De Gaulle e Gronchi iniziano i colloqui politici nel viaggio in treno dalla Lombardia a Roma

De Gaulle e Gronchi iniziano i colloqui politici nel viaggio in treno dalla Lombardia a Roma JDopo la visita ai campi di battaglia di Sollevino e San Martino De Gaulle e Gronchi iniziano i colloqui politici nel viaggio in treno dalla Lombardia a Roma Il Presidente francese, rievocando all'Ossario di Solferino i combattimenti del 1859, Schiara: «E' giunto il momento per i nostri due popoli, ora che l'orizzonte è ancora oscuro di nubi, di fortificare la rinnovata alleanza» Gronchi afferma: «Sta alla nostra volontà e saggezza edificare un accordo per un sicuro avvenire dell'Europa» (Dal nostro inviato speciale) Milano, 24 giugno. Dicono i più vecchi che la campagna, nel luoghi delle battaglia di Solferino e San Martino, è ben poco mutata da allora; ci sono soltanto .molte case nuove, riconoscibili dall'intonaco chiaro; e fra esse ì casolari neri, grandi, antichi, alcuni dei qua1! hanno ancora sui muri i segni della fucileria, sono come fra le garrule ragazzine i vecchi soldati stretti intorno ad una bandiera, che gli anni hanno rinsecchito o gravato di un'adipe che li fa vacillanti nel passo. Gliel'hanno detto, a De Gaulle, che il terreno qui è sempre il medesimo, o se n'è accorto da sé, ricordando gli schizzi e i plani della battaglia studiati alla scuola militare; e parlando a San Martino ha detto che questo fatto lo ha soprattutto commosso, si è sentito più vicino a quel combattenti del suo sangue, ai generali Dieu e Auger, caduti contrattaccando alla testa dei loro soldati il nemico ancora baldanzoso, al generale Diel, co? mandante del 4° Corpo, che in breve tempo ebbe il venti per cento degli uomini fuori combattimento. Così alle 10 di stamane, davanti alla vasta veduta del colle di San Martino, il giro delle concentriche catene di collinette moreniche, e annuvolato in fondo il monte Baldo, attendendo l'arrivo dei presidenti serrato tra una folla di contadini accorsi da ogni paese d'intorno, e gruppi di reduci e di collegiali e di orfani di guerra, e plotoni di soldati francesi, e affaccendatissiml nervosissimi registi della cerimonia, ho pensato che cent'anni fa a quell'ora la battaglia per 1 piemontesi si faceva durissima; entravano in campo per sostenere le truppe d'avanguardia e si ri tiravano davanti ad un nemico preponderante la brigata Casale e la brigata Acqui, e il 5° e 10° battaglione bersaglieri, e andavano all'attacco del Roccolo e del colle di San Martino, iniziando una serie di azioni successive, sempre respinte e sempre riprese, che finirono col perdere forza sotto la mitraglia dell'artiglieria austriaca. E passato - da poco il mezzogiorno, quando l'attesa presso l'ossario di Solferino di una compattissima adunata di gente stava per essere pre miata, e già veniva dal basso del viale serrato, da due file di cipressi il crepitare dei primi applausi, e gli alfieri delle bandiere d'Italia e di Francia (sei bandiere francesi, di reggimenti scomparsi che combatterono qui, sono state inviate con degna scorta. dal museo de Les Invalides) infilavano l'asta del vessillo nell'apposita saccoccia fissata al cinturone, e la fanfara della Marina francese squillava l'ai ter)-', ho riveduto nella fantab._ lo stesso luogo spoglio dei cipressi e delle stele e della chiesetta e della gente festiva, mentre il secondo corpo d'armata francese si urtava al nono corpo austriaco avanzante a sostenere gli ussari del re di Prussia; ripete? .do a me stesso per tutto i' tempo che son durate le {iérimonle e i discorsi, cent'anni fa francesi e austriaci si truffavano in una mischia d,v vicino, in feroci corpo a corpo. Ora le ossa e i teschi dei caduti, tolti dalle buche ove erano stati seppelliti alla rin fusa subito dopo la battaglia, stanno in lugubre ordine nella chiesetta; duemila teschi coprono tutta la parete interna dell'abside) orrendo acciottolato che moltiplica lo sgomento, occhiaie vuote che ao