualche tappa — era indovinato, presentava un crescendo di difficoltà che avrebbero dovuto servire a selezionare i valori in campo. E gli assi avevano risposto in gran numero all'appello, l'incertezza della vigilia si dibatteva fra tanti campioni anticipando una lotta addirittura furiosa. Siamo andati,invece da Mulhouse fino ai piedi dei Pirenei senza che i passisti, capeggiati da Anquctil, Rivière e Baldini. .. -mettessero -ai-tòro attivo qualche punto nei confronti degli scalatori Gaul e Bahamontés, i Pirenei sono serviti semplicemente a togliere di mezzo Favero, capitano italiano di riserva, il Massiccio Centrale ha eliminato Gaul dalla « guerriglia » per il trionfo finale, ma Bahamontés sui dodici chilometri della cronoscalata al Pup-de-Dóme ha vendicato gli arrampicatori, in pratica assicurandosi il successo in mezz'ora di gara. Niente sulle Alpi, niente dopo le Alpi. Qualche fiammata qua e là, qualche exploit isolato. Nelle tappe a cronometro, in particolare. Ed è qui, forse, che si può individuare un pumo male: incominciano a contare troppo, queste lotte contro il tempo, gli uomini di maggior risalto sanno di poter riconquistare minuti c minuti di vantaggio. Nelle altre tappe si risparmiano, limitandosi a controllare la situazione. Poi, nelle tappe a cronometro, vengono alla ribalta, forti di una indiscutibile superiorità. Quest'anno il Tour, si può ben dire, lo si è deciso sui 120 lem. delle tre prove contro il tempo. Il percorso, però, conta in modo relativo. Il problema è più delicato c complesso, riguarda addirittura la formula stessa della competizione. La formula a squadre nazionali, è senza dubbio la più adatta a suscitare fremiti di passiotie. ma è formula orinai fuori del tempo. La stessa casa di biciclette, lo stesso gruppo sportivo può allineare in corsa, per portare un esempio, un paio di nazionali di Francia, un nazionale italiano, due spagnoli, un belga c tre regionali francesi. In che modo si può pretendere che questi uomini, legati per tutto l'anno da comuni interessi, diventino nemici ìicl mese che dura il Tour* La formula quindi verrà probabilmente cambiata, il Tour può dorsi si correrà per mar- cssf , i , r - che, così come si corre il Giro d'Italia. E mancheranno così quegli squadroni che, come è successo nel '59 per lo squadrone francese, finiscono di frenare la gara. Non abbiamo francamente mai capito gli sforzi di mettere d'accordo tanti campioni, non abbiamo mai condiviso- la sicurezza olimpica degli organizzatori sulla formazione del signor Bidot. Che in Francia ci si augurasse un successo francese, è logico. Ma che, per raggiungere questo successo, si sia voluto sacrificare in partenza pedine di grande valore, oucsto per noi resta un mistero. Quattro capitani, Anquctil, Rivière, Bobet è Orm.iiiin»?, due dei quattro si sono persi per strada, è vero. Ma chi può dire come si sarebbe svolta la corsa, se, per esempio, Anquctil fosse stato al fianco di Anglade in una compagine regionale, oppure se l'esperienza di Bobet e di Gcminiani fosse stata nti lizzata per sostenere lo slancio di una delie formazioni forse, a torto ritenute di rincalzo? I francesi invece — parliamo dei francesi della nazionale — si sono logorati in un lavoro che piaceva al pubblico (vittorie in scric e maglia gialla di Darrigadc e di' Caz'ala), sprecando però energie non utili al trionfo finale. Tutti logicamente guardavano alla formazione più forte, ed