Non tutto è denaro

Non tutto è denaro DIETRO LO SCHERMO Non tutto è denaro La perdurante inflazione della corsa all'oro e l'innegabile esempio dato da un italiano - Cifre sovietiche e cifre svizzere - Le memorie di Churchill e la tv americana - A Venezia si comincia - Opere complete di Eisenstein Se un giorno i compensi percepiti dal divismo di ieri e di oggi diventassero equi, ragionevoli, quei compensi di ieri e di oggi sarebbero allora ricordati come incredibili, o almeno favolosi. Come dovuti alla febbre per un nuovo Eldorado, all'ultima memorabile « corsa all'oro ». Ma ciò non appare tanto vicino. I costi dell'attuale divismo (dal grande attore, o presunto tale, al grande regista, o presunto idem) tendono invece ad ancora inflazionarsi. In America, poi, come se quel cinema attraversasse un floridissimo periodo, e non fosse invece alle prese con una crisi che è certo la più grave fra quante lo abbiano colpito, le pretese sempre più si articolano, si organizzano. Non bastano cifre iperboliche per i due o tre mesi di lavoro che un film in media pretende; si chiedono, e si ottengono, «partecipazioni». Il divo vuole cioè essere associato, con tanto di percentuali garantite, agli incassi del film; dopo avere naturalmente percepito una somma ingente, che soltanto di rado è considerata come un acconto su quelle percentuali. I produttori sbuffano, tentano di indignarsi, di resistere; poi acconsentono, anche per il timore che il divo di turno, come già è accaduto, li lasci per farsi produttore in proprio dei suoi film; e a quei poverini appare allora una soluzione quella di mettere in cantiere dei film sempre più costosi, illudendosi che quei costi macroscopici siano sinonimo di potenza e di qualità. Mai il mondo del cinema è stato succube, come ora, del denaro, e poi del denaro, e poi del denaro ancora. Prima si ragionava a milioni, poi si ragionò a decine e a centinaia di milioni, adesso un discorso « serio » pretende di essere tenuto a miliardi. E c'è chi subito si offende, se le sue «quotazioni», autentiche o sedicenti, non possono contare sul codazzo di molti zeri. Pare diventato un mondo dove tutto possa esistere, tranne un minimo di disinteresse, di rispetto a un principio, a un'idea. In tale desolante e desolata aridità le poche eccezioni hanno un rilievo che, quasi, lascia increduli; e l'ultima di quelle eccezioni ci è stata data, in questi giorni, da un italiano. E' uno sportivo, un atleta, un campione olimpionico: Pino Dordoni. Gli era stato offerto un contratto cinematografico assai vantaggioso per interpretare se stesso in .un film che avrebbe raccontato le vicende di una « cento chilometri » di marcia. Ma il Comitato Olimpico Internazionale, interpellato dalla nostra Federazione di atletica leggera, alla quale il Dordoni aveva esposto il suo caso, ha però risposto che qualora egli avesse accettato un compenso come attore, e in funzione delle sue qualità e doti atletiche, non sarebbe più stato consi- derato un « dilettante », e sarebbe quindi stato escluso dalle prossime Olimpiadi. Pare che il Dordoni abbia allena senz'altro rinunciato alla cospicua offerta. Preferisce la non piccola gloria di una piccola medaglia ai vantaggi di un grosso contratto. Quanti divi e pseudo-divi non ne sogghigneranno? * * Il News Chronicle ha pubblicato un articolo per protestare contro la censura inglese che ha vietato le proiezioni del film Non voglio morire, recente Oscar per l'interpretazione di Susan Hayward; l'articolo conclude: « Impediamo pure che i minori possano vedere il film, ma è tempo che gli inglesi adulti siano trattati da adulti ». — La prò duzione cinematografica sovie fica ha raggiunto nel 1958 i 105 film di lungometràggio (in Italia sono stati 130). Le sale cinematografiche dell'Urss