Spietata accusa alla guerra in un drammatico film tedesco

Spietata accusa alla guerra in un drammatico film tedesco IL FESTIVAL DEL CINEMA A LOCARNO Spietata accusa alla guerra in un drammatico film tedesco d e e è i e e a r o . à e a a è a a a a ; y e, ola ele, d esaeè e, e (Nostro servizio particolare/ Locarno, 14 luglio. « Siamo tutti responsabili, anche coloro che non volevano questa guerra », sostiene il protagonista di Unruhigc Nacht (Una notte inquieta), che la Germania Occidentale ha presentato ieri sera al Festival dì Locarno. Per la prima volta i tedeschi, in un film sulla «loro » guerra, non si rifugiano nell'alibi di un popolo trascinato alla rovina dalla follia di pochi, né si trincerano dietro la giustificazione degli ordini ricevuti. Ubbidire a un ordine, infatti, dice chiaramente il film, sempre per bocca del protagonista, non diminuisce la colpa di chi lo esegue, quando l'ordine è pienamente ingiusto. Finalmente, dunque, il cinema tedesco recita coraggiosamente il mea culpa? Sì e no, e vediamo subito perché. Anzitutto l'autore di così perentorie e consolanti affermazioni è un cappellano militare protestante, che nel 1942, in Ucraina, deve assistere un giovane soldato tedesco condannato a morte per diserzione. Potrebbe un prete, di qualsiasi confessione, parlare altrimenti? Le 'sue riflessioni, inoltre, di per sé ineccepibili, non sorgono da una vicenda particolarmente probante. In tutti gli eserciti, chi diserta davanti al ne e i*rarnac1?' chen » ^*"SL liano Eia conosce per un obiet mico è fucilato, e anche se ilcaso del soldato Fedor Baranowski, fuggito dal suo reparto per amore di una giovane vedova russa, è degno di pietà, inglesi o americani non si sarebbero comportati diversamente con un loro disertore, pur senza la spietatezza che ha accompagnato il processo e. l'esecuzione. Ed ecco allora là condanna della «loro» guerra tramutarsi, nelle parole dello stesso pastore, nella condanna di tutte le guerre, ma da che pulpito, è il caso di dire, viene la predica. La nobiltà d'intenti del film, tratto da un racconto di Albrecht Goes, è innegabile, e tuttavia è offuscata da un sospetto d'ambiguità. Ma bisogna anche ammettere che per i tedeschi è già molto, forse il massimo che si può pretendere da loro. E ce ne accontenteremmo se il regista, Falk a eoa e rna e. nn uliano già conosce per un tiva rievocazione dell'attentato a Hitler del 20 luglio {Operazione Walchiria), avesse maggiormente scarnito la vicenda, sfrondandola di inutili episodi. Tale, a parer nostro, quello dei due innamorati costretti a dividere con 11 pastore la stessa camera per la loro ultima notte (l'uomo, un giovane ufficiale, deve partire all'alba per Stalingrado). Appena abbozzato invece, e insufficientemente risolto, mentre si riconnetteva direttamente al tema, l'altro episodio che vorrebbe descri- vere il caso di coscienza dell'ufficiale, anch'egll sacerdote nella vita normale, incaricato, per la cattiveria di un superiore, di comandare jl plotone d'esecuzione. Il film non è avaro tuttavia di momenti di autentica commozione, come le sequenze della fucilazione e il delicato intermezzo degli amori del disertore e della giovane ucraina. E va ascritto a suo merito di non essere affatto indulgente verso i militari tedeschi, dal più alti ufficiali al semplici soldati. Non si tace, ad esemplo, sulle razzie e le violenze contro i civili russi, che a noi Italiani non possono non ricordare altre razzie ed altre violenze. Dignitosa, ma senza voli, la recitazione di Bernard Wicki, nella parte del protagonista, e corretti gli altri, fra i quali, un po' sprecata, appare abbastanza fuggevolmente la bella svedese Ulla Jacobsson, la non dimenticata Interprete di Ha ballato una sola estate. a. b.

Persone citate: Bernard Wicki, Falk, Hitler, Locarno, Nacht

Luoghi citati: Germania Occidentale, Locarno, Stalingrado, Ucraina