Cinque arresti a Marsiglia per l'uccisione di un tunisino
Cinque arresti a Marsiglia per l'uccisione di un tunisino Sarebbero terroristi dell'estrema destra Cinque arresti a Marsiglia per l'uccisione di un tunisino La banda implicata in numerosi attentati? - Preoccupazioni del governo francese per il ricorso di 21 Stati afro-asiatici all'Orni sull'Algeria (Dal nostro corrispondente) Parigi, 10 luglio. Cinque giovani, sospettati di avere assassinato l'operaio tunisino Chikhaoui, sono stati arrestati a Marsiglia, mentre un loro compagno è riuscito a fuggire e sembra che abbia raggiunto l'Algeria, dove avrebbe trovato asilo negli ambienti dell'estremismo colonialista. I sei terroristi appartengono al gruppo «Pensee nationaliste », sorto clandestinamente in seguito allo scioglimento del partito nazionalista in cui militavano. Uno dì loro pare che sia stato, durante l'occupazione tedesca, volontario nella legione antibolscevica, che combatté in Russia insieme alle truppe naziste. A suo carico esisterebbe anche un mandato di cattura emesso dal tribunale di Bordeaux, per un 'assassinio che risale a quei tempi. Un giornale afferma che il suo nome è Ceccaldi e che è stato impiegato in una compagnia di navigazione aerea. 1 nomi dei suoi compagni sarebbero Dinelli, Causse, Rossi 6 Barluet, però questi dati non hanno avuto conferma ufficiale. I terroristi di «Pensée nationaliste» avrebbero compiuto diversi attentati dinamitardi all'indomani del 13 maggio, specie contro le sedi del partito comunista della regione di Marsiglia. La gravità di questi fatti ha reso opportuno affidare le indagini alla direzione della Difesa territoriale, estromettendone tanto la Brigata mobile della polizia marsigliese quanto la gendarmeria. L'azione terroristica organizzata da certi ambienti del colonialismo, non soltanto in Francia, ma anche all'estero, incomincia infatti a preoccupare i poteri pubblici, i quali non possono più ignorare che si tratta di un vero e proprio pericolo fascista, fomentato dai peggiori avanzi del regime di Vichy. L'entità di tale pericolo è stata denunciata anche da Albin Chalandon, segretario generale dell'Unione per la nuova repubblica, in una riunione che ha tenuto ad un migliaio di iscritti, in massima parte ope rai. «Il regime — ha detto — deve fare fronte alla doppia minaccia di un ritorno al passato e di un'avventura fascista >. Chalandon ha affermato che l'Unr vuole realizzare il rinnovamento per preparare l'avvento della democrazia sociale. In quanto al dovere di fedeltà iiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii verso il generale De Gaulle, ha dichiarato: «Delibiamo seguirlo e non precederlo per tutti i problemi d'interesse nazionale che si prepara a risolvere ». A proposito dell'Algeria, Chalandon ha detto che « L'Unr non ha una politica algerina propria: ha quella del generale De Gaulle. Grazie a lui il destino algerino continuerà a passare per la Francia». Le parole del segretario generale dell'Unr sembrano indicare un distacco definitivo degli ambienti gollisti da quelli che sostengono ancora con assoluta intransigenza gli interessi del colonialismo. La lenta evoluzione che si è compiute in questi mesi ha infatti isolato sempre più gli estremisti, facendo ormai apparire possibili soluzioni che sembravano irrealizzabili. A questi sviluppi non è certamente estraneo l'atteggiamento dei capi militari. Le difficoltà diplomatiche cui potrebbe dare luogo il nuovo ricorso presentato al segretario generale delle Nazioni Unite da ventuno Stati afroasiatici, e la probabilità che essi richiedano la discussione del problema algerino all'Assemblea Generale dell'Onu che si riunirà in settembre, possono avere spinto d'altronde il Qua! d'Orsay ad esercitare une pressione più risoluta sul governo, affinché la eventualità di trattativp politiche per ristabilire la pace non venga più respinta nella forma categorica con cui è stato fatto finora. Siamo dunque arrivati al momento decisivo di una svolta nella politica colonialista delle Francia? Troppe volte previsioni di questo genere sono state poi smentite per poterlo ora affermare con certezza. E' in ogni modo di particolare interesse in proposito la conferenza stampa tenuta a Parigi dal cadì Behhoura, consigliere generale d'Algeri, un musulmano fedelissimo di De Gaulle che si è sempre opposto ad ogni soluzione colonialista del problema algerino. Egli ha dichiarato che il fattore essenziale della ribellione è « la presa di coscienza collettiva, da parte della comunità islamica, d; una situazione di fatto legata ad un passato recente che ha come caratteristiche la miseria, l'ignoranza e le leggi di eccezione ». Il notabile arabo ha però riconosciuto che molte cose sono cambiate dopo il ritorno al po tere del generale De Gaulle, il quale « si è imposto per regola di non promettere mai ciò che non può mantenere, né di affermare ciò che non è ». Benhoura ha concluso affermando che « se è indiscutibile che la sorte dell'Algeria non deve essere dissociata da quella della Francia, non è meno indiscutibile che la ribellione esiste e che, per farla cessare, bisognerà raggiungere, un accordo ».
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