La Chiesa e la società di Vittorio Gorresio

La Chiesa e la società La Chiesa e la società Komii, 2 luglio. Il linguaggio e le concezioni di Giovanni XXIII sono di ispirazione estremamente moderna e coraggiosa. Il Papa esalta la ragione, rivendica i diritti dell'Uomo, ammira i progressi della scienza, e soprattutto mostra di avere una conoscenza aggiornata dei problemi sociali che Egli considera alla luce delle esperienze e delle dottrine più recenti. Approva infatti la compartecipazione degli operai agli utili delle aziende, desidera che essi vengano cointeressati allo sviluppo produttivo, non pone limiti al diritto di ciascuno di conquistarsi condizioni di vita sempre migliori, ed infine considera la stessa proprietà senza alcun pregiudizio feticistico. Se non si trattasse di un solenne documento papale, si potrebbe avere la tentazione di definirlo rivoluzionario: ma proprio perché è un Papa che parla, si dovrà dire piuttosto che non cadono in colpa di sovvertimento o di eversione tutti coloro che con intelligenza ed onestà prendono atto delle profonde evoluzioni in corso nel mondo del la voro. Per merito di Giovanni XXIII la dottrina so ciale cristiana ha compiuto un grande passo in avanti raggiungendo posizioni che in teoria non sono meno avanzate di quelle difese dalle scuole più progressive Si echeggiano difetti nel l'Enciclica le concezioni moderne dei rapporti umani, e vi appaiono superati i criteri paternalistici che tanto fecero parere arretrata la scuola cattolica, in altri tempi. Non vi si pone più come obbligo per 1 poveri e i diseredati quello di tenersi contenti al .proprio stato, non è più detta un merito la rassegnazione ad uno stato di cose iniquo, come se questo fosse una manifestazione del volere di Dio. La sorte dei meno abbienti non deve dipendere soltanto dal beneplacito dei ricchi caritatevolmente disposti, ed a costoro si fa invece carico di responsabilità maggiori. L'accento è posto sul concetto della dignità umana, eii T>r,„n t^nno snon a caso il Papa torna a parlare più volte della libertà, come condizione inderogabile per la vita degli individui e delle nazioni, anzi ammonendo quasi con santa ironia che non si potrà mai raggiungere un giusto benessere dei cittadini mercé la violenza e l'oppressione delle coscienze. Dal piano sociale a quello politico l'ispirazione del Papa si mantiene uguale, conservando caratteri di comprensione e di fermezza ad un tempo. Contro l'egoismo dei ricchi e contro la prepotenza dei dominatori del mondo le parole di Giovanni XXIII sono difatti tanto più severe in quanto mancano di eccitazione polemica. Egli vorrebbe perdonare, come è nella sua missione di padre comune, ma non può esimersi dal tutelare la causa degli oppressi, né dal dovere pastorale di condannare le dottrine politiche e sociali contrarie alla Chiesa. Come già in un'Enciclica di Pio XI (Divini Redemptoris) e nel Decreto di Pio XII del 1° lu glio 1949, anche in questa di Giovanni si trova ripetu ta la sentenza contro il comunismo, i cui fautori non soltanto combattono la fede cristiana, ma pure cercano dovunque abbiano il potere in mano, « di affievolire ed anche annullare ciò che gli uomini moderni esaltano come una grande conquista, vale a dire la giusta libertà e la vera dignità della per sona umana ». Altri due passi dell'Enciclica sono meritevoli di particolare attenzione, l'uno di natura puramente reli giosa, e l'altro umano. Si legga l'invocazione ai cri stiani separati di ricondur si alla casa comune, non già per compiervi sottomissioni ma per tornare da fra telli coi fratelli: è un esempio d'amore, e dà conforto il pensare che a questa insegna sia stato indetto il Concilio ecumenico, altre volte espediente o strumento di troppo rigorose intolleranze religiose e politicheSi consideri infine il te nore dell'invocazione controla guerra. Non c'è soltanto il facile ed ormai universale ammonimento sull'entità della catastrofe che un nuovo conflitto ai nostri giorni provocherebbe all'umanità, ma c'è il pianto solenne sulle tombe di tanti caduti, sepolti nei troppi cimiteri militari che già coprono la terra. Abbastanza si è combattuto fra gli uomini, ha detto il Papa, e non sia lecito a nessuno sotto alcun pretesto esortare alla guerra come ad un mezzo per risolvere le vertenze fra i popoli. Vittorio Gorresio

Persone citate: Giovanni Xxiii, Pio Xi, Pio Xii