è per questo che è mancato un filo conduttore. La nazionale di Francia . che doveva dare il «la» all'orchestrazione, ha vivacchiato, forse nella nascosta gelosia fra Anquctil e Rivière, c gli altri con un evidente sorriso di soddisfazione si sono adattati alla vita pacifica. L'essenziale era di giungere fino a Parigi. E nemmeno si è in grado di fare molti appunti alla squadra italiana. Era una squadra non molto robusta, che però ha retto discretamente bene il confronto. Aveva due capitani, uno di riserva e l'altro effettivo. La riserva è crollata sui Pirenei, il capitano effettivo ha patito due brutte giornate, proprio nelle tappe a cronometro, sul Pini-dc-Dòme e da Scurrc a Digione. Di Favero c'è poco da dire, i suoi limiti non sono i limiti del fuoriclasse. Si accenderanno invece aspre discussioni sul campione del mondo. Il romagnolo, atleta evidentemente ben dotato, in montagna non ha eccelsi numeri, si difende bene quando attraversa periodi di splendida condizione fisica. Quando è stanco, cede le armi. Tutto qui. Perche l'attuale crisi del ci disino è crisi essenzialmente di nomini. I campioni di oggi non valgono gli uomini di ieri, sia nel complesso come individualmente. Si cambicranno i percorsi, si escogiteranno novità più o meno indovinate, si muterà la formula. Ma sono i ciclisti che «fanno» le corse. Sono i ciclisti che rendono interessanti oppure scialbe le varie competizioni. Le attuali vedette non sono all'altezza delle vedette degli an¬ ni passati. Il calendario, per di più, è pesante. Nessuno, forse nemmeno i «grandi» dell'immediato dopoguerra, sarebbe stato in grado di correre il Giro di Spagna, il Giro d'Italia e il Giro di Francia nella stessa stagione senza risentire le conseguenze della stanchezza. Il programma si apre in febbraio e va avanti fino ad autunno inoltrato. E' un programma troppo intenso che sfibra ed annienta le possibilità umane. In ogni corsa, l'atleta è affaticato dalle corse precedenti e cerca di conservare un po' di energia per le corse future. In ogni corsa, anche al Tour. Il male è qui, è soprattutto qui. Gigi Boccacini Ordino d'arrivo: 1. Groussard, km. 331 in 9 oro. 55' e 52' , (con abbuono 9 oro. 54'52"), media km. 33,329; 2. Padovan, s.t. (con abbuono 9 ore 55'22"); 3. Bruni; 4. Hoovenaers; 5. Darrigade; 6 Vnn Aerde; 7. Van Geneugden. 8. Erzner; 9. Bnysse; 10 Picot; poi tutti gli altri con lo stesso tempo di Groussard, Classifica generale: 1. Babamontes (Spagna) 123 ore 46'45": 2. Anglade, a 4'1"; 3. Anquctil, a 5'5"; 4. Riviere, a 5'17"; 5. Malie, a 8'22"; 6. Baldini, a 10'IS"; 7. AdriaenssenSf- a 1018" ; 8 Hoevenaers, a 11'2"; 9. Saint, a 17' e 40"; 10. Brankart, a 20'38"; 11.' Pauwels, a 22'30"; 12 Gaul, a 2.V59"; 13. Bergami, a .'16'54"; 14. Manzaneque, a 57*29"; 15. Dotto, a 1 ora e 4"; 16. Darrigade, a 1 ora 3' e 1"; 17. Planckaert, a 1 ora 5'; 18. Friedrich, a 1 ora 11' e 51"; 19. Robinson, a 1 ora 12" e 11"; 20. Vermoulin, a 1 ora 16' e 10"; 21. Grat, a 1 ora 1932 Media generale del Tour dopo la 22" tappa, km. 35,651: media del primo in classifica generale km. 35,241. Classifica a punti- (valevole per l'assegnazione della maglia verde) : 1. Darrigade, p. 613; 2. Saint p. 524 ; 3. Anquctil, Classifica generale finale per squadre: 1. Belgio. 372 ore 2'12" : 2. Francia, 372 ore 33'38"; 3. Centre-Midi; 4. Ovest-Sud-Ovest; 5. Spagna; 6. Italia; Bahamontes compie il giro d'onore a Parigi (Telefoto)