Senza fortuna il Torino sul campo del Genoa: 0-3

Senza fortuna il Torino sul campo del Genoa: 0-3 lì « e 66 strane reti agevolano il successo dei liguri Senza fortuna il Torino sul campo del Genoa: 0-3 I granata cercano coraggiosamente di reagire alla sorte contraria, ma la loro offensiva è bloccata da un Ghezzi in gran forma - Generosa prova di Bonifaci DAL NOSTRO INVIATO Genova, lunedì mattina. Povero Torino! Nella partita che forse rappresenta la sua definitiva condanna, ha riassunto un po' tutta la sua storia della stagione. Una storia che può recare, a caratteri vistosi, il titolo della disdetta. In meno di mezz'ora, la prima dell'incontro, in un periodo in cui l'undici giuocava meglio dell'avversario — più ordinatamente e più incisivamente — esso si c trovato n perdere per due reti a zero: due reti piovute dal cielo, casuaitm'ente, improvvisamente, fortuitamente. La prima di esse fu dovuta ad un tiro alto, da fuori area, da una trentina di metri e forse più, con cui la mezz'ala Pantaleoni — che altro nel corso della partita non doveva fare — tran- cava, così come per caso, co me per non sapere cosa altro fare, una azione qualunque sulla sinistra genoana, una azione, che non aveva in sé assolutamente nulla di pericoloso. Vieri non vide il tiro in partenza., e meno di ciliunque altro se lo aspettava: egli scat tò in ritardo e non potè che assistere all'entrata violenta della palla nell'angolo alto della porta, sulla sua destra. Poco più di un quarto d'ora dopo, mentre i granata stavano strenuamente combattendo per risalire lo svantaggio, avveniva un fatto più strano ancora. Inseguendo un lungo passaggio basso sulla destra dell'attacco genoano, Maccao.iro giungeva in arca nei pressi della linea di fondo. Su di lui stava il centromediano Cancian, che non lo aveva perso di vista un istante. Scon frondosi duramente i due giuocatori rimanevano a terra, e Maxcacrtiro arrivava colla punita del piede, a sospingere senza gran forza e trasversalmente la palla in direzione della rete. Vieri, uscito precipitosamente al momento- dell'urto fra il difensore e l'attaccante, scivolava e rimaneva a terra lui pure. Coi tre tiomijii seduti sull'erba a guardare, la palla continuava lentamente a rotolare verso la porta. Pareva dovesse uscire oltre il lontano montante, la palla stessa, e poi, proprio all'ultimo istante, perdendo quel po' di forza che ancora aveva, essa si smorzava contro la base del palo, si accasciava, morta-, oltre la linea. Faceva due a zero, dopo soli ventisette minuti di giuoco, ed il destino del Talmone-Torino pareva ed effettivamente finiva per essere, suggellato. Non era la squadra, così duramente colpita, che si desse per vinta. Essa continuava a lottare, tenacemente, insistentemente, rabbiosamente art che. Era la situazione tattica dell'incontro che le si presen tava come irrimediabilmente sfavorevole. Gli ospiti, per ri prendere il perduto terreno, erano costretti a giuocare il tutto per tutto all'attacco, dovevano sguernirsi in difesa. Ed i padroni di casa, col risultato in tasca, potevano giuocare oramai come sul velluto: non avevano che da conservare il vantaggio che già possedevano, e potevano mirare con comodità a cogliere l'opposHt'aro dii contro-piede. Proprio quello che doveva avvenire non appena era scoccato il quarto d'ora della ripresa, colla terza rete, segnata dall'ala sinistra Barison. Quando si sia menzionato che il portiere Ghezzi, in forma eccezionale, neutralizzò da solo più di metà degli sforzi degli attaccanti granata, si potrà concludere che la storia del fatidico incontro sta tutta in quanto si è detto. Una specie di destino bieco e caparbio ne aveva decretato senz'altro il risultato. Non v'era un gran pubblico, per l'occasione, a Marassi. Molto meno di ventimila persone, tutto compreso. DaTorino ave¬ vano fatto il loro ingresso nel recinto, bandiere e gagliardetti in testa, qualche ceìitinaio di sostenitori dei granata, che, dopo U sostegno corale dato inizialmente alla squadra, dox-evano ad un dato punto arrendersi all'evidenza degli infortuni ed ammutolire dilvìliti ed accorati. Nel primo tempo della partita gli ospiti dovevano, nel complesso, sviluppare maggior volume e migliore qualità di giuoco dei loro avversari! Subita-inopinatamente la prima rete, dopo appena dieci minuti dall'inizio nel modo che si è detto, la prima linea torinese, servita da mediani attivissimi fra i quali emergeva per Impegno e precisione il còrso Bonifaci, condu/cevamo attacchi su attacchi alla rocca genoana. Qui stava in difesa però Ghezzi, e questi fermava e bloccava tutto, in modo particolare deviando in angolo un gran tiro alto di Mazzero. Ai generosi tentativi che partivano da Virgili e compagni, la sorte riservava la sua risposta: a mezzo della beffa di quella seconda rete di Maccacaro che abbiamo precedentemente descritta. Nemmeno sul « due a zero » il Talmone-Torino smobilitava: suo era il dominio di metà campo, e sua l'iniziativa dei numerosi tiri. Non era che la precisione dei medesimi, quella che faceva difetto. La stessa solfa cotitinuava — più inarcata ancora anzi — per la prima dozzina di minuti del secondo tempo. Durante i mcdesimiil Genoa veniva stretto nella sua metà campo e tenuto come in una morsa. Ma la difesa genoana era più vigile che mai ora. Virgili, più di ogni altro, veniva tenuto d'occhio, ed in una occasione, per non lasciarselo scappare, uno dei suoi guardiani lo tratteneva decisamente per la maglia. Ed a Bonifaci, piombato in area, sfuggiva una occasione d'oro. Finché, premi e premi, i granata si scoprivano sempre più, ed i loro avversari cominciavamo ad aipprofittayrne. Il preallarme veniva con un lungo centro basso di Barison che n nessuìio raccoglieva. Finché, al 16° minuto, il Barison stes so, trovandosi tutto libero po co oltre la metà campo, riceveva un allungo da Carlini, e filava via a tutta velocità, giungeva solo davanti a Vieri, che usciva, y,n po' in ritardo, e, lo batteva neMumcnte. sul tempo. Tre a, zero. Il giuoco diventava allora più aperto, ed il Talmone-Torino pia) ringraziare la insufficienza degli avanti liguri per gli errori commessi in quel frangente. Comunque, se 'il punto della bandiera non fu segnato da parte del condannato Torino, la cosa fu dovuta, più che ad altri, a Ghezzi, che salvò tutto il salvabile. Vittorio Pozzo GENOA: Ghezzi; Magnlni e Bruno; De Angoli?, Carlini e Leopardi; Dal Monte, Robotti, Maccacaro, Pantaleoni e Barison. TORINO: Vieri; Grava e Farina; Boarzot, Cancian e Bonifaci; Crippa, Mazzero, Virgili, Marchi e Bortoloni. RETI: Pant«il<onl (G.) al 10' e Maccacaro (G.) ni 27' del primo tempo; Barison (G.) al 16' del secondo tempo. Una vana azione di Virgili, sventata dal pronto intervento del, portiere genoano Ghezzi (Telefoto a «Stampa Sera>)

Luoghi citati: Genova, Torino