Lettere d'insulti al ferroviere che registrò il nome di Ghiani

Lettere d'insulti al ferroviere che registrò il nome di Ghiani Inviate da «innocentisti» anonimi Lettere d'insulti al ferroviere che registrò il nome di Ghiani La difesa preannuncia un altro testimone che avrebbe visto il presunto sicario a Milano la sera del 7 settembre scorso {Nostro servizio particolare) Roma, 23 giugno. Superato abbastanza rapidamente e con sufficiente disinvoltura il primo attimo di sbandamento determinato dall'accertamento relativo alla presenza di Raoul Ghiani a. Roma la sera del 7 settembre scorso, nello stesso momento in cui qualcuno tentava di introdursi in casa di Maria Martirano, la difesa non ha tardato a riassumere l'iniziativa nel tentativo di rimontare la corrente. Divisi ormai da una frattura insanabile, Raoul Ghiani e Giovanni Fenaroli sembrano decisi a muoversi ognuno per proprio conto. E così, mentre il geometra sembra aver già studiato il suo futuro piano d'azione, il giovane elettrotecnico — o meglio il suo difensore, avv. Wladimiro Sarno — annuncia di aver trovato una nuova carta che giocherà, però, al momento opportuno. In cosa consiste questo ennesimo «asso nella manica», che nelle intenzioni dell'avvocato Sarno dovrebbe sconvolgere completamente la situazione così come l'ha ricostruita sinora l'accusa? Vi sarebbe un nuovo testimone il quale avrebbe la possibilità di ricordare di aver veduto Raoul Ghiani a Milano la sera del 7 settembre. « Non posso né voglio dire chi è costui — ha spiegato l'avv. Sarno —; posso dire soltanto che si è presentato spontaneamente a me e che si tratta di una persona attendibilissima e degna del massimo credito >. Se Raoul Ghiani non trema nonostante talune apparenze, Giovanni Fenaroli non è per questo meno tranquillo. Ha commesso forse l'errore di non afferrare subito l'esatta portata della nuova situazione ed, infatti, quando lunedì scorso il giudice istruttore dott. Modigliani gli contestò che Ghiani aveva viaggiato con lui la sera del 7 settembre scorso, preso in contropiede, non seppe resistere alla tentazione, sotto un certo senso giustificabilissima, di negare. Ma poche ore dopo compre.se come fosse assolutamente necessàrio -ristabilire l'equilibrio e, prima ancora che qualcuno gli chiedesse delle altre spiegazioni, ammise che la circostanza accertata dai magistrati sul viaggio compiuto da Ghiani la sera del 7 settembre rispondeva a verità. E non solo ammise, ma ha fatto di tutto perché anche Raoul Ghiani ammettesse. Cosa può averlo indotto ad ammettere quasi subito la cir costanza accertata dalle indagini? Non davvero un prepotente bisogno di dire la verità, ma semplicemente la sensazione che, analizzando meglio tut ti i dettagli dell'episodio, si potrebbe giungere anche a dimostrare che, se Raoul Ghiani la sera del 7 settembre scorso tentò di introdursi in casa di Maria Martirano, non sareb be mai potuto giungere alla stazione Termini alle 23 e 20 b Comunque in tempo per in contrarsi con Fenaroli sotto la pensilina, parlare con lui e salire poi sul treno. Mentre i difensori preparano i piani della prossima battaglia e gli inquirenti stanno svolgendo le ultime indagini, chi sta subendo l'iniziativa degli « innocentisti » è il conduttore dei vagoni letto, Rodolfo Gori, responsabile soltanto di aver detto la verità servendo così la giustizia. Ha ricevuto in questi giorni numerose lettere ricche di insulti. Qualcuno gli ha scritto definendolo « traditore»; qualche altro gli ha ricordato che « Dio non paga solo il sabato » e così via. « Che responsabilità posso avere io — ha detto Rodolfo Gori, che con grande filosofia ha accettato queste lettere —• non riesco a capirlo. Io in questa storia ci sono entrato solo per caso. Ho la coscienza tranquilla. Non ho accusato nessuno, né intendo accusare nessuno. Mi è stato chiesto un chiarimento ed io l'ho fornito indicando anche quale era il sistema per ottenerlo in maniera più completa. Non sono né un teste di accusa né di difesa ». g. g-

Luoghi citati: Martirano, Milano, Roma