In tre anni un misero villaggio è diventato una città che cresce

In tre anni un misero villaggio è diventato una città che cresce -=s= IMPRENDITORI SETTENTRIONALI IN SICILIA =- In tre anni un misero villaggio è diventato una città che cresce A Priclo ex-pescaiori, caprai, contadini vanno in fabbrica: 350 milioni di salari e stipendi al mese-A Campofranco non avevano mai mangiato carne di vitello, oggi cinque macellerie fanno buoni affari - Le industrie del Nord hanno provocato questo risveglio economico e sociale - Ma il capitale siciliano è aitfidente. teme le avvenirne - Certi proptietari locau coltivano le miniere di zolfo con sistemi simili a quelli dei tempi di Archimede (Dal nostro inviato speciale) Priolo, 24 giugno. Qtiesto paese non figura sulla carta geografica, è un sobborgo di Siracusa distante sedici chilometri dal capoluogo e fino a tre anni addietro la sua misera esistenza di villaggio di pescatori era totalmente ignorata. Nell'aprile del 1956 arrivarono alcuni uomini con complicati strumenti di misurazione, tracciarono linee, piantarono pali e dissero: « Qui sorgerà il più grande e moderno stabilimento di fertilizzanti d'Europa ». I pescatori'di Priolo non sapevano che cosa fossero i sali potassici appena scoperti nelle montagne intorno a Bnna e Caltanissetta e non vi fecero caso, ma pochi mesi furono sufficienti a persuaderli che il loro silenzioso borgo incominciava a vivere una sensazionale avventura. Ingegneri, tecnici, operai specializzati giunti da altre regioni d'Italia cercavano case, chiedevano prodotti che i piccoli bottegai di Priolo mai avevano sentito nominare e, cosa più interessante, le imprese assumevano gente del luogo a ritmo sempre crescente. In tre anni, Priolo si è trasformato in una piccola città che ha la febbre di crescere, la popolazione si è triplicata, le case nuove spuntano come funghi un po' 11111111111 IIIIMIIIIIIIIIIIllllllllllllMIIIUIIIIMl ovunque, tetti e terrazze sono trafitte da selve di antenne per la televisione e nelle ore notturne le insegne al neon richiamano con inviti perentori ai dancings, ai cinema, ai bar. Il remoto angolo del golfo di Augusta si è destato con selvaggio vigore alla vita moderna il giorno in cui la Sincat, una filiazione della Edison, ha aperto il suo ciclopico, modernissimo stabilimento di fertilizzanti chimici a Priolo. Intorno ai grande complesso industriale, lungo un arco di sei chilometri, sono sorte due ccmenterie, due stabilimenti petrolchimici, una fabbrica per la lavorazione del bromo, un'industria meccanica, una di eternit, una cartiera. Direttamente o indirettamente, gli stabilimenti danno lavoro a oltre diecimila opera che sotto ex pescatori, caprai delle aspre montagne circostanti, contadini delle aride pianure. Ogni mese le fabbriche di Priolo e le imprese collegate pagano 350 milioni di salari e stipèndi, una somma che ha radicalmente trasformato la esistenza di questa gente. Operai e manovali frequentano con facilità cinema e sale di ballo all'ingresso degli stabilimenti il numero delle motociclette è imponente e gli operai che le in- lUllllllllllllllllllllllllllllllllllMIIIIIIIIIMIIIIIIH dustrie hanno mandato a specializzarsi nei centri di addestramento nel, Setter, trione. in molti casi pos'acg'-' gono l'automobile utilitaria. Per una curiosità comprensibile, mi sono informato sui proprietari delle undici fabbriche costruite nuove di zecca nella zona industriale di Priolo ed il risultato è questo: due soli stabilimenti, una oementeria ed una cartiera, appartengono ad un siciliano, il barone Pupillo, le altre sono opera di imprenditori piemontesi e lombardi II fenomeno dell'industrializzazione siciliana l>romossa quasi esclusila,mente da settentrionali non si limita a Priolo ed Augusta anzi, direi che è comune a tutta risola. Ho percorso una specie di itinerario industriale, lungo strade quasi sempre disagevoli, cercando le realtà, o i sintomi, del risveglio economico e sociale della Sicilia e li ho trovati in quei luoghi dove gli imprenditori settentrionali hanno costruito le loro fabliiche. Sulla strada fra Palermo ed-Agrigento ho sostato a Lercara Friddi, città tristissima, con le miniere di zolfo quasi inattive e la disoccupazione allo stato cronico. Pochissimi proprietari siciliani hanno trasformato le miniere e il loro zolfo costa 38 lire al chilo contro le SO di quello americano estratto coi più moderni sistemi di flottazione. Dopo questo