Mille carri ferroviari per il raccolto delle pesche

Mille carri ferroviari per il raccolto delle pesche Domani il mercato di Mezza d'Alba Mille carri ferroviari per il raccolto delle pesche Prevista una gran prodazione - La rivalità con Canale (Dal nostro inviato speciale) Vezza, 19 giugno. Il comune di Vezza d'Alba inaugurerà dopodomani, alle ore 17, il suo secondo mercato annuale delle pesche, in forma «solenne». Questa «solennità » ha una lieve sfumatura polemica: essa tende a rivendicare per Vezza il titolo di citila del pesco, innocentemente detenuto da Canale. Culla piemontese, va da sé, poiché il pesco è originario della Persia, tanto che, in molte regioni d'Italia si chiama tuttora pèrsico (il frutto pèrsica), in piemontese persi. Ora, nessuno contende a Vezza questa culla. Fu nel 1885 che il « cultore agrario » avvocato Ettore Ferrio « in anni di calamitoso raccolto vinicolo», come si legge in una lapide erettagli in Vezza nel 1909, « seppe introdurre la coltivazione del pesco primaticcio », donde risorse « prosperità nel comune ». Il « calamitoso raccolto » derivava da una sfortuna mai più verificatasi: per circa dieci anni consecutivi, grandinate catastrofiche falciarono la vendemmia; e tutte, come d'abitudine, sopravvenivano tra il finire dell'agosto e i primi giorni di settembre. Le pesche introdotte dall'avvocato Ferrio erano le Amsdcn, la cui maturazione comincia il 5 o 6 luglio e si protrae fino al 20. La grandine, quindi non le riguardava. Più tardi, vennero le Fio. di maggio che maturano dal 15 giugno in poi. Quindi dopodomani, Vezza festeggia il suo cittadino benemerito, nel nome di pesche che non importò lui. Né egli, però, ci perde nulla, trattandosi di pesche di ben scarso valore. Così scarso che soltanto quelle bellissime (ben rare) spuntano sul posto 60 lire il chilo; la maggior parte non trova neppure acquirenti. Vanno abbastanza bene, se cotte; forse potrebbero essere usate per la marmellata ma qui ci sarebbe da fare un discorso curioso. Un'importante ditta del Cuneese fa venire una notevole quantità di marmellata dall'Australia, non essendo conveniente fabbricarne della buona sul posto, dato il costo proibitivo dello zucchero. Giacché siamo in discorso, ricorderemo pure che una ditta di Bra non « candisce » le ciliege locali che vanno viceversa «a farsi candire» in Inghilterra. Ritorniamo a Vezza. Il felice esperimento dell'avv. Ferrio non tardò a diffondersi verso Alba e Cuneo, raggiungendo soltanto più tardi Canale. E se la pesca andò in giro per il mondo più con il suo nome che con altri, ciò fu dovuto soltanto a una più accentuata attività nel commerciarla. Forse seppe lanciare meglio la pesca Hale, tuttora «regina dei le pesche » e, d'altronde, oramai ce ne sono tante varietà, anche di nuesta, che nessuna zona può vantare in proposito meriti eccezionali. Va anche detto che Canale non soffre per questo mercato che vuol fargli concorrenza, cosi come non si duole di altre diserzioni come quelle di Castellinaldo, Castagnito, BaldUsero, Cornegliano, Priocca. Anche perché si tratta di mercati un po' strani: di fatti, il meglio della produzione è già catturato in partenza (cioè sul campo) dai grossisti di Biella, Genova, Milano, Novara. In piazza, va il meno buono. (E' ciò, sia detto in inciso, che non permette il prosperare di cooperative nella zona, poiché non possono disporre che di un prodotto inferiore). L'interessante, dicono a Canale, è produrre molto e bene, soprattutto in visione internazionale. E' indispensabile tenere presente che nel mercati principali (Germania e Svizzera) pretendono esc'usivamente una « pezzatura colorita e grossa ». Inutile parlar di primizie e rarità, se non corrispondono a questa caratteristica. In proposito, il 1959 si preannuncia cosi ottimo che il Canalese avrà bisogno questo anno di oltre mille carri ferroviari frigoriferi, contro i sci o settecento dello scorso anno. a. a. aqsv