I rapinatori adolescenti di Milano

I rapinatori adolescenti di Milano -= LA DELINQUENZA GIOVANILE METTE IN ALLARME UNA CITTA' — I rapinatori adolescenti di Milano Cultori della violenza allo stato puro, del "pestaggio,, chiassoso, per spavalderia e perversità, diventano ben presto aggressori per rapina, e a mano armata - Particolarmente le coppie di fidanzati sono assalite da giovinetti, spesso appartenenti a oneste famiglie piccolo-borghesi, che neppur sospettano l'attività criminosa dei figli - Serie impressionante di delitti in pochi mesi - Una ragazza di 17 anni, acconciata come Juliette Greco, assisteva alle imprese dei suoi amici contro le squallide peripatetiche della periferia (Dal nostro inviato speciale) Milano, 3 luglio. Da alcuni mesi Milano è dominata dalla psicosi della violenza giovanile, una inquietudine giustificata dai gesti criminosi compiuti da adolescenti con frequenza pressoché quotidiana. Le definizioni esotiche di teddy-boys e di « giovani al doppio gin » attraggono la attenzione del pubblico quasi esclusivamente sui teppisti, cioè sui cultori della violenza allo stato puro, i professionisti del « pestaggio » eseguito a freddo e senza scopo sul primo malcapitato, forse colpevole soltanto di avere una cravatta stravagante, e si trascura l'aspetto più preoccupante del fenomeno, la degenerazione del teppista in criminale. Quando il lettore scorre le cronache dei giornali e legge che all'Idroscalo, o in altra zona della periferia milanese, una coppia di fi- llllltt danzati fermi in automobile sono stati rapinati, non immagina che i delinquenti possano essere ragazzi, anche di buona famiglia, la tradizione vuole che il rapinatore abbia già una esperienza criminosa. Nei giorni successivi la polizia arresta i colpevoli, ma il lettore, distratto da altri avvenimenti, non fa caso alla età e alle condizioni sociali dei delinquenti, né gli viene da pensare che i rapinatori di oggi possano essere i teppisti di ieri. Infatti, e questa non è soltanto una mia opinione, non esiste una frattura netta fra i « bulli » che di sera disturbano le ragazze, o picchiano senza un motivo il primo passante che gli capita a tiro, e i giovani che, pistola in pugno, rapinano le coppie. C'è soltanto una differente colorazione ed emotività, ma il passaggio dal teppismo alla delinquenza vera e propria è pressoché fatale, si incomincia come teddy-boy e si finisce rapinatore. Il teppista ama il fracasso e la violenza, la sua prima esercitazione è correre in motoretta, rasentare i marciapiedi prendendo di mira le donne. Le prime volte sono carezze che, data la velocità, si trasformano in schiaffi; segue poi l'audacia di strappare la borsetta per fare una bravata. Se dentro ci trovano qualche biglietto da mille, tanto meglio, si può comprare la benzina per altre avventure. E questo è lo « scippo », cioè il furto consumato in corsa, che riesce quasi sempre, l'avvio alla rapina. Lo « scippo » è il punto di sutura fra il teppismo e la delinquenza, l'anello intermedio dell'unica catena della criminalità giovanile. Preferisco trattare in questo articolo l'aspetto più grave del fenomeno, quello del rapinatore adolescente, e rimandare ad altra volta il discorso sui teddy-boys nostrani. Per costoro, le sculacciate dei genitori potrebbero ancora rivelarsi salutari, per gli altri, ormai, c'è solo il carcere. In questo fenomeno, Milano ha un poco invidiabile primato, il continuo dilatarsi della città favorisce la formasione di zone periferiche poco protette, dove le vie appena tracciate e l'illuminazione scarsa o mancante, danno la sensazione del pioI Veristico e provvisorio. La e a o n , , a periferia è il campo d'azione preferito dai teppisti e dai rapinatori ed è così vasta che ormai dilaga verso i paesi vicini. Alla