L'incendio che distrusse la nave "Maria Amata" sarebbe stato appiccato dal suo comandante

L'incendio che distrusse la nave "Maria Amata" sarebbe stato appiccato dal suo comandante Clamoroso esito dell'inchiesta a sei mési dal riàUfragio in Spagna L'incendio che distrusse la nave "Maria Amata" sarebbe stato appiccato dal suo comandante Il natante conteneva un carico di "flippers,, in cattivo stato, coperti da una assicurazione di 400 milioni Denunciati, oltre al capitano, l'armatore, lo speditore della merce e un francese che aveva fatto da intermediario (Dal nostro corrispondente) Genova, 30 giugno: Con una orinante operazione durata sei mesi la Squadra Mobile genovese ha risolto il mistero che circondava l'incendio e il naufragio della motonave Maria Amata, avvenuto nella notte del 1° gennaio scorso al largo delle coste spagnole. La Mobile ha infatti accertato che il sinistro fu provocato dolosamente al fine di riscuotere il premio di assi- a l o e u e - curaziono sullo scafo e sulla merce che il « cargo » trasportava: di conseguenza, l'armatore e il comandante della nave, lo speditore della merce e un .intermediario sono-.qtqti k fermati» e denunciati 'a/Ja Procura della Repubblica sotto le accuse di naufragio doloso e di tentativo di truffa ai danni delle assicurazioni. La notte del 1° gennaio, a venti migliar dal porto di Valencia, la motonave Maria a a Amata, da 1B0O tomi., iscritta al Compartiménto marittimo di Genova e comandata dal capitano Renzo Amoretti, di Sif anni da Camogli, si incendiava per cause ignote e, nonostante l'opera di soccórso da-\ parte dell'incrociatore statunitense Macon, l'intero carico — che era costituito unicamente da flippers — andava, distrutto. Anche la nave veniva divorata dalle fiamme e il suo relitto, dopo il salvataggio del comandante e dei sette ìiomini d'equipaggio, era rimorchiato in un porto spagnolo. I risultati dell'inchiesta d'ella Capitaneria di porto genovese sul naufragio della Maria Amata facevano nascere i primi sospetti, che si concretavano in un esposto al conimi. Riccomagno, procuratore della Repubblica di Genova, il quale incaricava della delicata indagine il comandante la Squadra Mobile, dott. Italo Campenni, ed un funzionario specializzato in reati marittimi, il dott. Franco Tripopi. Dai primi accertamenti risultava che la tiare, acquistata pioprio per il viaggio in Spugna era stata pagata 3$ milioni in lunghe rateazioni e che di questa somma l'armatore, Federico Del Re di 37 anni, aveva versato soltanto 6 milioni. Il Del Re aveva fondato per l'occasione la società < Borrcllo <t C. >, con sede in piazza De Marini 3, nella quale il signor Pietro Borrcllo, di sii anni, era soltanto un semplice prestanome. Proseguendo gli accertamenti, la Squadra Mobile acquisiva altri importanti dati: la nave era coperta da una assicurazione per 50 milioni di lire (stipulata con la Società € Levante» di Genova), e cioè per un valore maggiore della cifra pagata per l'acquisto dello scafo; il carico della Maria Amata era stato invece coperto con una doppia assicurazione, per complessivi 350 milioni di lire, contratta presso una società italiana ed una francese. Quest'ultima aveva fatto già eseguire per conto proprio una inchiesta sul naufragio, accertando che, per un fatto inesplicabile, l'incendio era scoppiato contemporaneamente in quattro punti diversi e molto distanti l'uno dall'altro. Inoltre, dai rottami raccolti dall'incrociatore Macon sembrava che la merce trasportata fosse tutt'altro che in buone condizioni. II dott. Tripepi, con l'autorizzazione della Procura della Repubblica, si recava in Svizzera, da dova era giunto il carico di flippers destinoti atta Spagna. La spedizione era stata compiuta dalla Società « Sivi > di Lugano, fondata pochissimo tempo prima da un milanese, il sig. Carlo Vaiani. Le indagini a questo punto rivelavano che il Vaiani aveva spedito la merce a bordo di undici autocarri e setto rimorchi, che le casse con i flippers auevano sostato per due settimane nel « punto franco » di Chiasso e che poi avevano proseguito con la dichiarazione di temporanea importazione in Italia e di transito per Tangcri. In tal modo il carico non solo non aveva pagato dogana, ma era pure stato sottratto a Ufi controllo sul contenuto: le casse erano piene soltanto di vecchi flippers e addirittura di pezzi di flippers raccolti qua e là nella Confederazione elvetica. Frattanto il dirigente della Mobile svolgeva a Genova altre indagini per accertare come il Del Re e il Vaiani fossero entrati in contatto. Dopo pazienti ricerche egli poteva appurare che l'intermediario fra l'armatore della nave (il quale versava da tempo in difficoltà economiche) e lo speditore della merce era stato un vecchio amico del Del Re, il marsigliese André Fallesse, di 29 anni Immediatamente il dott. Tripepi partiva per la Francia e con '.a collaborazione della gendarmerie procedeva al fermo del Fallesse. Questi confessava spon1 taneamente il raggiro, dichia¬ repzehgdldVrftdAacctfnAtaècdo| rando fra l'altro' che la tSivi» era stata costituita appunto per effettuare la falsa spedizione di flippers per la Spagna. Sulla base di tutti questi etementi, la Squadra Mobile ha presentalo, oggt, un dettagliato rapporto alla Procura della Repubblica, nel quale l'armatore Del Re, l'intermediario Fallesse, lo speditore Vaiani e il comandante Amoretti sono denunciati per naufragio doloso e tentativo di truffa per 400 mi/ioni ai danni di tre società di assicurazioni. Ad eccezione del Vaiani, che attualmente è irreperibile e che la polizia genovese sta ricercando ora in Lombardia, tutti gli interessati sono stati fermati e messi a disposizione dell'Autorità -< (/indiziaria. André Fallesse è tuttora a Marsiglia, ma non A escluso che venga tradotto a Genova nei prossimi giorni. Il signor Pietro Borrcllo, fermato in un primo tempo, è stato, prosciolto e rimesso in libertà. c. m. Il comandante della nave, oapitano Amoretti, e l'armatore Del Re, denunciati per naufragio doloso (Telefoto)