sono 65.000, delle quali 35.000 appartengono ad associazioni, circoli ecc. In media ogni cittadino sovietico va al cinema quattordici volte all'anno. I nuovi film passano sugli schermi televisivi dopo novanta giorni dalla loro prima proiezione pubblica. — Curd Jurgens sarà il protagonista di un film sulla vita dello scienziato Vernher von Braun — Il settantenne e arzillo Maurice Ghevalier apparirà con Frank Sinatra in Cancan, un film americano che sarà ripreso a Parigi. — Variety annuncia un contratto di Winston Churchill con una rete televisiva degli Stati Uniti, per una serie di brevi film tratti dalle sue < Memorie ». * * Con la seconda Retrospettiva del Film sull'Arte si è iniziato sullo schermo del Lido il ciclo delle manifestazioni culturali e cinematografiche che faranno da prologo e da cornice alla XX Mostra, la quale si inaugurerà il 23 agosto. La rassegna retrospettiva che si accompagna, per quindici giorni, alle proiezioni dei film in concorso, sarà quest'anno di una singolare fisionomia e di un particolare significato. Ripresenterà i film più interessanti apparsi sullo schettino; del Lido dagli inizi della Mostra (1932) a tutto il 1939. E' così, un po', Venezia che ricorda e commemora se stessa; e, dato il suo ricco e intenso passato, ne ha evidentemente tutti i diritti. Non riappariranno soltanto 1 film premiati in quel periodo, ma quelli comunque significativi del periodo stesso. Rivedremo quindi, tra i francesi, Quai des brumes e Le jour se lève Ci Carnè, La bète humaìne e La grande iHusion di Renoir; tra gli italiani, Gli uomini che mascalzoni di Camerini, Squadrone bianco di Genina; tra i russi, Verso la vita di Ekk, Terra di Dovcenko; fra i te¬ deschi, Ragazze in uniforme della Sagan, Il congresso si diverte di Charrell; e cosi via. Sarà anche questo un modo, per qualche ora, di ringiovanire un poco. * * Jean Gabin aveva dato, ancora una volta, l'accorato annuncio del suo definitivo ritiro dallo schermo, voleva viversene finalmente in pace nella sua pingue fattoria; ha infatti firmato un contratto per altri cinque film. — Neiconfronti delle sale cinematografiche svizzere i film americani vi appaiono per il 36 per cento, i francesi per il Si, i tedeschi per il 21, gli inglesi per circa un 9; quel pubblico, saggezza elvetica, dimostra di particolarmente preferire i film in bianco e nero e in formato normale. — Fred Astaire ha scritto una sua autobiografia. — Il film Porgy and Bess, che doveva apparire al Festival di Cannes, avrà la sua < prima » europea a Londra, il SS novembre, alla presenza della regina Elisabetta e del duca di Edimburgo. — L'Istituto di Storia dell'arte, dipendente dall'Accademia delle Scienze dell'URSS, pubblicherà in quattro volumi le opere complete di Eisenstein, desunte dall'archivio del grande regista. Il primo volume comprenderà le sue memorie, finora inedite; gli altri tre volumi aduneranno scritti teorici e vari, oltre i copioni di montaggio dell'autore de La corazzata Potiomjtin. * * Patriottismo e guardaroba — Per la prima volta, da quando esistono sale cinematografiche in Inghilterra, un, esercente si è rifiutato di far udire dai suoi altoparlanti l'inno nazionale, che immancabilmente echeggia alla fine dell'ultimo spettacolo e che il pubblico rimasto ascolta alzandosi e rimanendo immobile. Ma, ha dichiarato l'esercente, il signor Coleman, buona parte di quel pubblico si affretta a sgattaiolare un po' prima, verso il guardaroba e l'autobus. Perché infliggere quella sosta tanto rispettosa quanto forzata agli imprevidenti? Polemiche e rimbrotti, discussioni e diatribe. Se .1 signor Coleman non ha ceduto, è però venuto a un compromesso; e d'ora in poi l'inno, nella sua sala, sarà eseguito non alla fine, ma prima dell'inìzio dello spettacolo. m. g.