cusano, ghigno di denti che irridono alla nostra vanità di vi'-ii'jti. Prima di parlare alla iolia De Gaulle e Gronchi erano entrati nel tempio, avevano fatto appendere due co rone alla parete, e il giovane vescovo di Mantova aveva recitato il De profundis e benedetto le spoglie, e sono certo che anch'essi hanno rabbrividito di orrore al cospetto di quel terribile tributo eternamente immobile e muto. Li ho veduti uscire nel sole, avanzando . sulla tribunetta costruita davanti all'ingresso dalla chiesa, ed ho pensato che certamente trovavano con forto nei suoi raggi ardenti che in ventiquattro ore han no dato a Gronchi una abbronzatura da soldato in cam po, e facevano sudare abbondantemente De Gaulle. E se i loro pensieri e i loro progetti, come appare da quanto haiurp detto più volte, sono soltanto solleciti di dar pace e dolcezza di vita ai popoli, qui sul colle di Solferino, al termine della visita ai campi di battaglia, le loro parole di fraternità di amicizia di pacifica alleanza mi son parse più urgenti, più pressanti, più perentorie. « Oh amatevi al sole, — dicono i morti evocati dal poeta Carducci visitando la necropoli bolognese, ma bene serrati quel morti nelle loro tombe, invisibili, soro solo un'immagine, non una cosi orripilante realtà come in questo ossario — amatevi al sole, e risplenda l'amore sulla via della vita». E come ubbidienti a questo imperativo, 1 due presidenti hanno cercato parole che esprimessero rapporti affettuosi fra i due popoli. Gronchi ha detto che l'Italia ricorda, ammirando, l'impeto generoso dei soldati di Francia e soprattutto la fraterna comprensione da essi dimostrata per il suo problema essenziale, « la conquista della indipendenza nazionale e della libertà; e per la soluzione di questo problema l'esercito francese ha lasciato su questi campi di gloria più di diecimila tra morti e feriti, ha perduto due dei suoi generali, emuli del Cler e dell'Espinasse, caduti venti giorni prima a Magenta. « E come il grande popolo di Francia nel 1859 aveva accettato quella guerra fuori dei suoi confini con ardore generoso, cosi nessun interesse se non quello della difesa della libertà e dell'indipendenza dei popoli mosse più che mezzo secolo dopo soldati italiani a battersi sulle Argonne accanto ai soldati di' Erancia, a Bligny, nome glorioso che può ben essere rievocato accanto a quello di Solferino. tAvete visto, presidente, dall'entusiasmo delle popolazioni, che il cuore degli oraziani va verso la Francia. Sta ora nella nostra volontà e nella nostra saggezza edificare su questa base un accordo per un sicuro avvenire della nostra madre comune, l'Europa*. Rispondendo a Gronchi, De Gaulle ha detto una cosa bella e nobile, e tanto più nobile quanto più il generale sente potentemente i valori spirituali della Francia e crede ad una sua missione di guida: ha detto che quando la Francia cent'anni fa offri all'Italia il concorso delle sue armi, riconosceva soltanto un suo debito antico, pagava un debito dì civiltà contratto molti secoli prima, testimoniato dalla sua cultura e dal suo stesso linguaggio. E ancora, ringraziando Gronchi per l'omaggio reso al contributo francese, ai cadutt francesi « che sacrificarono la loro vita per fare dell'Italia della Santa Alleanza l'Italia degli italiani », ha affermato che se l'alleanza francopiemontese aveva assicurato le condizioni preliminari per l'unità d'Italia, « era necessario lo sforzo del grande Garibaldi, la chiaroveggenza e la pertinacia di Cavour, la coesione dell'Assemblea nazionale piemontese, la volontà del re Vittorio Emanuele, e soprattutto la volontà del popolo perché l'opera intesa all'unità riprendesse dopo Villafranca, e giungesse alla sua conclu¬ shcprmilntsiqrqtdnvemftfinsvltauglaspssaladsDflnlhMmipcdrtlptfiasrtcpdmtpasilsmerct sione. L'Italia si è fatta da sé» ha detto con enfasi. E così ha conchiuso: «J nostri due popoli hanno dovuto superare recentemente drammi terribili, ma si sono ritrovati. E' venuto il