Quanti sono gli italiani che hanno il fitto bloccato?

Quanti sono gli italiani che hanno il fitto bloccato? Alla fine del 1960 scade il vincolo delle pigioni Quanti sono gli italiani che hanno il fitto bloccato? E' necessaria un'indagine da parte del governo • Il patrimonio edilizio è ora di 13 milioni di appartamenti, di cui un terzo costruito nel dopoguerra ~ Nel '57 e nel '58 si sono costruiti 1.800.000 vani all'anno, mentre l'occorrenza si aggira sui 350.000 vani Siamo alla vigilia della scadenza del cosiddetto « blocco delle locazioni » (fine 1960) che dura da oltre un ventennio, cioè, dall'immediato anteguerra, e che era durato un altro ventennio dal primo anteguerra al 1935. Negli ultimi 45 anni, insomma, il regime vincolistico delle locazioni fu quasi ininterrotto. Qual è, in questo scorcio del 1959, dopo quattordici anni di ricostruzioni e di nuove costruzioni, il modo con cui viene soddisfatto uno dei bisogni elementari e primari della famiglia italiana? Tale è la domanda che i cittadini si .pongono, sulla soglia del de-|cennio che si apre coiranno1 1960; e che un'interrogazione parlamentare ripropone invocando un'indagine approfondita e tempestiva. Il problema della casa interessa ad un tempo il cittadino, un'ampia sfera di imprenditori, e i pubblici poteri nella loro attività legislativa ed amministrativa: va, dunque, affrontato disponendo del massimo possibile di elementi obiettivi di giudizio. Anzitutto, anche dai dati finora disponibili, è evidente il progresso compiuto in questo dopoguerra. Stiamo probabilmente superando i 46 milioni di vani per l'abitazione (la cifra è di circa 13 milioni di appartamenti) ; j ed un terzo almeno di codesto patrimonio edilizio si deve al dopoguerra. I 31,7 milioni di vani del 1931 erano passati a 37,3 milioni nel 1951, quando si calcolava che l'« arretrato di deficienza » fosse pari ad almeno quattro milioni di vani. Si costruì assai di più negli ultimi otto anni: probabilmente tra gli otto e i nove milioni di vani. Così da un indice medio di affollamento pari a 1,29 nel 1931 si è scesi a poco meno di 1,1 nel 1959: e bisogna ricordare che il traguardo cui si aspirava era di raggiungere un indice pari pressapoco all'unità. Lo sforzo è stato veramente ragguardevole, ed ha impegnato una larga parte del risparmio del Paese. Qualcuno ha detto anzi « una troppo larga parte », atteso che gli investimenti in un bene di consumo durevole come la casa per abitazione hanno costituito nel recente lustro almeno un quarto del complesso di investimenti lordi, e una percentuale ancor maggiore rispetto alla formazione netta di nuovo capitale. Potremmo paradossalmente chiamare il periodo 19511960, il decennio della formazione del patrimonio case. Se dovessimo fare la storia degli investimenti fissi nel nostro Paese, potremmo, infatti, osservare che la fase dal 1951 ad oggi è stata — nell'intero secolo di unità — quella che ha dedicato la percentuale più alta nella costruzione di abitazioni: l'incidenza di tale destinazione, che era pari ad un quinto dei complessivi investimenti in Italia nel ventennio 1861-80, era scesa a un ottavo nel decennio 1921-30, e sostava su un settimo nel decennio 1931 1940. Dai 300 mila vani annualmente costruiti nel quinquennio precedente alla guerra superammo il mezzo milione di vani annui nel 1951, raddoppiammo tale ci fra nel 1954, e siamo a ben 1,8 milioni sia nel 1957 che nel 1958, mentre l'occorren za annua, in condizioni di riequilibrio raggiunto, si aggira sui 350 mila vani. Cosa ci proponiamo di fare nel prossimo decennio, che tutto lascia credere destinato prevalentemente alla formazione del « patrimonio strade e veicoli », in un Paese aperto, e desideroso di mobilità? E' una domanda che si pone per chi debba orientare le grandi scelte della nostra collettività. Parecchi problemi di ca rattere sociale si affacciano d'altra parte, connessi a quello dell'abitazione; e anch'essi domandano risposta attraverso dati precisi e sicuri, di cui non disponia mo ancora. Esemplifichiamo Quante delle famiglie italiane (erano 300 mila circa nel 1951) vivono ancora in cantine, soffitte, baracche e grotte? Quali sono le Provincie e le località in cui è ancor alto l'indice di affollamento (nel 1951 oltre un milione di famiglie abitava in appartamenti con oltre 3 persone per vano) ? Qual è la parte degli italiani che gode di un « affitto bloccato » ? Qual è la pigione media pagata per gli alloggi nuovi e antichi di carattere popolare, e come incidono ormai tali quote di pigione sul bilancio familiare dei lavoratori? (La spesa familiare per l'abitazione, che nel 1948 appariva pari a quattro volte l'anteguerra viene calcolata ora 46 volte, cioè ad un indice vicino a quello medio del costo della vita, 66 volte). E, infine, altro argomento da esaminare in vista di orientamenti per il futuro, quanti capifamiglia osueSrpmgfifitpNelnel1sono oggidì proprietari del- .l'appartamento che abitano, I u|e quanti ne affrontano illmgraduale « riscatto » ? Sono domande cui potranno rispondere i ministeri interpellati dopo l'indagine che si postula: ma essi devono affrontare la rilevazione ora, e non in occasione del censimento 1961, che verrebbe troppo tardi a offrirci lumi per le scelte più vicine. Roberto Tremellonì 1 qcdtvnlcdU

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