periferia di Arluno, paese distante una ventina di chilometri da Milano, la sera di domenica 28 giugno dtie audaci dcliìiquenti, armati di pistola e coltello, hanno compiuto nello stesso luogo quattro rapine in poco più di un'ora alleggerendo due coppie di fidanzati ferini in automobile, un automobilista di passaggio, un operaio che tornava a casa in motocicletta. Imprese simili pensavamo che potessero accadere nelle zone più interne e deserte della Sicilia e della Sardegna, non alle porte di Milano. A quanto si dice, i due rapinatori sarebbero stati arrestati, ma non si conoscono ancora i loro nomi, né la loro età. Non ci sarà da meravigliarsi se risulterà che almeno tino dei due ha meno di vent'anni, da circa un anno la cronaca milanese registra quasi esclusivamente imprese di rapinatori adolescenti. Per non tornare troppo indietro nel tempo incominciamo dall'assassinio di Luigi Dallerba, il giovane soldato alessandrino ucciso il SO marzo scorso da due rapinatori mentre era fermo sulla sua automobile con la fidanzata Carla Conti, alla periferia di Milano. Uno dei due criminali, Battista Bosatra, aveva venturi anno. Pochi giorni dopo, l'autista Gian Carlo Grippa fu fermato alla periferia da un ragazzo che gli chiese un passaggio: fatto un chilometro, il ragazzo estrasse la pistola e pretese il portafogli. Senza turbarsi l'autista gli lasciò andare un manrovescio e lo stordì, poi, insensibile alle lacrime del mancato rapinatore, lo portò al commissariato. Il ragazzo, Orlando Radicula, di ventun anno, durante l'interrogatorio confessò spontaneamente di aver già rapinato tre coppie di fidanzati: Mario Gelare e Lucia Lattanzi il Ha maggio 1958, Bruno Rossi ed Erminia Biells il 13 luglio, Otto Tersch e Maria Teruzzi VS ottobre dello stesso anno. Quando andava all'assalto delle coppie ferme in automobile, egli trascurava di mascherarsi ed i rapinati non ebbero difficoltà a riconoscerlo. Un mese fa, il signor Mario Santarelli era fermo in automobile con la fidanzata in una zona quasi deserta: un rapinatore 4aU;a$^.tìfl^?iP°ro infantile spuntò d'improvviso al finestrino e, pistola in pugno, chiese il portafogli e gli oggetti preziosi che i due avevano indosso. Il 13 giugno, nei .dintorni di Nova Milanese, alla periferia della città, l'industriale Vincenzo Casati fu gravemente ferito mentre era fermo nell'auto con la sua impiegata Rosa Crovì; la donna sostiene che a sparare è stato un rapinatore d'aspetto giovanile fuggito subito dopo l'attentato. Ma la figura del rapinatore adolescente si delinea meglio quando, anziché agire isolatamente, è aggregato a una banda; in questo caso le affinità fra teppisti e delinquenti risultano più evidenti perché in entrambe le attività l'associazione è indispensabile per compiere l'impresa. Da qualche tempo erano segnalati a Milano numerosi furti di automobili che erano poi ritrovate alcuni giorni dopo, naturalmente senza gomme. Il 6 dicembre scorso il signor Luciano Cerutti denunciò di essere stato rapinato all'Idroscalo, mentre era in macchina con la sua fidanzata, di circa centocin- ■ 11111 ■ ■ 11 ■ i ■ 11 m 1111111 ■ m quantamila lire e diede i connotati dei due rapinatori che non avevano avuto la precauzione di mascherarsi. Vn mese dopo la polizia arrestò Arduino Quarenghi, di SS anni, che denunciò i suoi complici: Ferdinando Maggioni aveva vent'anni, Valentino Giannini, Roberto Caglio e Clemente Belloni ne avevano ventuno. Abitavano tutti a Usmate, erano incensurati, insospettabili perché provenivano da oneste famiglie piccolo-borghesi e tutti avevano una buona occupazione. La sera venivano a Milano, rubavano una automobile incustodita e andavano a rapinare le coppiette all'Idroscalo. Hanno confessato che dal settembre 1958 ai primi di gennaio del 1959, cioè prima