momento per essi, ora che l'orizzonte è ancora .osculo di nubi, di fortificare la rinnovata alleanza, senza prepotenza, senza provocazione, senza plirarrtanza, con la certezza di que t che valgono e ' del coraggio che sapranno mostrare quando debbano l'uno accanto all'altro sostenere la causa della libertà. I due popoli sanno quali siano i loro doveri verso l'Europa, e loro stessi, e l'occidente. Perciò questa magnifica cerimonia, che ci ha fatto evocare il nostro passato comune fatto di valore e di fierezza, è un atto di fede per noi ed una ragione delle nostre speranze. Viva l'Italia, viva la Francia, viva. l'Italia e la Francia amiche e alleate ». De Gaulle ha parlato con un tono di grande convinzione, accompagnando le parole con un frequente gestire; le parole gli fluivano con tanta naturalezza c facilità, che cercai se avesse sott'occhio un manoscritto. Non l'aveva. Finito di parlare si è rivolto col viso serio verso di Gronchi, si è messo gli occhiali, gli sì è messo a fianco e sì è avviato verso l'interno della chiesa; pochi attimi dopo all'inìzio del viale dei cipressi che scende al paese si è ritrovato stretto in un a e , o e i , i e a i , a a i r e . n , n e e i o o o i e n gentile tumulto di gente che' voleva dirgli una parola, toccargli la mano, > contadini, un grasso traballante garibaldino, due o tre reduci carichi d'anni e di medaglie; e De Gaulle aveva l'aria di trovarclsi molto a suo agio e sorrideva a questo e tendeva la mano a quest'altro. E gli si avvicinò un francese che gli disse che le sue parole lo avevane fatto piangere, suo nonno era morto a Solferino, era del tale reggimento; e il generale gli mise una mano sulla spalla attirandoselo a sé in un abbraccio. Il gen. Da Gaulle e 11 presidente Gronchi, prima di mettersi in treno alla volta di Roma, sono andati a far colazioni» in una villa che sorge sul colle di Cavriana, che fu durante la battaglia l'osservatorio dell'Imperatore d'Austria; e nella quale Napoleone IIÌ-mlse il suo comando la sera dopo la vittoria; é si mise subito a tavolino, per scrivere un biglietto per il suo amico -Vittorio Emanuele che stava a Castel Venzago; una letterina scritta di suo pugno in cui diceva, < abbiamo avuto una dura giornata, ma un vero grande successo». Non deve rimanere fuori da questa mia cronaca lacunosa — le. autorità competenti e molti ciechi sbarramenti stradali hanno reso veramente arduo ai giornalisti il loro compito — un cenno delle poche parole pronunziate a Solferino sui palco dal sindaco del pae se; l'operaio Cinelll, basso, so lido, una faccia cordiale ed aperta, che con molta disinvoltura, stretto fra De Gaulle e Gronchi, ha letto un suo saluto all'uno e>j all'altro presidente; deve averla scritto lui, tanto era privo di rettorica e pieno di buon senso; e ha terminato gridando, «Onore ai morti, onore ai combattenti ». Né la menzione del sindaco di Charleville e dei suoi amministrati. Charleville e Mantova hanno conchiuso un patto di gemellaggio; per l'occasione sono venuti ad assistere a que ste cerimonie il sindaco ed una trentina del suoi cittadini; ed erano felici di tutto, delle bandiere, del sole, del presidente Gronchi, della cortesia del carabinieri che non avevano cuo re dì mandar via le signore da certi posti vietati, dei due garibaldini monumentali, e sì chiamavano l'un l'altro; e quello dietro a me disse ad un certo punto, «Ma come si è combinata quella signora Rouget, a Charleville si veste con maggior modestia » ; e un alti 3 voleva che ammirassi la inusica della Marina francése, schierata innanzi a noi, « Ils sont gaillards, ceux là, non è vero? Marinai Sono ma non sono mai stati a bordo di una nave .una volta che è una». Paolo Monelli In a a De Gaulle e Gronchi all'arrivo a Roma dove sono giunti da Desenzano col treno presidenziale (Telefoto) La folla, rotti i cordoni dei carabinieri, si è stretta intorno al generale francese più di una volta prima e dopo la solenne celebrazion e a Solferino (Telefoto)