grosso borgo gravato da una cupa rassegnazione, si giunge a Campofranco, un villaggio folgorato dalla cruda luce meridiana. A valle, lungo un. torrentello in secca nove mesi dell'anno, la Montecatini ha costruito un gigantesco complesso per la lavorazione dei sali potassici. Per utilizzare le acque invernali del torrente è stata spianata una collina e costruita una diga e le rocce che il sole spietato trasforma iv fornace si riflettono in un piccolo lago artificiale. Mi sono fermato à discorrere con un uomo di Campofranco, un manovale che sbadilava intorno a un mucchio di ghiaia. < Prima che incominciassero questi lavori — mi ha detto — nel villaggio non abbiamo mai mangiato carne di vitello, solo di capra nelle grandi occasioni. Ora vi sono cinque macellerie, tutte con grossi frigoriferi, e fanno buoni affari ». Identico discorso si potrebbe fare per Porto Empedocle, dove anche lo stabilimento Akragas per la produzione di fertilizzanti è stata costruito dalla Montecatini. Da Agrigento verso Gela sono gli impianti dell'Eni a produrre lavoro e ricchezza, a Ragusa sono quelli della Gulf Italia, tra Siracusa ed Augusta, passando per Priolo, sono gli stabilimenti della Sincat, della Celene, della Rasiom con le loro modernissime attrezzature a consentire la produzione di fertilizzanti completi, o di resine sintetiche, in grado di competere coi prezzi del mercato internazionale. E percorrendo la strada dell'interno, da Catania a Palermo, sono ancora i nomi della Sincat e della Montecatini a spiccare sulle desolate montagne tra Enna a Caltanissetta, dove si estraggono i sali di potassio per i moderni concimi chimici. ' Non è facile'sylegare perché siano stati gli imprenditori settentrionali ad avviare in Sicilia un moderno ciclo industriale, le cause sono molte e complesse e la più appariscente, secondo molti esperti, è la refrattarietà dei siciliani ai problemi della industrializzazione. Lo hanno chiaramente dimostrato con le miniere di zolfo, che continuano a coltivare con sistemi non dissimili da quelli usati ai tempi di Archimede, e nell'agricoltura, in gran parte ancora ferma all'aratro col chiodo. Esistono in Sicilia grosse fortune basate esclusivamente sull'agricoltura, specialmente nelle zone fra Siracusa e Catania, e mi hanno raccontato di un duca che ha un reddito netto di un milione al giorno, di una principessa che risparmia trecento milioni puliti ogni anno e di tanti altri che hanno redditi cospicui. Inutile cercare i nomi di queste persone nell'elenco degli industriali che operano in Sicilia, non investirebbero mille lire in uno stabilimento anche se gli promettessero di raddoppiarle in un mese, hanno fiducia soltanto nei Buoni del Tesoro. Avevano il petrolio ed i sali potassici a portata di mano, ma non hanno fatto nulla per cercarli preferendo lasciare tale rischio agli imprenditori del nord. Ora che le preziose materie prime sono state trovate, anziché • 11 ! i I h 1111L1111111M1111E11111111111111JI : d 11 i 111111 intervenire e collaborare con i pionieri, hanno scelto la comoda .polemiqa contro i eoy siddetti -monopoli con.l'accusa plateale di sfruttamento colonialistico. Gli esponenti del nuouo indirizzo economico siciliano accusano le grandi industrie di non aver risolto il grave problema della disoccupazione. Gli impianti moderni e automatizzati assorbono scarsa manodopera e tutta specializzata, è vero, ma se avvenisse diversamente gli stabilimenti Sincat, Celene, Montecatini, Rasiom,. Cementerie, Petrolchimica e tutti gli altri si ridurrebbero nella condizione delle zolfatare siciliane, con prodotti che avrebbero un prezzo doppio di quelli del mercato internazionale. Oltre alla naturale diffidenza per le avventure, fra le molte cause che tengono lontani i capitalisti siciliani dagli investimenti nell'industria vi è anche la incapacità di affrontare con mentalità moderna i grossi problemi economici. Poiché le industrie private devono forzatamente produrre a prezzi economici se non vogliono fallire subito, i garibaldini dell'industrializzazione s'eiliana sono diventati sostenitori dell'intervento dello Stato e nemici dell'iniziativa privata con cavillose argomentazioni, tuttavia insufficienti a nascondere che, in emereto, i siciliani responsabili sono rimasti finora quasi estranei allo sviluppo economico e sociale della loro Regione. Francesco Roi»so 111111111 i 11111111 ] i 1 ! i 111111111111M1111111L11 ! i 111111111 ?