di essere arrestati per la rapina a Luciano Cerutti, avevano compiuto quarantatre imprese, come dicono loro, in media una rapina ogni tre sere. Meno di due mesi dopo, esattamente il 7 marzo scorso, la polizia scoprì in un cunicolo di viale Zara un ragazzo di diciannove anni, Attilio Paracchini, che aveva buone ragioni per tentar di sfuggire agli agenti. Confessò quasi subito e con una certa arroganza, di essere a capo di una banda di cinque ragazzi di Cinisello Balsamo. Ometto i nomi perché sono tutti minorenni, inferiori ai diciotto anni. Naturalmente erano tutti incensurati, né i genitori sospettavano l'attività criminosa dei loro ragazzi i quali, se tardavano a rientrare la sera, avevano sempre la scusa del cinema. In un anno, sotto l'organizzazione del capobanda che provvedeva a rubare le automobili, hanno compiuto una cinquantina di rapine prendendo di mira le passeggiatrici notturne. Il Paracchini, più adulto, si fermava con la macchina rubata accanto alla ragazza, contrattava il regalino e la invitava a salire: si dirigeva verso un luogo buio e poco dopo giungevano i complici, mai più, di due in una .volta: eoi viso mascherato da un fazzoletto e uno scacciacani puntato, strappavano la borsetta alla sciagurata e fingevano di levare il portafogli al suo compagno. Alcune volte, resi più arditi dall'impunità, si sono spinti a Monza e a Sesto San Giovanni a rapinare le coppiette. Uno dei ragazzi arrestati confessò che Attilio Paracchini comandava anche un'altra banda di Cinisello Balsamo specializzata nello «scippo », cioè nello strappo delle borsette con la moto lanciata a tutta velocità. Fu arrestata anche questa banda, che aveva il suo campo d'azione a piazzale Lima e in viale Maino. Era,no undici ragazzi inferiori ai vent'anni, e trascuro i nomi per brevità. Fra di loro c'era anche una figliola diciassettenne, che portava i capelli lunghi e spettinati alla Juliette Greco, i calzoni min iniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiimmiiimiiii di ruvida tela turchina rimboccati sulle caviglie e ornava assistere alle imprese dei suoi amichetti contro le squallide peripatetiche della periferia e alla rapina seguita da pestaggio di certi uomini dai costumi poco ortodossi. Erano anch'essi, come i loro amici di Cinisello e i loro coetanei di Usmate, ragazzi di famiglie piccolo-borghesi rette da sani princìpi e non avevano bisogno delle poche migliaia di lire rubate per pagarsi gli svaghi. Infatti, hanno dichiarato che non era il desiderio del bottino a spingerli al crimine, in una cinquantina di imprese hanno messo insieme poco più di centomila lire, quanto il desiderio di compiere azioni violènte. E' certo che, all'inizio, essi non pensavano di diventare rapinatori, lipresenza di quella figliola nelle imprese di violenza ci avverte che inizialmente si trattò soltanto di azioni teppistiche, o da teddy-boys. f.e preferite il termine esotioo. -Ma la violenza è come gli stupefacenti, ha un sapore acre, e per gustarla sempre è necessario aumentare le dosi. Dopo il pestaggio gratuito e ingiustificabile, il teppista sente il bisogno iti strappare la borsetta, poi di spingere la propria audacia al furto e alla rapina, e non per necessità immediata ili denaro, ma soltanto p«r compiere un gesto che lo qualifichi dinanzi alla banda, e così finisce in galera. Questi casalinghi < giovani al doppio gin » possono essere curati prima che sia troppo tardi e si trasformino in delinquenti, e la miglior terapia, altre i solenni scapaccioni paterni, potrebbe essere una ben calcolata dose di ironia sulla loro presunta ribellione a non si sa bene che cosa, fargli sentire che sono povere, brutte copie di personaggi che da noi, rimasti contadini nonostante l'automazione, sono soltanto ridicoli. Francesco Rosse